Non basta dire “Putin è un pazzo”. Almeno quattro cose sono certe: il continente europeo sta subendo una guerra che rischia di diventare nucleare; solo un pazzo può avere scatenato un tipo di guerra […]

(DOMENICO DE MASI – Il Fatto Quotidiano) – Almeno quattro cose sono certe: il continente europeo sta subendo una guerra che rischia di diventare nucleare; solo un pazzo può avere scatenato un tipo di guerra che rasenta la possibilità di distruggere l’intero pianeta; i rapporti geopolitici impostati negli ultimi anni tra l’Europa, questo pazzo e il popolo che egli rappresenta non sono riusciti a scongiurare un esito così catastrofico; dunque, questi rapporti vanno profondamente modificati e non possono essere ridisegnati dagli stessi soggetti che li hanno concepiti e gestiti finora.
Se nel nostro mondo fosse pazzo solo Putin, tutti gli altri se ne sarebbero già disfatti e avrebbero smantellato l’intero arsenale atomico, anzi non lo avrebbero mai creato. Ma i pazzi rappresentano una percentuale ragguardevole del genere umano, cui va a sommarsi quella non meno cospicua degli imbecilli. Dunque occorre pianificare fin da subito nuovi rapporti geopolitici dell’Europa, tali da metterci a riparo costante dalla soluzione finale che stiamo costeggiando in questi giorni.
I rapporti geopolitici intrattenuti finora partivano dal presupposto che il nostro continente è stato liberato dal nazi-fascismo grazie agli americani; che l’America rappresenta il modello da imitare perché il più avanzato in democrazia; che la Russia rappresenta un corpo strutturalmente, storicamente, culturalmente, economicamente, politicamente estraneo all’Europa e, quindi, da osteggiare o almeno da isolare. In Italia, durante tutta la guerra fredda (12 marzo 1947-3 dicembre 1989), questa ostilità è stata leggermente mitigata dal fatto che il PCI era il più grande partito comunista d’Occidente.
Fino alla caduta degli zar la Russia si sentiva intimamente europea e le interazioni erano intense: basti pensare che la costruzione del Cremlino è stata avviata dall’architetto bolognese Aristotele Fioravanti e i palazzi più belli di San Pietroburgo sono opera di due grandi architetti italiani come Domenico Trezzini e Bartolomeo Rastrelli. Le élites russe hanno sempre parlato francese; Lenin e Gogol hanno soggiornato a Capri; Chaikovskij a Roma e a Firenze; Stravinskij a Venezia, dove ora è sepolto. In Italia Dostoevskij, Tolstoj, Cechov e Nabokov sono noti non meno di Manzoni o di Moravia. Poi, dopo la rivoluzione bolscevica del 1917, gli atteggiamenti degli europei si sono polarizzati tra simpatia verso l’Unione Sovietica da parte delle sinistre, e ostilità da parte delle destre.
Dopo la Seconda guerra mondiale è calato il grande freddo e tutta la scena è stata occupata dagli Stati Uniti per cui abbiamo considerato nostro dovere sentirci in sintonia più con Carson City, capitale del Nevada, a 9.787 chilometri da Roma, che con San Pietroburgo a 2.926 chilometri. E l’alleanza atlantica ha obbligato l’Europa a fare proprie le geopolitiche decise unilateralmente dagli Stati Uniti, per suo preminente interesse.
Con la caduta del muro di Berlino e la fine della guerra fredda, l’Europa avrebbe potuto profittare del periodo di evidente debolezza russa per porre fine ai rapporti bipolari e sostanzialmente ostili sostituendoli con rapporti multipolari e tendenzialmente collaborativi. Un nuovo atteggiamento culturale avrebbe dovuto tenere conto che la Russia ha dato un contributo determinante alla sconfitta del nazi-fascismo; che il modello americano presenta pregi da mutuare ma anche difetti da evitare (imperialismo, neoliberismo, consumismo, disuguaglianze); che la Russia rappresenta storicamente un paese organico all’Europa; che alla lacerazione avvenuta con la rivoluzione d’ottobre e poi con la guerra fredda possono seguire solo due sbocchi: o una ricomposizione sinergica o un conflitto senza fondo. Avere scelto questa seconda alternativa ci ha portato inevitabilmente alle soglie del baratro che l’umanità non aveva mai sfiorato prima. Continuiamo a ripetere che Putin è pazzo ma resta il fatto che gli uomini e gli strumenti da noi mobilitati per neutralizzarlo sono falliti benché la spesa militare della Nato sia quasi 17 volte superiore a quella russa e i suoi membri siano passati dai 12 del 1989 ai 30 attuali.
Questa infame tempesta che si è abbattuta sull’Ucraina ha trasformato il popolo russo in incubo per tutti gli altri popoli. Ma quando questa follia cederà lo spazio politico necessario per impostare un nuovo rapporto tra Europa e Russia, allora occorrerà intraprendere una lunga marcia perché queste due grandi aree del mondo riconoscano gradualmente le proprie affinità, smussino pazientemente le proprie divergenze, uniscano generosamente le proprie risorse a cominciare da quelle culturali, confluiscano sinergicamente in un grande soggetto sovranazionale capace di porsi come mediatore e pacificatore tra Usa e Cina, che covano in seno i germi di un potenziale conflitto nucleare ancora più sciagurato di questo.
Articolo da condividere sicuramente .Ma c’e’ un ma questa rimessa in discussione dell’ Europa da costruire su nuove basi , con chi la facciamo , ovvero con quali uomini , si perche’ il mondo cammina sulle gambe degli uomini poi . Dove son o in Europa questi uomini che dovrebbero mettere in discussione la cosiddetta alleanza con gli Usa . Ci vorrebbero almeno dei De Gaulle che mando’ a quel paese la Nato , o un Helmut Schmidt o un Aldo Moro , o un Olaf Palm e voglio prendermi pure dei fischi ma lo dico lo stesso un Bettino Craxi IO non vedo neanche le suole delle loro scarpe in giro . Pero’ ha ragione De Masi la strada non puo’ essere che questa .
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“Fino alla caduta degli zar la Russia si sentiva intimamente europea e parlava francese”
ha scoperto che le mode non sono nate oggi
sul fatto che l’EU e l’Europa siano sull’orlo di un conflitto atomico
mi pare la solita esagerazione propagandistica alla maniera della ‘centrale atomica attaccata e
siamo sull’orlo di una nuova Chernobyl’
(che poi, per i russi, la sparatoria verso quell’edificio, entro il perimetro della centrale ma
non parte della centrale, era dovuta ad una risposta verso colpi sparati da forze ucraine
che vi avevano trovato rifugio -o che stavano distruggendo documentazione- giusto per avere
i due lati della propaganda)
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Invece io trovo questa analisi sbagliata, almeno dalla metà in poi. De Masi scrive che “.. Con la caduta del muro di Berlino e la fine della guerra fredda, l’Europa avrebbe potuto profittare del periodo di evidente debolezza russa per porre fine ai rapporti bipolari e sostanzialmente ostili sostituendoli con rapporti multipolari e tendenzialmente collaborativi….” Ecco qui non dice il vero perchè l’Italia non ha avuto atteggiamenti ostili verso la Russia, pur restando nell’orbita atlantica e legata agli USA, ma ha aperto tanti canali di collaborazione economica e commerciale, via via sempre accresciuti, anzi forse troppi ; vedi la dipendenza dal gas russo e tanti altri affari più o meno chiari con oligarchi danarosi. Rapporti con porte aperte intensificati dal governo Berlusconi (vedi incontri di Pratica di mare e seguenti…). Putin è stato accolto a braccia aperte da tutti i leader italiani ed europei, ed è stato proprio questo lo sbaglio di tanti politici che si sono fatti sedurre (e pure finanziare??) da lui e che non hanno capito le sue reali intenzioni e mire espansionistiche, evidenti da almeno un decennio, e che razza di serpente famelico, o boa constrictor, era. Ci siamo chiesti tante volte in questi ultimi 76 anni di pace come è stato possibile che tedeschi e italiani ( e pure vari leader europei e americani) non abbiano capito a suo tempo chi erano Hitler e Mussolini (e Stalin) e come e perchè non li abbiano fermati in tempo. Ecco la risposta: hanno fatto gli stessi errori di valutazione, cecità, imprevidenza, opportunismo, vigliaccheria, che noi abbiamo commesso e stiamo commettendo nei confronti di Putin,.
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Magda,
“e che non hanno capito le sue reali intenzioni e mire espansionistiche, evidenti da almeno un decennio, e che razza di serpente famelico, o boa constrictor, era.”
Parli di USA e Nato, vero?
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Anail… e basta con questo disco rotto che gracchia la stessa frase dai tempi della guerra fredda, ripetuta e martellata da Radio Praga alias radio Mosca anche mentre i carri armati russi occupavano Budapest e Praga e costruivano un muro a Berlino per non far scappare i berlinesi dall’Est occupato dai russi all’Ovest occupato dagli Alleati occidentali. Ma se lei sta proprio così male in Occidente sotto il “dominio” di USA e NATO, ci vada lei in Russia sotto le ali della colomba della pace di Putin. E si chieda perchè tutti i paesi dell’ex blocco sovietico preferiscono mettersi sotto la “protezione” di Nato e/o UE. La povera Ucraina non ha fatto in tempo a salvarsi perchè l’hanno respinta o rinviata sine die. Se fosse sta accettata subito il serpente Putin, che è pazzo, ma fin dove gli conviene, ci avrebbe pensato di più prima di occuparla
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A lavare la testa agli asini si perdono acqua e sapone, aggiungerei tempo.
Le frasi fatte del genere “se vuoi andare in Russia”, fanno il paio con “i migranti prendili a casa tua”. E con questo chiudete ogni dialogo.
Detto questo, non ho altro tempo da perdere a discutere del nulla.
Anche perché l’ultima frase la dice lunga su quello che hai capito della situazione e su come ragioni (si fa per dire).
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Balle . Forse l’ Europa ha avuto comportamenti di apertura con la Russia , ma dimentichi il convitato di pietra d’ Oltreoceano , che ha sempre malvisto questi comportamenti . E’ da anni che lor signori hanno mal digerito il Nort Stream 2 e ha fatto di tutto per boicottare altri gasdotti dal Caucaso alla Turchia . E tutto questo per farci sciroppare il loro gas super costoso . Non a caso si sono pure inventati le bufale dei rapporti tra Trump e Putin , bufale che ora vedono indagati in America i loro fautori politici dalla Clinton e soci .
Questo per dire che se l’ Europa cercava il dialogo , anglosassoni disfacevano la tela come hanno sempre fatto per tenere le loro posizioni egemoniche . Anche la Brexit ne e’ una prova , inglesi russofobi a prescindere ..E l’ Europa deve obbedire senno’ s’ incaxxano Ricordiamoci che questi galantuomini avevano messo sotto controllo il telefono della Merkel ,chissa’ perche’ ..
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E’ tutto condivisibile ma l’america dove la mettiamo quando si vorranno intraprendere rapporti con la russia su basi completamente diverse ? Gli interessi americani vanno in tutt’altra direzione. Saremo in grado di metterci a un minimo di distanza da essi?
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Io prima di preoccuparmi di “come la mettiamo con l’America” e a “un minimo di distanza da essa” mi preoccuperei come la mettiamo adesso, come tragicamente finirà, e come dovremo metterla poi con la Russia, Quale sarà la sua distanza di gradimento che secondo lei l’auspicato vincitore-liberatore russo le concederà???
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Sulle interpretazioni della storia russa dal 1917 in poi e sulla discutibile visione del paese russia da quella data e dopo,suggerisco al sedicente sociologo de masi di andarsi a stidiare la storiografia europea seria al riguardo a partire da Edward Carr, prima di stupire i lettori del fatto e sulla presunta pazzia di Putin e voglia capire un poò di geopolitica , su cui pare molto a digiouno vada a leggersi il padre dellla storiografia Tucidide re il dialogo tra ateniesi e meli.
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De Masi è SOCIOLOGO, non SEDICENTE sociologo.
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07 Marzo 2022 11:00
La De-dollarizzazione è ufficialmente iniziata: cosa resterà dell’occidente?
Quarant’anni fa, il capitalismo americano fuggì dal lavoro, avviando l’esportazione di questa noiosa fonte di potere sociale in Cina (noi pensiamo sempre a Thatcher e Reagan, ma la vera svolta storica furono gli accordi diplomatici fra Carter e Deng Xiao Ping nel 1978), e rifugiandosi nel “paradiso della rendita”. Quello che si è sviluppato da allora negli USA assomiglia di più a ciò che David Graeber in “Bullshit Jobs” descrive come “feudalesimo manageriale” che al capitalismo produttivo a cui siamo abituati a pensare: un sistema in cui i profitti non derivano dalla produzione, ma dalla rendita – non solo la rendita del capitalismo finanziario del settore FIRE, ma anche la rendita delle posizioni oligopolistiche supportate dallo stato del settore petrolifero e minerario e del complesso militare industriale.
Siccome il potere nascerà pure dalla canna del fucile, ma soprattutto e sul lungo periodo nasce dal lavoro produttivo, questo sistema sta assicurando agli USA un inesorabile declino. L’unica carta rimasta in mano agli USA è, appunto, la canna del fucile NATO, ed è questa la carta che si sono giocati con le provocazioni delle esercitazioni militari ai confini della Russia e persino nella teoricamente ancora neutrale Ucraina
https://sicurezzainternazionale.luiss.it/2021/07/07/usa-ucraina-polonia-lituania-annunciano-le-esercitazioni-militari-three-swords/
è chiaro che, come dice l’economista americano Michael Hudson, fino al 24 marzo il problema per gli strateghi americani non era la minaccia rappresentata da Russia e Cina, ma l’assenza di tale minaccia, e il fatto che in assenza di tale minaccia non c’è nessun bisogno per gli alleati di sacrificare i propri interessi commerciali e finanziari e di rinunciare al gas russo.
“Embedded” è una parola che ho imparato ai tempi della Guerra del Golfo, che indica i giornalisti che le truppe si portano dietro per il lavoro di propaganda.
La vera vittima delle sanzioni e della guerra è certamente l’Europa, e l’unica vera domanda è come mai le oligarchie europee abbiano accettato così prontamente di schierarsi con la NATO e contro gli interessi dell’Europa, ma paradossalmente, e forse al di là di quello che gli strateghi USA avevano previsto (Wikileaks ci ha insegnato che non si tratta necessariamente di strateghi intelligenti), la vittima delle sanzioni potrebbe essere proprio l’impero americano, con il rafforzamento delle alternative cinesi al sistema dominato dagli USA del FMI e della Banca Mondiale e la sostituzione del Cross-Border International Payments System (CIPS) cinese allo SWIFT. Inoltre, in un mondo (quello occidentale) dominato dalla rendita finanziaria la confisca americana delle riserve monetarie russe, che segue la confisca di quelle afgane, colpisce al cuore il fondamento stesso del Dollar Standard, la fiducia che i crediti in dollari saranno esigibili.
La guerra crea una nuova cortina di ferro, senza dubbio, ma in questo nuovo bipolarismo il potere, quello vero e non quello che nasce dalla canna del fucile, sta tutto dall’altra parte del muro.
Riferimenti:
Michael Hudson – America’s real adversaries are its European and other allies – Brave New Europe, 16/02/2022 https://braveneweurope.com/michael-hudson-americas-real-adversaries-are-its-european-and-other-allies
Michael Hudson – America Defeats Germany for the Third Time in a Century – Brave New Europe , 28/02/2022 Michael Hudson – America Defeats Germany for the Third Time in a Century – Brave New Europe
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UN ALLIEVO DI FEDERICO CAFFE’: ” MI DITE SU CHE BASI ESSERE OTTIMISTI SULL’ITALIA?
Di Pasquale Cicalese
Ho avuto il piacere di avere una proficua discussione telefonica con un consulente di alta direzione, 30 anni di management presso gruppi famosi italiani, laureato alla Sapienza con Federico Caffè. Gli chiedo, alla luce degli eventi bellici, che effetti avrà sul sistema industriale. Leggetelo: ” faccio una premessa, vale a dire la questione del debito. L’Italia pre-pandemia aveva già un debito pubblico alto, poi con il covid lo Stato è dovuto intervenire per sostenere imprese, commercianti e disoccupati, spesa corrente, quel che si dice “debito cattivo” che non porta ad investimenti con moltiplicatori superiori a uno. Si è dovuto fare ma il debito deve essere ripagato. Mi dice lei come si farà? Spostando la tassazione dai redditi ai patrimoni, aumentando le rendite catastali, visto che il risparmio degli italiani è un multiplo del debito pubblico. Nei media le notizie economiche importanti vengono dette in quattro righe, buone per gli addetti ai lavori, mentre i giornali sono pieni di notizie economiche irrisorie per la loro importanza. E’ intervenuta la politica monetaria, ma Caffè diceva che è come un’aspirina, fa abbassare la febbre ma non la fa passare. Un dato sottaciuto dai media è il rapporto derivati/pil mondiale, che è pari a 33/1. Mi dice lei cosa potrebbe succedere? I tassi di interesse sono negativi, la Bce, per le tensioni inflazionistiche, aumenterà forse i tassi di interesse, dopo la Fed. Se succedesse l’intero sistema economico collasserebbe per i debiti contratti e perché tutta questa liquidità è finita alla speculazione che ha trovato un asset allocation con rendimenti più alti. Mi dice lei in cosa essere ottimisti? La grande impresa italiana è andata via, rimangono le PMI, magari eccellenti, ma che non riescono a muoversi in questa complessità economica, sono ex artigiani brillanti che non sanno districarsi nella finanza e con esposizioni bancarie a breve termine. Ora c’è il conflitto ucraino, dopo la pandemia c’è lo shock energetico, assieme agli aumenti dei tassi è un mix micidiale che farà saltare il sistema industriale”.
Gli domando: eppure dottore nel 2021 c’è stato il record delle esportazioni, cosa vuol dire? Mi risponde: “le faccio una domanda io. Quanto è caduto il pil nel 2020? Del 9% giusto? Lo sa quanto abbiamo recuperato?” Gli ribatto, 6.5%. Lui fa: ” di questo la gran parte deriva dal Superbonus, spesa pubblica, al netto di questa voce abbiamo recuperato appena l’1,5% netto”.
Gli chiedo se si riapre il fronte sud della Via della Seta, lui ribatte” cosa esportiamo, nei prossimi tre anni quante PMI rimarranno visto che ci sarà una carneficina economica? Sa cosa diceva Caffè? L’economista ragiona a lungo termine, il politico a breve, non prende mai decisioni impopolari e se nessuno le prende mi dice lei come facciamo?”.
Alla fine cita Galbraith, il Grande Crollo, affermando che l’economista americano scriveva del crollo del 1929, noi abbiamo avuto quello del 2008, la bolla esplosa, poi alimentata ancora e pronta a scoppiare nuovamente. Mi dice: “lo sa che la Bce ha avuto perdite sul Qe? Si rende conto, una banca centrale con tassi negativi, fuori da ogni logica, che ha perdite. A questo punto siamo”.
Lo ringrazia e ci siamo promessi che ci risentiremo.
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Adriano che fai… ti dai al Risiko? 🙂
Certo che non ci vorrebbe grande intelligenza per capire che la Russia è vicina e alleata nostra, mentre oltreoceano ci usano come carne da cannone.
Vedesi l’articolo di M.T. di stasera.
Noi abbiamo i Gigini, i Dalemini, i Renzini, dove vogliamo arrivare così? Tanto vale evocare il fantasma di Craxi per farci governare, di sicuro è meglio del rettile d’Oro.
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