Una circolare dell’Esercito mette i soldati in allerta. E intanto a Pisa spediamo i supporti militari camuffati da aiuti umanitari: finché i lavoratori non se ne accorgono, e fermano tutto […]

(MARCO GRASSO E THOMAS MACKINSON – Il Fatto Quotidiano) – Con l’invio di armi “l’Italia è già in guerra”, si sente da giorni. Nel dubbio, l’Italia prepara anche le proprie, ma senza farlo sapere. Ora però lo dicono le carte dell’Esercito. E pure i lavoratori dell’aeroporto civile di Pisa che le maneggiano, ma a loro insaputa: ufficialmente erano “aiuti umanitari” per le popolazioni dell’Ucraina. Ha fatto clamore, ieri, la scoperta di un documento interno allo Stato maggiore dell’Esercito, datato 9 marzo, che impartisce nuove disposizioni operative a tutti i comandi: stretta sui congedi, reparti in prontezza operativa “alimentati al 100%”, addestramento orientato al warfighting e “massimi livelli di efficienza” di tutti i mezzi. La circolare ha rinfocolato le polemiche sull’“entrata in guerra” taciuta agli italiani, con un premier Draghi che ancora venerdì ribadiva: “Non vedo il rischio di un allargamento del conflitto”. Ma intanto gli alti comandi dell’Esercito stavano già mettendo in riga uomini e mezzi.

La circolare dispone una stretta sui congedi e sul personale in “ferma prefissata”, che dovrà “alimentare i Reparti che esprimono unità di prontezza nei prossimi due anni”. Unità che devono “essere alimentate al 100% con personale ready to move, senza vincoli di impiego operativo, anche ricorrendo all’istituto del comando”. Leggi: pronti a partire.

Le attività di addestramento, anche quelle dei minori livelli ordinativi, “dovranno essere orientate al warfighting”. Lo stesso vale per gli assetti sanitari. Tre righe riguardano i “sistemi d’arma”: “Provvedere affinché siano raggiunti e mantenuti i massimi livelli di efficienza di tutti i mezzi cingolati, gli elicotteri (con focus sulle piattaforme dei sistemi di autodifesa) e i sistemi d’arma dell’artiglieria”. Il documento fa discutere, a tutti i livelli. Il segretario di Rifondazione Comunista Maurizio Acerbo lo definisce “gravissimo”: “Chi ha prestato servizio nelle forze armate negli ultimi trent’anni non ha mai visto una circolare di questo tenore”. Lo Stato Maggiore ridimensiona: le disposizioni sarebbero “di carattere routinario”, si stanno solo adeguando le priorità delle unità dell’Esercito, “al fine di rispondere alle esigenze dettate dai mutamenti del contesto internazionale”. Non si nasconde dietro un dito, né si scompone, l’ex generale Mauro Del Vecchio: “In Macedonia, Kosovo, Afghanistan ricevevo dispositivi simili, mai a scopo di difesa dell’Italia. Ma con un conflitto di questa portata, che può anche degenerare, chi ha responsabilità di comando deve adoperarsi per garantire efficienza dei sistemi di difesa”.

Altro tema dibattuto. “L’efficienza menzionata? Non esiste”, dice Tiziano Ciocchetti, responsabile dell’area “mondo militare” di Difesa On Line. “Si parla di cingolati, ma una componente corazzata reale e operativa esiste solo sulla carta: abbiamo 200 vecchi Ariete 200 C1, ma quelli funzionanti sono solo 30. E questo non vale solo per le forze di terra. L’Italia non è in grado di affrontare un conflitto a bassa intensità. Il Capo di Stato Maggiore della Difesa Generale Enzo Vecciarelli lo disse due anni fa in commissione Difesa. È rimasto inascoltato”.

Si sono fatti sentire invece, sostenuti dal sindacato Usb, i lavoratori dell’aeroporto di Pisa che si sono rifiutati di caricare armi destinate all’Ucraina su aerei in partenza per la Polonia, mascherati da convogli umanitari. I fatti risalgono a venerdì: i due voli, un cargo e un 737, erano in partenza per la Polonia. Il comunicato dell’Usb fa riferimento ad “armi di vario tipo, munizioni ed esplosivi”. Dopo l’ammutinamento del personale le operazioni sono state completate da militari. La direzione dello scalo ha messo frettolosamente una pezza sull’“incidente”: “Ai dipendenti – spiega Cristina Della Porta – è stato assicurato che non sarebbe più accaduto. Un’ammissione implicita dell’irregolarità dell’accaduto”. Questo però non è bastato a placare le polemiche. Sabato alle 15 davanti ai due aeroporti sfilerà una manifestazione contro la guerra, a cui hanno aderito anche le sigle di base, maggioritarie nello scalo: “È gravissimo che dei lavoratori civili, non formati per operare in sicurezza, siano stati messi in questa condizione – continua Della Porta – Era stato detto che quei velivoli trasportavano medicine e viveri. Il sospetto è che il Galileo Galilei fosse già stato utilizzate di notte per questo tipo di viaggi”.

Va ricordato che a oggi i decreti con cui il governo ha deciso l’invio di armi a Kiev rimangono secretati: non si sa né quali armi l’Italia spedisca in Ucraina, né come le faccia arrivare. Pisa è uno snodo strategico: accanto allo scalo internazionale c’è infatti uno dei più importanti aeroporti militari italiani e a soli dieci chilometri Camp Darby, base dell’esercito italiano che ospita in modo stanziale truppe americane. Per Acerbo, cui si deve l’ampia diffusione del documento dell’Esercito, è un’ulteriore conferma: “Dall’inizio di marzo sono moltissimi gli aerei militari partiti da Pisa per la Polonia, la cittadinanza ha diritto di sapere che operazioni militari sta conducendo il proprio Paese. Sembra che ci troviamo di fronte a un ponte aereo militare verso la base di Rzeszow, nella Polonia orientale, dove già dai primi di febbraio opera un comando logistico Usa”.