(Bartolomeo Prinzivalli) – Care italiane, cari italiani, “carissimi” onorevoli, picciotti, come potete ben vedere sono di nuovo qua, davanti a voi tutti, per rinnovare il giuramento che avevo più volte dichiarato di non voler ripetere, sia per stanchezza che per lasciare spazio ad altre figure più motivate. La mia presenza qui non deriva da un ripensamento, da nostalgia né dal desiderio di completare un percorso, bensì dalla necessità di interrompere lo spettacolo indecoroso tenutosi alla Camera in questa settimana, fatto di veti, rose bruciate, accordi, imposizioni e tradimenti, il tutto davanti ad un popolo stremato da pandemia e caro bollette. “Questa è la politica”, diranno alcuni, questione di priorità invece ritengo io.

La verità è che tutto dovesse rimanere esattamente com’era, in questa sorta di strano equilibrio, e per far ciò, perché tutti restassero seduti al proprio comodo posto, il presidente Draghi avrebbe dovuto occupare ancora Palazzo Chigi ed un aspirante pensionato, che aveva già salutato ogni individuo incontrato in questi sette lunghi anni, avrebbe dovuto rimangiarsi ogni proposito e rassegnarsi ad andare avanti al Quirinale, per altri sette anni diranno alcuni ma, credetemi, saranno molti di meno.

Adesso hanno ottenuto ciò che volevano e mi applaudono, si alzano in piedi, mi interrompono; farebbero lo stesso anche se gli sputassi in faccia uno ad uno, talmente sollevati dallo scampato pericolo di perdere ciò a cui tenevano più al mondo, potrei anche insultarli e le mie parole gli scivolerebbero addosso, ma non è nel mio stile, sono fortunati anche in questo. Dovrebbero vergognarsi invece mi vergogno io per loro.

C’è molto da fare, la situazione nel paese reale è pesante, stiamo lentamente venendo fuori da un incubo gestito non benissimo, scegliendo una strada ritenuta l’unica possibile che probabilmente ha ottenuto dei risultati, ma al prezzo di metterci gli uno contro gli altri, dove come sempre c’è chi ne ha giovato, chi ci ha speculato e chi ha pagato con ciò che aveva di più caro. Ne saremmo dovuti uscire migliori, ma nei fatti non è così. Come se non bastasse anche i costi eccessivi di materie prime ed energia metteranno a dura prova le finanze di ogni famiglia, ognuno sarà costretto a rinunce, nonostante i dati del Pil dicano il contrario, a riprova che parametri e realtà sovente osservino panorami differenti. Potrei parlare di lavoro, giovani, ecologia, giustizia e continuare a ricevere applausi da quest’aula sorda, ma neanch’io posso essere esente da critiche. Negli anni ho firmato ogni cosa: in alcune ho creduto davvero, in altre, ammetto con rammarico, sono stato debole.

La mia unica speranza è la fiducia in questa nazione e nel suo popolo, capace di superare nel corso della storia eventi drammatici con spirito di sacrificio e caparbietà, voglio e devo credere che ci riusciremo anche stavolta, nonostante i pessimi esempi. Siamo un popolo che nelle difficoltà ha dimostrato di saper dare il meglio, di conoscere il significato di parole come solidarietà, fratellanza, dignità. Provate in ogni modo a diventare persone migliori, io cercherò di fare lo stesso e meritare il vostro rispetto.

Viva la democrazia, viva l’Italia…