(Massimo Gramellini – corriere.it) – Qualcuno lo dice con lo sguardo sofferto, qualcun altro con una smorfia saccente, ma alla fine tutti i fautori della Pax Putiniana, dal professor Orsini al cantante Povia, concordano nel farci sapere che «la situazione è più complessa».

Cioè, vorreste negare che Putin sia un despota intriso di volontà di potenza che ha in uggia le nostre libertà? «Sì, forse, in parte, ma non proprio: la situazione, infatti, è più complessa. Se la Nato non lo avesse sfidato, lui mai e poi mai avrebbe bombardato. Non ci credete? Significa che rifuggite la complessità».

Portando il ragionamento all’estremo, chi vuole cercarlo troverà sempre un qualcosa avvenuto «prima» della violenza che contribuisce a spiegarla, se non a giustificarla. Lo stupratore va condannato, ci mancherebbe, ma se la ragazza non avesse indossato la minigonna… Lo svaligiatore di case è colpevole, colpevolissimo, però si tratta di un disperato che non andava messo nelle condizioni di non avere più nulla da perdere… Anche il lupo della favola era mortificato dalla purezza fin troppo ostentata dell’agnello. Il quale, sia detto per inciso, non beveva affatto sotto di lui, ma sopra: il classico effetto ottico costruito in studio dagli americani.

Ci stanno facendo venire il complesso di non essere abbastanza complessi. Consoliamoci pensando alla più straordinaria caricatura della complessità: quel don Ferrante che riusciva a negare la peste con dovizia di argomenti, pur avendola addosso. Ma forse anche Manzoni era un sempliciotto.