“Ciò che però realmente non ci sta, ed è aberrante con ‘effetto distonico’ profondo, è il fatto che le immagini di una guerra e della sua devastazione, il racconto delle morti e della situazione dei bambini […]

(di Antonio Padellaro – Il Fatto Quotidiano) – “Ciò che però realmente non ci sta, ed è aberrante con ‘effetto distonico’ profondo, è il fatto che le immagini di una guerra e della sua devastazione, il racconto delle morti e della situazione dei bambini in quel luogo vengano interrotti per fare spazio alle immagini di un bambino che piange disperato perché vuole ritornare in crociera, oppure dalle immagini di una famiglia felice che butta allegramente i biscotti nel latte e via dicendo. Non pensa anche lei che un minimo di buon gusto almeno nella selezione degli spot, anche se con rischi di minor profitto, sarebbe un gesto di educazione e rispetto nei confronti di coloro che stanno soffrendo ora?”.

Gianluca Pinto, lettore del “Fatto Quotidiano”

Caro Pinto,
mi dispiace ma non so cosa risponderle. Perché ha ragione, la “distonia”, per esempio, tra le immagini dei passeggini nella piazza di Leopoli, rimasti vuoti perché quei bimbi a passeggio non ci andranno più, stride maledettamente con i bimbi felici o capricciosi degli spot, che hanno avuto la fortuna di nascere dalla parte più fortunata del mondo. È, in fondo, il quesito che posi a padre Antonio Spadaro lo scorso Natale alla notizia dei piccini stipati in un barcone e finiti nelle acque gelide del Mediterraneo, proprio nelle ore in cui milioni di loro coetanei scartavano i doni sotto l’alberello. Dov’era Dio e perché non aveva afferrato quelle minuscole mani protese? Sì, è una domanda davvero terribile, rispose Spadaro, ma chiediamoci: dov’era l’uomo? E quanti occhi abbiamo chiuso perché si potesse verificare quella tragedia? Fa bene, caro Pinto, a ricordarci che esistono elementari regole di sensibilità, opportunità, rispetto, ma le chiedo: il problema sono quegli spot mandati in onda nel momento sbagliato o quei criminali che hanno indirizzato i loro missili nel luogo sbagliato in una guerra sbagliata? Non è facile avere sempre un’opinione, l’opinione “giusta”, di fronte alle notizie che ci aggrediscono da 52 giorni e, sinceramente, invidio chi, in ogni occasione, sa come spezzare il pane della verità e della giustizia. Io, lo ammetto, spesso non so letteralmente cosa dire e cosa pensare, non perché non abbia chiaro chi sia l’aggressore e chi l’aggredito (guai a sbagliare la prima risposta del catechismo del bravo giornalista belligerante), ma perché spesso, preso alla sprovvista dai comunicati di entrambi i fronti, mi chiedo: sarà vero? Nel 2017, Michele Serra, a proposito della rubrica che tiene da 25 anni, scriveva: “Ho avuto ogni giorno per venticinque anni un’opinione. Si tratta di circa ottomila opinioni. Avete di fronte a voi un uomo che ha avuto ottomila opinioni. E domattina saranno ottomila e una” (citazione fulminante che traggo da “L’economia del sé” di Guia Soncini). Ecco, su questa guerra un paio di opinioni me le sono fatte pure io, però, se ne volete migliaia non sono la persona giusta.