
(Dott. Paolo Caruso) – Il 20 febbraio ricorre la giornata nazionale del personale sanitario, sociosanitario, socioassistenziale, e del volontariato, giorno in cui veniva diagnosticato il primo caso di covid 19 in Italia, il vero inizio di quella che sarà poi la pandemia nel mondo intero. Grazie all’opera meritoria e instancabile di medici, infermieri, volontari, in quel febbraio del 2020, in prima linea negli ospedali, e all’impegno e all’abnegazione dei medici sul territorio, si è potuto far fronte a quell’emergenza sanitaria che travolgeva dapprima il nord, soprattutto la Lombardia con le province di Bergamo e Brescia, e subito dopo l’intero Paese. In questo giorno, simbolo dell’inizio pandemico in Italia, un pensiero di ringraziamento va a tutti quei “Camici bianchi” che con impegno estremo, professionalità e sacrificio pagato anche con la propria vita, hanno onorato il lavoro delle professioni sanitarie, un ricordo, un omaggio inoltre a tutti coloro che da volontari si sono adoperati in un lavoro oscuro ma prezioso in quei giorni bui e dolorosi. Un giorno per non dimenticare e riaffermare quanto grande sia l’importanza della professione medica e delle professioni sanitarie. Del resto come si possono dimenticare quei visi stressati da turni infiniti di lavoro, piegati da tanto dolore, e i tanti morti su quei carri funebri che quasi li “umiliavano”. Queste professioni sono alla base dei diritti costituzionali e abbracciano in toto l’essere umano a garanzia del diritto alla salute, all’uguaglianza, condivisi inoltre nei valori comuni e identitari. E’ un atto dovuto che rende merito ai tanti medici e operatori sanitari nella lotta al covid 19, infettati dal virus e deceduti, senza che mai nessuno nonostante tutto arretrasse di un passo e abbandonasse di un solo istante la prima linea, la solitudine dei propri ambulatori di medicina generale, la trincea infernale delle rianimazioni, delle aree di emergenza, e dei reparti covid. A noi non resta altro che tenere scolpito nella memoria il ricordo di quei 313 medici e odontoiatri che insieme ad un altrettanto numero elevato di infermieri e volontari hanno perso la vita a causa del covid e di tutti quelli che dall’inizio della pandemia si sono contagiati, figure illuminate di Uomini e Donne vittime della loro passione professionale e del loro immenso altruismo. Oggi a distanza di mesi dal quel fatidico inizio, quando tutto sembrava finito, e dolore e morte impietrivano le umane coscienze, si è passati da una eccessiva esaltazione delle figure sanitarie paragonate ad angeli e ad eroi, a riconsiderarle pericolosi untori, impostori, approfittatori, assoldati alla cosiddetta dittatura sanitaria. Allora è proprio vero, come diceva Totò De Curtis in una sua poesia, che “La bestia umana è un animale ingrato”. Quella breve parentesi aurea che sembrava aver fortemente rinsaldato il rapporto tra cittadini e operatori sanitari è così desolatamente deflagrata sotto il susseguirsi nel corso dei mesi di vili aggressioni a medici e infermieri, vittime predestinate e facile bersaglio, considerati responsabili di ogni stortura che appartiene al mondo della sanità, quella sanità vittima a sua volta della gestione politico clientelare e della colpevole riduzione della spesa pubblica. Il passaggio da “Eroi” a “Martiri” è stato breve e occorre un deciso cambio di passo contro ogni forma di violenza perpetrata nei confronti dei “Camici bianchi”. Infatti il deserto esistenziale delle coscienze, la rabbia e il disagio sociale trovano sfogo nelle offese, nel linciaggio morale, anche dietro l’anonimato del web. La sopraffazione, la violenza legata spesso all’ignoranza hanno preso il posto alla riconoscenza e alla solidarietà, rappresentando il quadro lampante di una società malata. Ci si chiede allora a cosa sia servito il sacrificio di queste vite spezzate dalla virulenza letale del covid 19 quando il consenso dei cittadini viene sempre meno? Cosa diremo ai familiari, alle mogli/mariti, ai figli di questi “eroi” dei nostri tempi, e cosa avremo da trasmettere alle nuovi generazioni, ad altri giovani medici testimoni principali per potere intraprendere quella strada avvincente costellata di tanta umanità legata alla professione sanitaria?
Questo articolo è una presa d’atto dell’attuale realtà.
Degli sciacalli, ertisi a santoni, sobillano alla violenza una minoranza di disagiati confusi, impauriti, psicologicamente instabili, facili prede di plagio mentale. Al male fisico verso chi è deputato a curare i sofferenti uniscono il dolore anestetizzato su se stessi.
Questa pandemia ha fatto cernita, all’interno del popolo, dei rifiuti umani di propria sponte.
La presenza delle figure legate al mondo della medicina in senso esteso è indice del grado di civiltà raggiunto da un popolo.
Ripudiarli è un atto di regressione al mondo cavernicolo.
E gli esempi di soggetti impermeabili alla logica e al ragionamento abbondano anche su questo blog.
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Se questo è il grado di civiltà raggiunto dai pezzi di m3rd4 come te, viva i CAVERNICOLI!
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“E gli esempi di soggetti impermeabili alla logica e al ragionamento abbondano anche su questo blog”.
Ti sei messo davanti allo specchio e finalmente hai capito che pezzo di m…. sei?
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Toh, parli d’ignoranza e spuntano i suoi epigoni.
Non vi disturbate quando venite chiamati in causa anche senza nominarvi singolarmente.
Naturalmente mi attaccate SUL PERSONALE ma evitate, come vostra consuetudine, di commentare nel merito dell’articolo.
Sono giuste le mazzate che le bestie della vostra tribù elargiscono a medici e infermieri?
Rispondete a questa domanda se ne avreste il coraggio.
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“Rispondete a questa domanda se ne AVRESTE il coraggio.”:
Ah ah ah!
Avercelo il tuo di “coraggio”: che invidia…
Ah ah ah!
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