(Roberta Labonia) – Volato sabato mattina in Polonia ai cui confini dell’Ucraina ha già schierato i suoi contingenti armati, il Presidente USA Biden ha tenuto un discorso davanti ai rifugiati ucraini a Varsavia. Uscendo dal testo ufficiale si è rivolto a loro con queste parole:

“Putin è un macellaio, è un dittatore, per l’amor di Dio quest’uomo non può restare al potere, prepariamoci ad una lunga battaglia per la libertà”. Un’escalation verbale che ha colpito tutti, suoi compresi, come un colpo allo stomaco e che si va a sommare ad altre sue precedenti dichiarazioni che già avevano generato non poco imbarazzo al tavolo dei negoziati: “Vladimir Putin è un “criminale di guerra”, “un dittatore assassino”.

Diplomazie di mezzo mondo allibite, è iniziata una pesante presa di distanze da Biden sia nel mondo che in patria. In Europa Il francese Macron, l’unico ad oggi in Europa a tenere ancora aperto un canale di comunicazione con Putin (giusto in queste ore avevano concordato insieme un piano per l’evacuazione di civili da Mariupol), ci è andato giù pesante affermando che non bisogna alimentare “una escalation né di parole né di azioni” sulla guerra in Ucraina e ha stigmatizzato la parola “macellaio”; io non l’avrei usata, ha detto.

In America testate giornalistiche e commentatori politici l’hanno massacrato il loro Presidente: quel “Putin non può restare al potere” non è andato giù. Roba da scatenare una risposta nucleare da parte russa. Ma anche il portavoce del turco Erdogan non ha mancato di condannare l’aggressione verbale di Biden : di questo passo chi ci rimarrà a negoziare con Putin?

La Casa Bianca si è precipitata a metterci una pezza dichiarando in una nota che Biden: “Non parlava di un cambio di regime”. Ulteriore smentit è arrivata dallo stesso suo sottosegretario di Stato Blinken: “Gli Stati Uniti non hanno alcuna strategia per un cambio di regime in Russia”.

Ma non c’è stato nulla da fare, la reazione russa è stata immediata e durissima: nel pomeriggio di sabato un attacco missilistico russo ha colpito un deposito petrolifero a Leopoli, al confine polacco e a non più di 150/200 km da dove Biden aveva pronunciato le sue incaute parole. Non un caso, ma un vero e proprio avvertimento: le sorti del mondo per qualche istante sono state appese alla buona mira di qualche soldato russo.

Pensate se solo uno avesse mal calcolato di poco la traiettoria e il missile fosse caduto in territorio Nato polacco….

E pensare che giusto il giorno prima il ministro della Difesa russo aveva dichiarato che l’obiettivo su cui si sarebbero concentrate le forze di Mosca era la “liberazione” del Dombass, lasciando intendere che gli altri territori sarebbero stati risparmiati. Il che spiegava il perché dal Cremlino era stata fatta circolare la voce che la guerra sarebbe cessata il 9 maggio. Invece il siluro verbale del guerrafondaio Biden ha rimesso tutto in discussione: il portavoce di Putin Dmitry Peskov è stato lapidario : “I nuovi insulti di Biden a Putin restringono ulteriormente la finestra di opportunità per ricucire i rapporti tra Russia e Stati Uniti. È strano sentire accuse contro Putin da Biden, che ha invitato a bombardare la Jugoslavia a uccidere le persone”.

Insomma appare ogni giorno più chiaro che se Putin ha appiccato l’incendio, in mezzo ai tanti pompieri che si stanno adoperando per domarlo c’è un piromane che si preoccupa di riattizzare il fuoco ogni volta che accenna a spegnersi. E fa di nome Joe Biden.

Ps: nella foto il Presidente americano che se la ride con gli uomini del suo contingente armato in Polonia. Bello giocare alla guerra in casa d’altri.