In questi ultimi giorni, per via di vari segnali, ho ripensato alle parole di Carlo Rovelli che, da posizioni analoghe alle mie su questa guerra, ha detto che tira una brutta aria riconoscendo l’impossibilità di intervenire nello spazio pubblico […]

(DI DONATELLA DI CESARE – Il Fatto Quotidiano) – In questi ultimi giorni, per via di vari segnali, ho ripensato alle parole di Carlo Rovelli che, da posizioni analoghe alle mie su questa guerra, ha detto che tira una brutta aria riconoscendo l’impossibilità di intervenire nello spazio pubblico. Lo dimostra anche la polemica innescata da Furio Colombo, caro amico che stimo da sempre, ma di cui non comprendo il rifiuto di scrivere a fianco di Alessandro Orsini su queste pagine. Leggo le righe denigranti e ostili che Aldo Grasso mi dedica sul Corriere della Sera mentre sono in Svizzera a un meeting di filosofia per tenere una conferenza dal titolo “I filosofi e gli esperti. Un conflitto nella polis”. Anche in altri Paesi si discute sulla controversa e un po’ inquietante figura dell’esperto. Perché, se le competenze sono indispensabili, gli esperti che si presentano con dati e tabelle su questioni politiche come la guerra rischiano di deresponsabilizzare i cittadini e minare la democrazia. L’antidoto al potere degli esperti è la filosofia, con la sua capacità radicale di guardare a un’alternativa, di indicare una visione ampia. Ciò che manca oggi alla politica. Ho scritto questo già nel libro Sulla vocazione politica della filosofia, in cui riprendo criticamente alcune tesi di Hannah Arendt. È tempo che la filosofia torni nella polis. Perciò in questi mesi non ho mai smesso di intervenire per denunciare la propaganda bellica, sottolineare la complessità dello scenario e i rischi gravissimi del conflitto.

Non so se sono io a provocare parlando di “annessione” alla Nato di Svezia e Finlandia o se la provocazione non stia in una proposta che arriva in un momento così delicato. Il mio tweet e soprattutto il mio precedente articolo sul Fatto chiariscono la mia posizione. La filosofia in cui credo è necessariamente radicale e deve sempre provocare. Si può discutere su una parola, il termine “annessione” però è stato preso come pretesto per un attacco su larga scala contro la mia persona, lanciato da un account anonimo vicino al Pd, e rilanciato da politici come Sandra Zampa (con un tweet dai toni personali) e giornalisti come David Parenzo (che non mi cita, quasi peggio). Come se io avessi commesso un reato. Dispiace che il Corriere, su cui per anni ho scritto, sia diventato il giornale dalle cui prime pagine gli editorialisti dileggiano e insultano i non-allineati. Altro che libertà di espressione! Altro che rispetto democratico per le idee degli altri! “Chi lotta contro i mostri deve guardarsi dal diventare a sua volta un mostro”, scrive Nietzsche. Vale oggi più che mai. Attenzione a non diventare in nome della democrazia censori ideologici, inquisitori dogmatici. Non ho mai lasciato i miei libri, Aldo Grasso può rasserenarsi. Oggi più che mai le coordinate filosofiche sono indispensabili per orientarmi negli eventi tragici di questi giorni. Da sempre ho scritto su violenza, guerra, Europa. Ma anche sulla crisi della verità. Sono fiera delle grandi scuole filosofiche da cui provengo, orgogliosa della stima di cui godo presso i miei studenti e colleghi. E sono lieta di insegnare in una università come la Sapienza, dove la libertà del dibattito onesto e rispettoso è pane quotidiano. Ho creduto che occorresse uscire dai confini accademici. Non ho tenuto conto che sono pur sempre una donna in un Paese in cui lo spazio pubblico è quasi ovunque occupato da maschi che, per di più, in questi ultimi tempi si sono messi un elmetto accecante. Non mi lascerò comunque intimidire né da squadrismi giornalistici né da subdoli messaggi politici. Sono confortata dal sostegno di tanta parte dell’opinione pubblica.