(Francesco Erspamer) – Il presidente Biden, che come tutti gli americani fino a un mese fa ignorava dove fosse Kiev (giustamente: sta a 8000 km da Washington e a 10000 da Los Angeles), lo ha detto esplicitamente: «Non entreremo in guerra con la Russia per l’Ucraina ma difenderemo ogni centimetro del territorio della NATO (“NATO territory”) con qualsiasi mezzo». E ancora: «Abbiamo un sacro obbligo nei confronti del territorio della NATO».

Questo per chi avesse dubbi su cosa avrebbe provocato un ingresso dell’Ucraina nella NATO; appena fosse avvenuto, anche un genocidio nel Donbass (dopo la guerra e le stragi del 2014, delle quali non vi è importato nulla perché i giornali e televisioni degli Elkann le hanno ignorate e voi reagite solo a sollecitazioni mediatiche) o una provocazione del battaglione Azov in Crimea avrebbero dovuto essere tollerati dalla Russia per non scatenare automaticamente la terza guerra mondiale.

Ma c’è un altro punto sul quale mi piacerebbe capire cosa pensano i tanti italiani che sventolano bandiere ucraine e arcobaleno. Davvero siete pronti a soffrire e morire per il «sacro obbligo» di difendere il «territorio della NATO» e non solo quello italiano? In altre parole: la vostra patria è diventata la NATO?

Quando la NATO fu istituita, all’inizio della guerra fredda, era difficile dire di no agli Stati Uniti, nella cui zona d’influenza l’Italia si trovava per via dell’accordo di Yalta e degli aiuti economici garantiti dal Piano Marshall. Ma il ricatto americano aveva una durata limitata: l’articolo 13 del trattato del 1949 specificava che dopo vent’anni i paesi membri sarebbero stati liberi di uscire, semplicemente dando un preavviso di un anno. Invece le basi, i missili con testate nucleari e l’obbligo di fare la guerra e di morire per la NATO, sono restati, persino dopo la fine della guerra fredda e lo scioglimento dell’Unione Sovietica e del Patto di Varsavia. Come mai? La risposta è ovvia: perché a un piccolo gruppo di multinazionali che avevano scommesso tutto sulla globalizzazione e sull’americanizzazione dell’Italia e dell’Europa, faceva comodo un apparato militare che impedisse la nascita e diffusione di modelli economici e sociali alternativi al neocapitalismo e al consumismo compulsivo.

Determinante è stata però la totale indifferenza della gente, degli italiani, praticamente tutti, a cominciare da quelli che oggi si dicono terrorizzati dalla prospettiva di una guerra o si lamentano degli aumenti dei prezzi e delle ristrettezze provocate dalla crisi internazionale. Pensavate di poter ospitare sul nostro territorio armi nucleari di un altro paese senza rischiare di combattere le guerre di quel paese e non solo le nostre? E cosa pensate che ci stiano a fare le bombe atomiche a Ghedi, a due passi da Brescia (base NATO), e ad Aviano, vicino a Pordenone (base americana)? A garantire la pace? La pace di chi? Infine, avendo voi accettato che tutti i settori economici e commerciali di importanza strategica nazionale siano stati svenduti o dati in appalto a multinazionali straniere e delocalizzati, non vi pare ovvio che in un momento di crisi gli altri paesi pensino ai loro interessi e non ai vostri?

Occorre aggregare in un blocco storico tutti gli italiani, non pochi, che ancora credono nel nostro paese, nella sua indipendenza, sovranità, cultura e lingua: a far partire un nuovo Risorgimento nazionale popolare che difenda da ogni ingerenza, se necessario con la forza, il nostro territorio e i nostri valori, non quelli altrui, che spetta ad altri popoli difendere.