
(Giuseppe Di Maio) – In effetti pure Igor’ Stravinskij era russo. Quindi, se oggi ci venisse voglia di ascoltare “la sagra della primavera”, dovremo ammettere la superiorità del genio e dello spirito russo su tanti altri popoli, soprattutto di quello americano.
L’obiettivo della vita civile è quello di selezionare il gamete, il carattere ereditario; l’insieme del popolo serve a questo scopo. Non date retta a chissà quali e più alte missioni questo debba avere, sono solo invenzioni delle classi dominanti. Il popolo non è il fondamento della democrazia (quella tal cosa che dovrebbe individuare il bene comune e comporre la volontà generale), ma è una massa plaudente dagli spalti, un “mobile vulgus” burattino dei potenti. E quando si esprime su questioni di attualità politica e di costume, si divide secondo schemi rigidi che esprimono sempre le convinzioni emergenti. La fede non esplicita dei nostri tempi è che le classi al potere, le regole e la volontà di seguirle, la scienza, la pietà per i forestieri, la libertà sessuale, e molto altro, facciano parte di un mondialismo che opprime il lavoro, le tradizioni, e le identità delle popolazioni europee.
Ricordo che negli anni ’70 c’era poca gente che s’interessava di politica. Poi, in Valpadana, non appena si snasò che la malafede poteva essere vantaggiosa, il tam tam degli arraffoni cominciò a parlarne, ad accusare la concorrenza, e a votare Lega. Prima del covid i 2/3 della popolazione manco sapeva dell’esistenza dei virus; qualche mese dopo erano tutti virologi. E, con nozioni azzardate che divennero presto politiche, scesero in piazza contro la presunzione degli scienziati e l’oppressione del governo. Prima, poca gente conosceva il rischio dell’informazione di parte, dopo, una vasta maggioranza era convinta del complotto per opprimere la gente, senza aver capito molto sulla realtà della struttura sociale e sulle leggi economiche. Insomma il popolo usa la democrazia per capire la natura, per costruire leggi fisiche ad alzata di mano. Così, il pericolo costante che la ragione possa mettersi inopinatamente al servizio della volontà, diventa certezza assoluta.
Ciò che sarà certo dopo questa guerra, è che i popoli ucraino e russo saranno per molto tempo nemici, e per di più all’insaputa dei russi. Intanto le psicologie ordinarie e “asservite” continueranno a sottolineare l’abuso di uno stato-mafia, e/o il definitivo fallimento di una rivoluzione; quelle reattive e “complottiste” l’oppressione dell’ordine mondiale, e dei governi plutocratici della NATO. In mezzo polemizzeranno i tifosi degli schieramenti russo e americano che si affronteranno con proiettili a salve… Solo Čajkovskij era originario del paese interno, gli altri erano tutti dell’oblast’ di Pietroburgo, insomma, quasi occidentali. E allora non era forse russo Dostoevskij? Ah, certamente, purtroppo era la Russia a non essere Dostoevskij. E il battaglione Azov?
Quando ha parlato al Parlamento di Israele, Zelensky ha equiparato il massacro ucraino all’olocausto (e giustamente gli ebrei si sono risentiti).
Tra un’ora parlerà al Parlamento italiano e di cosa parlerà? Della resistenza?
Non ce lo vedo Pertini che dà la massima onorificenza di eroe nazionale al capo di un battaglione di nazisti!
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Discorso ascoltato. Diciamo che non poteva essere più generico di così, una retorica di circostanza che potrebbe applicarsi a qualunque Paese e a qualunque guerra. Ovviamente lo avevano avvertito che fino a ieri c’era in Italia una forte componente di amici di Putin e che qualunque accenno a fascismi o partigiani avrebbe scatenato la ciurma. In questo modo, invece, gli applausi sono stati unanimi e Draghi si è spinto a prendere impegni come il capo di un regime assoluto e non il leader di governo di una democrazia parlamentare.
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Brava VV e applausi pure x DM.
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“Ricordo che negli anni ’70 poca gente si interessava di politica…” Azz’ negli anni del “tutto è politica” le nuove generazioni erano superpoliticizzate, la politica permeava tutti gli ambiti della cultura e dell’arte, pure il sesso era politica. Non so quanti anni abbia il Di Maio giornalista, ma ha preso una cantonata.
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Questo Zelensky è in primo luogo un attore. Ha sempre lavorato in televisione. E’ andato al potere secondo la sceneggiata scritta dal proprietario della sua rete televisiva. Non gli mancheranno gli sceneggiatori che gli scrivono i discorsi. E glieli scriveranno su misura per quelli che li devono sentire. Certo anche gli sceneggiatori migliori qualche cosa sbagliano, come per Israele dove hanno paragonato il massacro ucraino all’olocausto, e se c’è una cosa che agli ebrei non gli puoi toccare è proprio l’Olocausto. Su quello vogliono l’esclusiva. Invece per l’Italia è rimasto molto sulle generali perché ci sono fazioni di tendenza politica opposta e specie ci sono tre partiti, Lega, Forza Italia e Italia Viva, che erano in ottimi rapporti con Putin fino a ieri, mentre esiste ancora tutto un filone fascista.Così il suo discorso è stato talmente generico e non politico tanto che poteva adattarsi a qualsiasi Paesedi qualsiasi tempo e luogo.
Draghi al contrario è stato precisissimo secondo una linea atlantista assoluta come se ne fregasse totalmente del Parlamento, cosa del resto che ha sempre fatto.
L’applauso entusiasta dei parlamentari è stata una cosa squallida e miserabile, come i cani comandanti a trangugiare qualsiasi cibo, ai quali è data solo la potestà di sbavare. Insomma non abbiamo eletto delle persone, ma degli applauditori a comando, che possono essere cambiati con delle registrazioni audio senza che cambi nulla, il più infimo status dei cortigiani, senza anima né orgoglio.
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