
(Carlo Petrini – La Stampa) – Con l’accentuarsi dell’emergenza climatica, la siccità rischia di passare dall’essere una crisi saltuaria, a una problematica cronica. Nello scorso anno le Nazioni Unite non si erano risparmiate nel definire questo fenomeno «la prossima pandemia mondiale per la quale non esistono vaccini».
Attualmente la siccità colpisce già circa 1,5 miliardi di persone, ma secondo le stime, al 2030, il 40% della popolazione mondiale sarà soggetta a condizioni di stress idrico. Dati che giustificano i toni di allarme utilizzati e che dovrebbero essere da stimolo per azioni di adattamento e mitigazione.
Lo dico con ancora più convinzione da persona che vive in un territorio particolarmente vulnerabile sotto questo punto di vista. I climatologici infatti si riferiscono al bacino del Mediterraneo indicandolo come un hot spot dei cambiamenti climatici; dove eventi estremi quali bombe d’acqua, ondate di calore e siccità si possono verificare con maggiore probabilità e intensità.
Limitandoci al fenomeno della siccità e al 2021: i dati riportano un deficit idrico che ha pervaso quasi tutte le regioni della nostra Penisola. Con l’anno nuovo poi, purtroppo la situazione non è migliorata. In Piemonte non piove da 50 giorni, il livello dei bacini fluviali e lacustri è sceso al di sotto delle medie storiche del periodo e le montagne sono prive di neve.
Quella che sta diventando una cronica mancanza d’acqua è un chiaro sintomo di un andamento climatico anomalo e di un’emergenza climatica che condiziona sempre più le nostre vite.
Il prezzo più alto ancora una volta viene pagato da coloro che dipendono dal lavoro agricolo, settore legato a doppio filo all’acqua che è essenziale per lo sviluppo di qualsiasi coltura (secondo uno studio della Coldiretti la mancanza di pioggia genera una perdita economica di un miliardo di euro annui).
Ma anche chi vive in città, e che non si sente direttamente toccato dal problema (o quantomeno non lo è dal punto di vista economico), ne è in realtà vittima a causa del peggioramento della qualità dell’aria legato alle scarse precipitazioni.
Di fronte a questa situazione appare oltremodo evidente la necessità di adottare misure volte a contrastare i danni che tale mancanza comporta. A livello macro sarebbe utile che venisse approvato il piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici.
Un documento che è in fase di approvazione dal 2018 e che permetterebbe di indirizzare sapientemente le risorse del Pnrr verso interventi di adattamento e mitigazione. Tra i primi vanno annoverati il potenziamento del riutilizzo dell’acqua piovana – ad oggi si attesta a un misero 11% – e l’urgente ristrutturazione della rete idrica nazionale dove oggi viene perso il 42% dell’acqua immessa.
Sul fronte della mitigazione risulta invece essenziale mettere in atto quelle che vengono definite come «soluzioni basate sulla natura»; ossia che preservano e ripristinano l’ecosistema.
Tra queste vorrei citare la coltivazione di varietà vegetali locali che essendosi co-evolute con il territorio necessitano di meno input esterni, tra cui l’acqua. Il ricorso a pratiche agricole rigenerative che mantengono il suolo vivo e permeabile.
E ancora, la realizzazione di aree verdi nelle città, che anche in mancanza di acqua contribuirebbero a mantenere bassi i livelli di inquinamento. Siamo ancora in tempo per fare i conti con la realtà e evitare così i risvolti più drammatici. Le soluzioni ci sono, e sono molte; occorre renderle concrete.
La busiarda (come viene definito questo giornale a Torino) 😆 😆😆😆 ma va a leccare il pil-u agli Elpkann
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Presto! Lockdown, coprifuoco e water pass rafforzato!
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E nella realtà rovesciata in cui viviamo chi più avrà sprecato acqua più verrà premiato!!!
Dai… vacciniamo la terra, è l unica cura!!
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“E ancora, la realizzazione di aree verdi nelle città, che anche in mancanza di acqua contribuirebbero
a mantenere bassi i livelli di inquinamento.”
le basi, mancano le basi
sapranno pure i congiuntivi, forse, ma tutto il resto è nebbia in val padana
1) il verde non abbatte l’inquinamento, al massimo assorbe CO2 e libera ossigeno, ma gli inquinanti
li sono e li rimangono, anzi, il verde l’ammazzano, polveri sottili comprese
2) il verde senza acqua, a casa mia, si secca e diventa prima sterpaglia e poi solo rami secchi e terra arida
se vuoi il verde devi avere l’acqua, lo sanno bene a Las Vegas (tutto lo stato in realtà) dove vietano
il verde inutile e pure annaffiare i giardini è controllato se non proprio proibito.
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E tu parli di basi Marco Boh?
Las Vegas l’hanno fondata in un DESERTO, non in una pianura come la Padan(i)a.
E il verde ha la capacità di portare dei cambiamenti al clima locale, per questo le foreste pluviali rischiano di schiantarsi a causa della deforestazione, ma per questo più che da noi, bsognerebbe intervenire dal BOLSO NAZISTA brasliano, come anche dire qualche parolina agli australiani di MORRISON, quello stato tanto ganzo contro Djoko, ma che è l’unico tra quelli ‘sviluppati’ ad avere un problema di DISBOSCAMENTO colossale.
E ovviamente, le multinazionali che razziano terreno in Congo, Madagascar, Indonesia ecc ecc.
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Pessima compilazione dei tuoi gangli mentali. Il verde pubblico e’ un diritto della cittadinanza. I quartieri piu’ “ricchi” hanno piu’ verde pubblico dei quartieri “poveri”. Nessuno ha detto che l’agricoltura biologica “fa piubbene” e nessuno degno di ascolto ha detto piu’ verde pubblico=meno inquinamento qui e subito. Si tratta di “marcatori”, azioni e diffusione di informazioni volte a favorire la permanenza di verde pubblico per la semplice ragione che piu’ verde pubblico e le politiche urbanistiche conseguenti migliorano la qualita’ della vita. Si tratta di scommettere sul “circolo virtuoso”. Tutta roba detta scritta e ignorata dagli anni ’60.
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Poi le cavallette e pioveranno rane. Per fortuna c’è chi ci spalancherà le acque…
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In Australia innondazioni everywhere.
Mai visto tanta acq.
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Si ok, ma tra acqua e acqua potabile c’è una differenza non da poco.
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Leggo i commenti e non posso non notare che il popolino ignorante e menefreghista emerge sempre quando si tratta di fare qualcosa per porre un qualche rimedio, se pure piccolo, alla catastrofe che minaccia il pianeta, ma non c’è nulla da fare, nessuno intende cambiare il proprio stile di vita fatto di consumo, spreco e attività deleterie per l’ambiente, anzi si vantano della loro ignoranza deridendo chi propone soluzioni necessarie che richiedono una qualche rinuncia.
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Spero, per lui, che chi sarcasticamente commenta questi argomenti, abbia piu’ di 100 anni, perche’ di cose brutte ne vedra’ parecchio, anche tenendo gli occhi chiusi.
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Quello che mi fa sorridere sono le immancabili parole che accompagnano notizie di questo genere:
Es: “La più grande siccità dal…1999”
Oppure “”L’ estate più calda dal … 2013”
O anche “L’ inverno più piovoso dal …1965”
Ecc…
Ma se nel 60 anni fa, o 20, o 7 o… stavano peggio, che “evento eccezionale” è questo?
Come i “numeri” del Covid: stesso discorso.
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Stai dicendo fregnacce, non solo: stai propagando il giannilettismo che sottende ai tuoi valori. Una persona sana se ne infischia dei titoli giornalistici, una persona sana sa che le rilevazioni sono in corso da troppi anni per essere prese sottogamba.
Tu che fai nella vita, vendi glicofene ai contadini malgasci?
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Ennio, mi rilegga senza il solito odio:
“Quello che mi fa sorridere sono le immancabili parole che accompagnano le notizie di questo genere”.
Solamente una annotazione di colore. Ci faccia caso, il più delle volte dicono così.
Non le è ancora venuta un’ulcera con tutto il veleno che ha in corpo?
Mi scusi, ma quando e troppo è troppo…
Comunque tranquillo, presto spero di ricominciare a lavorare in presenza e allora non mi leggerà più.
Ormai, col green pass “infinito” saremo tutti immortali. Speriamo però che funzioni così non solo in Italia.
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