(Giuseppe Di Maio) – Sarà interessante leggere per intero la sentenza, sarà curioso sapere dove la nostra Costituzione offre e garantisce “la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana…” così come ha pubblicato l’ufficio stampa della Consulta. E una volta conosciuti i voli paradigmatici dei 15 efori, bisognerà allora mettersi d’accordo su che cosa è “tutela minima della vita”. Poiché di certo non è salvaguardia dell’ambiente educativo e familiare, non è garanzia dell’istruzione, né sicurezza del diritto al lavoro, alla salute, e meno che mai alla giustizia. E se non è questo, allora vita umana è uguale a vita biologica elementare che tiene in ostaggio un residuale cervello, un disperato pensiero. Una condizione in cui dovrebbero assolutamente coincidere libertà e morte. Giacché, se nemmeno la vita è nostra (il corpo che la consente, la volontà che la esprime), che cos’è nostro? La vera domanda è: qual è il diritto minimo di proprietà, esiste una dimensione del tutto personale oltre quelle private e pubbliche?

Sottoporre a referendum l’omicidio del consenziente è un’operazione che suscita mille contraddizioni nell’elettorato. Ma siccome non è una misura obbligatoria bisognerebbe avere almeno la libertà di avvalersene senza impedimenti di legge. Eppure, proprio da chi strepita per i provvedimenti liberticidi del governo si alza il maggior plauso per la decisione della Consulta. Meloni approva la bocciatura del referendum, sicuramente in nome della tradizione cristiana e cattolica. Anche lei reputa sacra e irrinunciabile la vita quale dono di Dio. Ma stranamente questo nostro Dio ci fa solo regali che piacciono al padrone. Sì, il vero signore, cioè quello terreno, non sopporterebbe mai che gli schiavi lascino il recinto di loro volontà, che diventi una moda liberarsi all’occorrenza da un carcere sgradito.

Gli estremi guardiani della disuguaglianza tengono ancora per la gola la volontà popolare. Sono pronti a bocciare leggi su tasse, stipendi e privilegi che riducano le disparità tra i cittadini. Sono attenti alle asinate dei politici quando producono riforme suicide per il loro predominio, come fu quella dell’Italicum, la riforma elettorale di Renzi. La Corte Costituzionale è sempre più nemica della democrazia, tanto da costituire un’eccezione italiana, specie per l’entità delle retribuzioni. Il necessario contrappeso previsto dai padri costituenti è tempo che sia riformato, o abolito. Nell’attesa, dopo mezzo secolo di dibattito su inizio e fine vita, possiamo sempre sperare in Letta junior, che ha promesso di scrivere una legge sull’eutanasia insieme alle sue bande democratiche.