«Chi non rimpiange la disgregazione dell’Urss non ha cuore, chi vuole ricrearla così com’era non ha cervello». Queste le parole pronunciate da Vladimir Putin tempo fa. Ma cosa sta succedendo in Russia in questi giorni rispetto alla questione ucraina? I possibili scenari sono due.

(Massimiliano Lenzi – laragione.eu) – «Chi non rimpiange la disgregazione dell’Urss non ha cuore, chi vuole ricrearla così com’era non ha cervello». Queste parole di Vladimir Putin, dette tempo fa, prima dei venti di guerra appesi a un filo sull’Ucraina e delle tensioni spinte al limite con l’Occidente, sono il punto di partenza ideale per rispondere a una domanda: cosa sta succedendo in Russia in questi giorni rispetto alla questione ucraina?
I possibili scenari sono due.
- Il primo è quasi chirurgico nella sua semplicità: uno scontro deliberato. Voluto. Sono vent’anni circa che la Russia si sta preparando a una sfida di questo genere: mostrare all’Occidente la propria potenza. Mosca, in questi anni, ha messo una marea di soldi nell’esercito, nell’ammodernamento delle proprie armi e degli arsenali, facendo una scelta politica evidente e rinunciando, per questa, ad altri investimenti più ‘civili’. Con il tempo, una politica di tal natura non può che portare alla necessità di guerreggiare, andando al di là delle esibizioni di forza. Alla base di queste scelte russe c’è appunto quel che le parole di Putin, citate all’inizio, svelano: non si può rifare l’Unione sovietica ma la forza che l’Urss e prima di lei l’impero russo hanno incarnato, sì. La disgregazione per Putin è stata una iattura e le politiche aggressive ai confini della Russia mirano a riaggregare, nel suo sogno politico, ciò che rappresenta per Mosca uno spazio vitale. Un protagonismo aggressivo che i russi hanno portato avanti, ad esempio, anche lontano dai propri confini, in zone di guerra come la Libia e il Mali, con i mercenari della Wagner presenti nei due Paesi africani.
- C’è poi il secondo scenario, con l’esibizione della forza che doveva restar tale ma è sfuggita di mano. Si parte da un’identica premessa – la grandezza della Russia e il suo pieno riconoscimento come potenza globale – ma con un altro fine che, in questo caso, non ha tenuto conto del rinculo: rimanere impantanati. Putin sull’Ucraina ha voluto dimostrare all’Occidente che si può permettere certi azzardi (come ha fatto per esempio la Cina su Taiwan) senza pagar dazio. Per questo ha innescato un braccio di ferro con il mondo libero di cui però è rimasto prigioniero. La compattezza dell’Occidente, che pure vorrebbe non sparare ma è comunque disposto a farlo se necessario, l’ha fregato. Il risultato per Mosca è quello di ritrovarsi un’Ucraina oggi armata fino ai denti e non più indifesa. Un vero boomerang.
In queste ore del resto, mentre i tamburi di guerra continuano a rumoreggiare, la compattezza occidentale si manifesta anche nel ruolo dell’Italia di Mario Draghi – il leader più atlantico assieme a Boris Johnson (ma la Gran Bretagna è fuori dall’Unione europea) e anche quello che, per la storia della politica italiana, può farsi portavoce e protagonista di una mediazione.
A voler essere realisti, il cortocircuito che si è scatenato è difficile da disinnescare, al punto che mentre si cerca di creare le condizioni per un incontro fra il presidente Usa Joe Biden e Vladimir Putin le tensioni non si fermano e il presidente russo fa annunciare dal Ministero della Difesa che oggi supervisionerà di persona le nuove esercitazioni delle forze «di deterrenza strategica». Sono previsti, fra l’altro, lanci di missili balistici e da crociera con il coinvolgimento delle forze aerospaziali nel distretto militare meridionale, delle forze missilistiche strategiche e delle flotte del Mar Nero e del Nord.
Le esercitazioni hanno il compito di saggiare la potenza di quella che gli esperti militari chiamano la “triade nucleare”, ovvero l’arsenale atomico completo (terrestre, navale e aereo) oggi nel mondo in dotazione soltanto a tre nazioni: Usa, Russia e Cina. Non certo il modo migliore per inseguire la pace.
“la compattezza occidentale si manifesta anche nel ruolo dell’Italia di Mario Draghi”
ah ah ah ah… stiamo scherzando, vero?
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Scrivere dell’Occidente come “mondo libero” squalifica immediatamente le tesi sostenute nell’articolo e forsanche l’estensore.
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Verissimo Claudio Levrini!
Un’affermazione di grande presunzione.
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Evocare la defunta URSS (da una parte e dall’altra dei contendenti ormai della stessa pasta) è buttare fumo negli occhi a noi semplici spettatori della politica e pagatori di tasse che, dopo tre quarti di secolo di pace, rischiamo di rimanere coinvolti in una guerra in Europa a causa della mire espansionistiche americane che non sanno dare limiti alla loro avidità.
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‘evocare’ Richiamare alla mente, per suggestione della memoria, della fantasia o del sentimento
in tono fra lirico e idillico
quindi, scriverlo per il discorso di Putin, significa che non si conosce l’italiano o
avere arringhe affumicate nel cervello al posto della materia grigia
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Spiegarti, meglio Bo? Ce la fai?
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Italia Oggi
Trovato il documento che dà ragione a Putin sull’impegno Nato di non espandersi a Est
Dopo la caduta del Muro di Berlino (1989) i leader dei maggiori paesi della Nato avevano promesso a Mosca che l’Alleanza atlantica non sarebbe avanzata verso Est “neppure di un centimetro”. Una promessa smentita dai fatti, visto che da allora ben 14 paesi sono passati dall’ex impero sovietico all’alleanza militare atlantica. Da qui le contromosse di Putin: la guerra in Georgia, l’occupazione della Crimea, l’appoggio ai separatisti del Donbass, lo schieramento di oltre centomila soldati al confine con l’Ucraina, infine la dura linea diplomatica con cui ha ribattuto alle minacce di sanzioni da parte di Usa ed Ue: “Mosca è stata imbrogliata e palesemente ingannata”.
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Anail , è tutto vero . L’unica cosa che non vuole Putin vedere schierate forze NATO in “difesa” della Ucraina a 500km da Mosca!
Mio fratello ha fatto il dottorato in America 25 anni fa e lavora come ricercatore ( è fisico nucleare) alla Fermilab di Chicago.
Quando Biden ha vinto le elezioni mi ha detto , lui è peggio di Trump, dopo Afghanistan concentrerà la sue attenzioni a Putin
te lo giuro.
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Aiuto😳
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come dice Joe Biden
da qui all’eternità ogni giorno è il giorno giusto dell’invasione
così, per non sbagliare ulteriormente, sull’ora rimane vago, ma sicuramente dopo la mezzanotte
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Ho capito, ma se ti capita di fare un discorso a Monaco, e che non lo fai coi controfiocchi?
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ARTICOLO VERGOGNOSO, dove la Russia sembra abbia il monopolio dell’aggressività verso i poveri ucraini, mentre intanto la NATO e gli USA fanno di tutto per compromettere la sicurezza della Russia.
Basti solo dire il discorso del riarmo russo. Ma questo cialtrone che ha scritto il pezzo, lo sa vero, che gli USA spendono in armi più delle 10 nazioni che seguono, tra cui la Russia, in classifica?
Quante basi russe ci sono in Nordamerica? Quante basi americane e NATO ci sono attorno ai confini russi?
E questo articolo (dove l’hanno scritto, a Langley?) vorrebbe farci credere che i piani di guerra li vuole fare Putin.
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Mainstream, mainstream del deep state, gli US sono imbufaliti contro il NS2 che di fatto rende la Germania e la Francia indipendenti dalle forniture USA,
Inoltre tutte le fake news ad opera di un bidet e un bojo l’Europa si trova a dover far fronte ad una penuria di materie prima e rincari vertiginosi di alimenti e idrocarburi.
E gli itaggliani ancora credono che il draghi e il mottarella si preoccupi o del benessere dei loro concittadini?
Poveri illusi. Ma un dato positivo lo avremo , questa volta sicuramente batteremo la Grecia.
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Guarda che mainstream qualche chicca te la regala:
https://www-nytimes-com.translate.goog/2022/02/21/opinion/ukraine-russia-zelensky-putin.html?_x_tr_sl=en&_x_tr_tl=it&_x_tr_hl=en&_x_tr_pto=wapp
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Adesso a sentire i media pare quasi che l’Ucraina non abbia nulla a che fare con la Russia.
La storia non la studia più alcuno.
Ad esempio un certo Gogol…
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Ad esempio i Vichinghi…
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I soliti terroni Vichinghi…
https://www.atlanticcouncil.org/blogs/ukrainealert/no-good-deed-goes-unpunished-in-ukraine/
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Domanda agli espertissimi di politica internazionale esperti militari e di equilibri strategici: cosa succederebbe se la Russia facesse accordi con il Messico per stabilirci basi militari magari dotate di missili tattici e nucleari, basi aeree e una base per sottomarini nucleari? Non è Putin dalla parte del torto, è la NATO che sta forzandogli la mano. O mi sbaglio? Il risultato della pressione USA voluta da Biden ( 🤦) è un aumento spropositato dei costi energetici che ricade su noi europei.
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P.S. Quote:
Roba da sbellicarsi dalle risate 😂 😂 😂 😂 😂 😂 😂
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Il quote : In queste ore del resto, mentre i tamburi di guerra continuano a rumoreggiare, la compattezza occidentale si manifesta anche nel ruolo dell’Italia di Mario Draghi – il leader più atlantico assieme a Boris Johnson (ma la Gran Bretagna è fuori dall’Unione europea) e anche quello che, per la storia della politica italiana, può farsi portavoce e protagonista di una mediazione.
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E’ guerra soprattutto di disinformazione, di questi tempi. Da entrambe le parti.
Il massimo è che i DEM americani hanno in mano la quasi ( quasi?) totalità dei media dell’ Occidente (giornali, TV, Internet attraverso i suoi Tycoon tutti DEM; attori, scrittori, scienziati, influencer che “esternano” politicamente a ogni piè sospinto costantemente enfatizzati e bloccano persino i siti dei loro Presidenti “sgraditi”),,.) ma i “disinformatori mediatici” sarebbero solo i Russi…
E noi ci crediamo.
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fantastico sto lenzi, la versione plastica del giornalismo italiano.
compattezza occidentale..ruolo di draghi…chissà se sente la puzza delle cagate che scrive.
Intanto il borioso di macron ha fatto la figura della nana ballerina
Putin è l’unico vero leader in crcolazione, piaccia o non piaccia
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In Ucraina, solo l’egemonia degli Stati Uniti ha interesse per la guerra
Bruno Guigue
Articolo in lingua originale da ‘Le Grand Soir’
I Media con la loro disinformazione possono ripeterlo fino alla nausea, ma tutti sanno che la Russia non invaderà l’Ucraina. Come mai? Semplicemente perché non vuole la guerra e intende ottenere che si soddisfino le sue richieste con altri mezzi.
Cosa vuole la Russia?
Principalmente due cose.
In primo luogo, vuole un trattato internazionale che garantisca la non partecipazione dell’Ucraina alla NATO. Questo accordo in buona e debita forma porrebbe fine alla politica di accerchiamento orchestrata da Washington dalla caduta dell’URSS e offrirebbe alla Russia reali garanzie di sicurezza.
Dopo l’ininterrotta espansione dell’alleanza militare occidentale, tale limitazione delle sue ambizioni avrebbe l’effetto di instaurare un clima di fiducia rassicurando Mosca sulle future relazioni con il mondo occidentale. Dissiperebbe anche le fantasie degli ultras a Kiev che immaginano di riconquistare la Crimea quando il 96% della sua popolazione ha già scelto la Russia.
In secondo luogo, la Russia vuole l’applicazione degli accordi di Minsk e in particolare la federalizzazione dell’Ucraina, che permetterebbe di conciliare gli interessi delle due parti coinvolte: l’effettiva concessione dell’autonomia che era stata promessa garantirebbe i diritti dei russi minoranza di lingua parlante nel Donbass preservando l’integrità territoriale ucraina, come giustamente richiede il governo di Kiev.
È ovvio che per raggiungere questo duplice obiettivo Mosca soprattutto non vuole un’escalation militare che, al contrario, ne comprometta il raggiungimento.
Perché solo un processo politico può gestire una via d’uscita dalla crisi che rispetti i desideri di tutti. Guerra o pace, devi scegliere. Chiedendo alla NATO di non espandersi ulteriormente, la Russia ha scelto la pace attraverso il negoziato, e non un confronto militare che giustificherebbe, appunto, l’istituzione di uno scudo occidentale destinato a sostenere l’Ucraina.
Ma il problema è che gli obiettivi di Washington non sono affatto della stessa natura, ed è per questo che la crisi sta assumendo proporzioni allarmanti.
Cosa vogliono gli Stati Uniti?
L’abbiamo capito fin dall’inizio: la loro propaganda fabbrica da zero una guerra immaginaria che svolge il ruolo di profezia che si possa avverare. Annunciano un’imminente conflagrazione facendo passare questa finzione per realtà, e questo inganno funziona: basta circolare sul Web per rendersi conto che una parte dell’opinione occidentale crede che la Russia abbia già attaccato l’Ucraina.
Se il metodo utilizzato da questa propaganda è grezzo, l’obiettivo perseguito da Washington è perfettamente trasparente.
Si tratta di giustificare nuove sanzioni contro Mosca, sabotare l’attuazione del North Stream 2 e riunire l’Europa attorno alla NATO sotto la guida egemonica degli Stati Uniti.
In questo scenario cucito con un filo bianco, l’Ucraina funge da esca e anello debole: colonizzandola, Washington esercita lì un’influenza deleteria che minaccia la sicurezza della Russia ai propri confini, mostrandosi in soccorso di un povero piccola nazione che rischia di essere divorata dall’orso russo.
In questa congiuntura, solo l’egemonia degli Stati Uniti ha interesse per la guerra.
Se mai scoppiasse un conflitto su vasta scala nella regione, nessun soldato dell’esercito degli Stati Uniti sarebbe coinvolto. Coloro che erano presenti in Ucraina sono già stati evacuati. Certo, Mosca verrebbe immediatamente designata come l’aggressore stesso, cosa totalmente falsa: l’attribuzione ad altri delle guerre americane è un classico delle relazioni internazionali da due secoli.
Infine, il beneficio economico di un simile conflitto, per Washington, sarebbe notevole: la Russia verrebbe punita dall’Unione Europea e il progetto North Stream 2 definitivamente silurato.
Ma i dividendi geopolitici di questa nuova guerra per procura sarebbero molto più ampi del teatro delle operazioni russo-ucraino: il folle aumento del budget militare della NATO, che è già 16 volte quello della Russia, sarebbe giustificato, agli occhi di un’opinione occidentale manipolata da l’abominevole “minaccia russa”.
Ciliegina sulla torta, l’implacabilità nei confronti della Russia indebolirebbe il principale alleato della Cina, considerata dagli Stati Uniti, secondo la dottrina Pompeo confermata da Biden, come “il nemico numero uno del popolo americano”.
Che gli Stati Uniti abbiano interesse nella realizzazione di uno scenario del genere, fortunatamente, non significa che vedrà la luce. È più che probabile che non scoppi una grande guerra, e per un motivo molto semplice: affinché abbia luogo, entrambe le parti devono essere determinate a partecipare. Ma la Russia non lo vuole, e gli Stati Uniti lo vogliono solo se è fatto da altri.
Washington lo sopporterebbe molto bene, ma l’Ucraina è pronta a pagarne il prezzo? È vero che è probabile che il conflitto a bassa intensità che colpisce il Donbass si intensifichi, e questo è già il caso. Ma quando Donetsk e Lugansk hanno evacuato le popolazioni civili per proteggerle dal fuoco incalzante dei bombardamenti ucraini, chi è l’aggressore e chi è l’attaccato? Chi rifiuta l’applicazione degli accordi di Minsk e l’istituzione di un sistema federale come soluzione politica?
Corrotti da Washington e Bruxelles, alcuni leader ucraini possono immaginare che approfitteranno della situazione per regolare i conti con i combattenti della resistenza del Donbass.
Commetteranno la follia di un massiccio attacco a entrambe le repubbliche? Se si verificasse questa catastrofe, l’invasione militare ucraina non potrebbe essere mascherata a lungo da legittima risposta a una “provocazione separatista”, come ripete oggi la propaganda occidentale.
Basterà vedere dove sono i carri armati e la fanteria ucraini. L’aggressione debitamente rilevata, la Russia si assumerà le proprie responsabilità e reagirà in modo proporzionato per difendere le popolazioni di lingua russa. Auguriamo buon divertimento agli ultras di Kiev impegnati in questa rischiosa operazione. Salvati da Mosca, i combattenti del Donbass combatteranno per la loro libertà, mentre i soldati di Kiev combatteranno per la NATO. Basterà allora far riferimento alla storia: Washington tradisce sempre i suoi alleati. Mosca non abbandona mai la sua gente.
Bruno Guigue
BRUNO GUIGUE
Ex funzionario del Ministero degli Interni francese, analista politico, cronista di politica internazionale; Docente di Relazioni internazionali e Filosofia.
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