(Dott. Paolo Caruso) – Il 19 Marzo ricorre la festa del papà, una ricorrenza sommessa, lontana dai riflettori del consumismo, che, in questi giorni di grande preoccupazione per gli eventi bellici in Ucraina, per l’impoverimento sociale dato dal rialzo dei prezzi e dalla crisi economica, trova meno spazio nei media e nella quotidianità di tutti noi. Un momento di grande trepidazione, di paura del domani ma anche dell’oggi, in una società che si avvia ad uscire lentamente dal tunnel della pandemia ma che si trova ancora in piena crisi economica con tante fabbriche chiuse e posti di lavoro perduti, in un momento in cui la disoccupazione la fa da padrona e lascia ferite indelebili nelle famiglie e nello stesso animo umano. In questi tempi bui, in una società avvitata su se stessa dopo due anni di disastroso isolamento e di crescente e pericoloso malessere sociale, i lampi di una folle guerra alle porte dell’Europa, non fanno che accrescere le infinite contraddizioni presenti oggi nella società, in Italia come anche in Europa. Oggi quindi una ricorrenza, non una festa, ma una semplice occasione per ricordarci e farci riflettere quanto fondamentale sia il ruolo del padre all’interno della famiglia e della stessa società. Una società malata di solitudine e senza più valori, attraversata in queste settimane dal frastuono dei bombardamenti in terra di Ucraina, dagli orrori della guerra, dalle tante vite spezzate, dai volti piangenti dei bambini che non potranno più gioire della amorosa presenza del padre. Questa figura illuminata, custode premuroso della nostra esistenza, in un tempo in cui sempre più spesso si assiste alla disgregazione della famiglia tende a perdere la sua centralità. Del resto il deserto morale alberga sempre più all’interno delle famiglie, dove la mancanza affettiva del padre è causa del grande malessere che attanaglia le nuove generazioni, del vuoto assoluto che divora le coscienze. Questa ricorrenza ci riporta con il pensiero a tutti i papà, a quei papà che in questo momento sono fisicamente lontani, a quei papà che non ci sono più ma che sentiamo sempre vicini. Rimangono scolpite nella nostra memoria i ricordi indelebili di un periodo bello e spensierato della nostra esistenza, uno scorrere di immagini, di giorni felici, che come un fiume ora quieto e lento ora tempestoso corre verso la meta, “l’età adulta”, una età piena di responsabilità e di incognite, ma anche di piacevoli sorprese, quali la gioia di diventare padre. E’ proprio da padri dobbiamo tramandare ai nostri figli quei valori generazionali che abbiamo ereditato da coloro che ci hanno preceduto in modo che anche noi possiamo rappresentare al meglio un modello e un esempio di vita per le generazioni future.