La poetica di Roger Waters, sia nei dischi con i Pink Floyd che in quelli solisti, ruota spesso intorno alla follia della guerra.

(di McGraffio – laragione.eu) – Ci siamo sempre illusi che la guerra fosse un fatto tragico e drammatico ma che la sua energia distruttiva potesse essere perimetrata da leggi e convenzioni internazionali. Qualcuno, in passato, aveva persino pensato che l’Onu fosse l’incarnazione della “Pace perpetua” immaginata da Kant con la confederazione di Stati forti a garantire i necessari equilibri pacificatori.
La dottrina aveva poi distinto tra forza e violenza, vedendo nella prima la giustificata e regolata spinta militare dirimente e nella seconda una ingiustificata e sregolata sopraffazione. E, in tal senso, la dottrina aveva idealizzato Stati forti ma non violenti. Abbiamo poi visto che esistono bombe intelligenti e che, come tutte le cose intelligenti, hanno una loro forte emotività e spesso finiscono per sbagliare e colpire obiettivi come asili e bambini inermi.
«Se fossi un drone… mentre sorveglio i cieli stranieri con i miei occhi elettronici come guida e tutti gli ingredienti per azioni a sorpresa… avrei paura di trovare qualcuno a casa magari una donna ai fornelli che cuoce il pane, che prepara il riso o che ha messo a bollire qualche misero osso… se fossi un drone».
Sono parole di Roger Waters tratte da “Deja Vu”, una sua canzone del 2017. L’orrore della guerra, il gelo bellico che non guarda in faccia le sue vittime è crudamente sintetizzato in questo verso. Il pregio del gesto artistico sta nella sua capacità di sintesi. La poetica di Roger Waters, sia nei dischi con i Pink Floyd che in quelli solisti, ruota spesso intorno alla follia della guerra.
La ragione di questa vocazione è questa: Waters perse suo padre, Eric Fletcher, nella Seconda guerra mondiale durante lo sbarco ad Anzio nel 1944. Una perdita incolmabile che alimentò rabbia, nevrosi, paura e dolore in un ragazzo che non ebbe possibilità di incrociare più lo sguardo del proprio genitore (Waters nel 1944 aveva solo un anno). Un trentennio prima suo nonno era morto nel fango delle trincee della Grande guerra.
Ovvio che all’artista inglese sfuggisse il senso di ogni iniziativa bellica, grande o piccola che fosse, e non potesse fare a meno di bollarla come folle, infame e ingiusta. E così quando, nel 1982, l’Argentina di Galtieri partì con l’operazione “Rosario” volta a occupare le isole Malvinas (Falkland) – una pietrosa microfetta di territorio animata da tremila abitanti e cinquemila pecore, vecchio rimasuglio di protettorato inglese – e quando la Thatcher visse questa ‘invasione’ come un eccezionale assist per entrare in guerra e riguadagnare consensi persi da una durissima politica di tagli e tasse, Waters ripiombò nel vecchio incubo. Nel conflitto morirono 649 argentini (15 civili) e 258 inglesi (9 civili). Tanti orfani, tanto dolore per una guerra piccola piccola.
L’album di commiato dei Pink Floyd (“The Final Cut”, 1983) fu ispirato proprio da questo evento. Per Waters la guerra è, innanzitutto, un prodotto del narcisismo dei capi di governo per i quali auspica la costruzione di una grande casa «per re e tiranni» in cui fargli sfogare lo smisurato ego. Il tutto attraverso un televisore a circuito chiuso. E poi c’è l’artigliere che dopo aver sparato «dorme nell’angolo di qualche campo straniero e… quel che fatto è fatto» anche se sogna che «nessuno uccida più i bambini». E aleggia il fantasma del conflitto nucleare.
L’apparizione nel cielo di due soli arancioni (uno è il fungo atomico) e i corpi che cominciano a sciogliersi. Non c’è possibilità di regolamentare una guerra, dargli una direzione umanamente compatibile. Ci rimane, ammonisce Waters, l’orrida possibilità di seguirla in diretta grazie ai mass media (tema trattato nell’album “Amused to death”) o di assistere inermi alla premessa di ogni guerra e cioè «ogni volta che uno sciocco diventa presidente».
Ogni volta che uno sciocco diventa presidente…. ed i rappresentanti della Nazione pisciano sulla Costituzione che ripudia la guerra, votando la spesa di 13 miliardi annui in armamenti, invece di spenderli per sfamare gli italiani!
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Sciocco? Bugiardo ipocrita è meglio inquadrato.
I rappresentanti sembrano tutti con la pistola puntata alla testa forse una trentina hanno un po’ di coraggio.
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Cmq la guerra delle Falklands non fu per niente inutile.
C’era da controllare l’America Latina e l’Antartide.
Ma sopratutto, Galtieri fu sconfitto e di lì a poco cadde la dittatura argentina che ricordo, ha ammazzato 30.000 dissidenti in meno di 10 anni. Altro che Falklands.
Gli elicotteri della marina argentina buttavano in mare la gente con i pesi ai piedi. Rendiamoci conto. Forse se c’é una guerra da non rifiutare è stata proprio quella dell’Atlantico del Sud.
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La bellissima lettera con cui Roger Waters dei Pink Floyd si schiera contro la guerra in Ucraina
Gli aveva scritto una ucraina, Alina Mitrofanova:
“Mi chiamo Alina Mitrofanova, ho 19 anni e vivo in Ucraina. Il mio paese sta resistendo all’invasione russa e alla vera guerra iniziata dal presidente russo e guidata dall’esercito russo.
Sono una grande fan dei Pink Floyd e di Roger Waters, ed è stato molto importante per me ascoltare l’opinione di Roger su tutta questa situazione.
Può sembrare non così urgente e critico, perché questa guerra può essere considerata solo come un “nostro problema”; ma purtroppo sta rapidamente diventando una catastrofe per l’intera Europa e per il mondo intero.
La guerra è iniziata 11 giorni fa e ogni giorno sentiamo sirene che segnalano bombe lanciate dagli occupanti russi. L’aggressione della Russia distrugge il MIO Paese; uccide centinaia di adulti e bambini innocenti nel MIO Paese, e non riesco a dire quanti ucraini sono costretti a lasciare le loro case e scappare da questa follia.
Le città ucraine orientali vengono distrutte dall’esercito russo; centinaia di migliaia di persone stanno evacuando e stanno diventando profughi e il loro numero aumenta ogni minuto.
Soffro, come molti altri ucraini, perché fa molto male vedere come il MIO Paese diventi un obiettivo militare per la Russia e il suo folle leader, convinto che ci siano dei “neo-nazisti”, che devono essere uccisi. È assolutamente falso, perché vivo qui e posso dire al 200% che non ci sono persone del genere qui!
Chiedo a Roger di parlare pubblicamente di questa guerra, perché ancora non riesco a capire come una persona, che ha scritto un numero significativo di testi contro la guerra, non abbia ancora parlato di tragedia.
Inoltre, comprendo appieno che il punto di vista di Roger potrebbe essere diverso, ma gli chiedo di condividere la sua opinione su questa guerra. È meglio che stare in silenzio, perché in questa situazione, il silenzio è uno dei peggiori nemici: è impossibile costruire un muro in questa situazione e rimanere isolati da questo problema.
Sono sicura al 95% che questa lettera non sarà consegnata direttamente a Roger e sarebbe un miracolo avere una risposta. Tuttavia, un uomo che parla dei rischi della catastrofe nucleare e dell’insensatezza della guerra non può tacere in questa situazione. Dì al mondo la tua posizione!
Cordiali saluti dall’Ucraina,
Alina Mitrofanova
«Cara Alina, ho letto la tua lettera, sento il tuo dolore, sono disgustato dall’invasione dell’Ucraina da parte di Putin, secondo me è un errore criminale, l’atto di un gangster, ci deve essere un cessate il fuoco immediato. Mi rammarico che i governi occidentali stiano alimentando il fuoco che distruggerà il vostro bel paese riversando armi in Ucraina, invece di impegnarsi nella diplomazia che sarà necessaria per fermare il massacro. Siate certi che se tutti i nostri leader non rifiutano la retorica e si impegnano in negoziati diplomatici, quando i combattimenti saranno finiti resterà ben poco dell’Ucraina. Una lunga insurrezione in Ucraina sarebbe grandiosa per i gangster di Washington, è ciò che sognano, “giocare”, come fanno, “con il coraggio di essere fuori portata” Spero disperatamente che il vostro Presidente non sia un anche lui un gangster e che farà ciò che è meglio per la sua gente, e chiederà agli americani che si mettano a un tavolo. Purtroppo, tuttavia, molti leader mondiali sono gangster e il mio disgusto per i gangster politici non è iniziato la scorsa settimana con Putin. Ero disgustato dai gangster Bush e Blair quando hanno invaso l’Iraq nel 2003, ero e sono ancora disgustato dal governo gangster dell’invasione israeliana della Palestina nel 1967 e dalla sua successiva occupazione che dura ormai da oltre cinquanta anni. Ero disgustato dai gangster Obama e Clinton che ordinavano i bombardamenti illegali della NATO sia in Libia che in Serbia. Sono disgustato dalla distruzione totale della Siria iniziata nel 2011 da ingerenze esterne nella causa del cambio di regime. Sono stato disgustato dall’invasione del Libano nel 1982, quando il gangster Shimon Peres si è unito alle milizie cristiane falangiste nell’assassinio di profughi palestinesi nei campi profughi di Sabra e Shatila nel sud di quel paese. So quello che provi Alina e quello che provano tua madre e tuo padre e i tuoi zii e zie e fratelli e sorelle e cugini, ho perso sia mio padre Eric Fletcher Waters che mio nonno George Henry Waters nelle guerre che combattevano i tedeschi. Per favore, credimi quando ti dico che credo nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo firmata a Parigi nel 1948. Ho combattuto con tutto me stesso per promuovere e sostenere i diritti umani per tutti i miei fratelli e sorelle in tutto il mondo per tutto il tempo da quello che ricordo e sostengo te e i tuoi ora, con tutto il mio cuore.
«A proposito di gangster, devo dirti una cosa riguardo alla tua lettera, la tua convinzione del “200%” che non ci siano neonazisti nel tuo paese è quasi certamente sbagliata. Entrambi i battaglioni Azov nel tuo esercito, la milizia nazionale e il C14 sono ben noti gruppi neo-nazisti autoproclamati. Anche loro sono gangster. Inoltre, non ho taciuto sull’Ucraina, ho scritto un pezzo che è stato distribuito sei giorni fa da Globetrotter. Che altro dirti, Alina? Tutti noi in ogni paese del mondo, comprese Ucraina e Russia, possiamo combattere i gangster, possiamo dire loro che non faremo parte delle loro guerre oscene e mortali per ottenere potere e ricchezza a spese di altri, possiamo dire loro che le nostre famiglie, tutte le famiglie in tutto il mondo, significano per noi più di tutto il potere e il denaro del mondo. Dove vivo negli Stati Uniti possiamo unirci a Black Lives Matter o Code Pink o BDS o Veterans For Peace o una miriade di altre organizzazioni contro la guerra, a favore della legge, per la libertà e per i diritti umani. Farò tutto quello che posso per contribuire alla fine di questa terribile guerra nel vostro paese, tutto, tranne sventolare una bandiera per incoraggiare il massacro. Questo è ciò che vogliono i gangster, vogliono che sventoliamo bandiere. È così che ci dividono e ci controllano, incoraggiando lo sventolare delle bandiere per creare una cortina fumogena di inimicizia per renderci ciechi alla nostra innata capacità di entrare in empatia l’uno con l’altro, mentre saccheggiano e violentano il nostro fragile pianeta. Farò tutto ciò che è in mio potere per aiutare a riportare la pace a te, alla tua famiglia e al tuo bellissimo Paese. La lunga guerra/insurrezione che Hillary Clinton, Condoleezza Rice e il resto dei gangster di Washington stanno incoraggiando non è nel vostro interesse né nell’Ucraina. Ti auguro ogni bene Alina. Grazie per la tua lettera e se sceglierai di rispondermi. Stamperò quella risposta. Lo prometto. Love».
Roger Waters:
“Dopo essermi rigirato per tutta la notte, ho capito una cosa. Noi di sinistra facciamo spesso l’errore di considerare ancora la Russia come una cosa in qualche modo socialista. Naturalmente non lo è. L’Unione Sovietica è finita nel 1991. La Russia è un paradiso per purosangue gangster capitalisti neoliberali; un paradiso modellato, durante il periodo della sua orribile ristrutturazione sotto Boris Eltsin (1991-1999), sugli Stati Uniti d’America.
Non deve sorprendere che il suo leader autocratico e forse squilibrato, Vladimir Putin, non abbia più rispetto per la Carta delle Nazioni Unite e per il diritto internazionale di quanto ne abbiano avuto i recenti presidenti degli Stati Uniti o i primi ministri d’Inghilterra (per esempio, ricordate George W. Bush e Tony Blair durante l’invasione dell’Iraq).
Io, d’altro canto, mi preoccupo del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite e della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e posso inequivocabilmente affermare che se avessi avuto il diritto di voto nell’Assemblea Generale il 2 marzo, avrei votato con i 141 ambasciatori che hanno sostenuto la risoluzione che condanna la Russia per la sua invasione dell’Ucraina e che chiede il ritiro delle sue forze armate.“
“Vorrei che l’Assemblea Generale avesse un mandato di governo“
“Purtroppo non ce l’ha; ciò significa che è ancora più in debito nei confronti di tutti noi attivisti contro la guerra che amiamo la libertà e rispettiamo la legge per stare spalla a spalla con tutti i nostri fratelli e sorelle in tutto il mondo, indipendentemente da razza, religione o nazionalità, nel perseguire la sfuggente pace.
Naturalmente questo significa stare con il popolo russo e con il popolo ucraino, con il popolo palestinese, con il popolo siriano, con il popolo libanese, con i curdi, con gli afroamericani, con i messicani, con gli abitanti della foresta pluviale ecuadoriana, con i minatori sudafricani, con gli armeni, con i greci, con gli Inuit, con i Mapuche e con i miei vicini, gli Shinnecock, per citarne solo alcuni.
È stato mostruoso sentire giornalisti bianchi occidentali (come Charlie D’Agata di CBS News) lamentarsi della situazione dei rifugiati ucraini sulla base del fatto che “ci assomigliano”, quando si rivolgono a quello che ritengono debba essere un pubblico bianco occidentale; e che il conflitto in Ucraina è eccezionale perché “questo non è l’Afghanistan o l’Iraq”. Questo è oltraggioso.
Tale pensiero implica che in qualche modo sia più accettabile fare la guerra a persone la cui pelle è marrone o nera e cacciarle dalle loro case rispetto a persone che “sembrano come noi”. Non è così. Tutti i rifugiati, tutte le persone che lottano sono nostri fratelli e sorelle.
In questi giorni difficili, dovremmo resistere alla tentazione di gettare benzina sul fuoco tra buoni e cattivi; dovremmo chiedere un cessate il fuoco in nome dell’umanità; dovremmo sostenere i nostri fratelli e sorelle che lottano per la pace a livello internazionale, a Mosca e Santiago e Parigi e San Paolo e New York, perché siamo ovunque; e smettere di riversare armi da guerra nell’Europa dell’Est, destabilizzando ulteriormente la regione solo per soddisfare l’insaziabile appetito dell’industria internazionale degli armamenti.
Forse dovremmo far sentire la nostra voce per incoraggiare l’idea di un’Ucraina neutrale, come è stato ripetutamente suggerito da sagge persone in buona fede per molti anni. Prima di tutto, naturalmente, gli ucraini devono chiedere un cessate il fuoco; ma dopo, forse gli ucraini accoglierebbero con favore un tale accordo. Forse qualcuno dovrebbe chiederlo a loro.
Una cosa è certa: non può essere lasciato spazio ai gangster. Se lasciati ai loro artifici, i gangster ci uccideranno tutti”.
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