(Giuseppe Di Maio) – “Non avevamo più via d’uscita”, così ha detto Putin in un suo comunicato. Ma noi che non gli crediamo (e che non crediamo nemmeno al pupazzo della White House), noi pensiamo diversamente. Ad esempio ricordiamo che le guerre d’egemonia franco-asburgiche si combattevano in Italia: un campo di battaglia diverso da Spagna e Francia, con rivendicazioni pretestuose e immediati guadagni territoriali, ma con una risonanza europea e perfino globale. Lo stesso accade oggi: il Donbas è il pretesto; l’Ucraina la posta in gioco; l’avanzata NATO il pericolo; l’egemonia globale l’obiettivo finale. Se qualcuno ha ancora dubbi sul fatto che la Russia sia o meno parte dell’Europa, il governo di Mosca lo ha tolto d’impaccio: tra l’Europa e l’Asia, Mosca ha scelto l’Asia. Le sue navi cercano una rotta a nord ovest nel disgelo artico per portare il gas liquido in Cina, in attesa del completamento del gasdotto Power of Siberia 2. Il gigante cinese CNPC e Gasprom cercano allacciamenti dal deserto dello Xinjiang all’isola di Sachalin.

Gli autocrati russi e ucraini, mentre le bombe cadono sulla popolazione civile, sui bambini e sulla povera gente, cercano alloggi in località amene e serene lontani dai tamburi di guerra e dalle propagande rivali. Al contrario la povera gente si schiera a seconda della menzogne preferite, a seconda di qualche vantaggio o svantaggio immediato, vero o presunto, pronta a combattere le guerre degli altri. Pare che Tel Aviv sia una meta gettonata dai ricchi russi e ucraini, sicché fare il giro per le ville dei quartieri alti e i piani superiori delle residenze del centro corrisponde al giro degli interessi in gioco in questo conflitto. Ehi giovanotti! Io conosco una sola guerra inevitabile e giusta, quella che spiana le classi sociali; le altre, sono tutte guerre private. Non è vero che la Russia non aveva più vie d’uscita caro Vladimir, eri tu che non ne avevi più. Era agli sgoccioli la scelta di un paese che aveva voluto il dispotismo per sistema, era la coscienza dell’inconsistenza democratica della Russia, era la menzogna di regime che era arrivata al capolinea, travolta anch’essa dalle domande insistenti che un qualunque fesso si fa, di là e di qua dell’ex muro: “Ma è sicuro che tutto questo casino serve a farmi stare meglio?”