
(Giuseppe Di Maio) – In fin dei conti, se non fosse per quei 5 punti della “carta dei principi e dei valori” (tributo alle originarie stelle che Conte ha fatto ingoiare alla masnada di pazzi furiosi con ambizioni da tribuni), avrei già lasciato questa caldaia di contraddizioni. La tesi più azzeccata sulle difficoltà di eleggere il Capo dello Stato è che la fine del bipolarismo ha reso impossibile costituire una maggioranza certa alla 4° votazione. La colpa dunque, è dei 5 stelle.
Eppure stavolta a fallire sono state le leadership, perché non sono più quelle che decidono la durata della legislatura. Anche se ai leader spetterà la composizione delle liste nella prossima tornata elettorale, i posti saranno così esigui che non vi sarà spazio per tutti. Perciò, meglio accontentarsi di quello che si ha in mano. Eh sì, cari miei, questa è la democrazia rappresentativa, e nemmeno il metodo Rousseau è riuscito a scongiurare che fosse ostaggio dell’interesse privato. Nemmeno? Forse soprattutto. La gente selezionata da un meccanismo impersonale non si è sentita vincolata a niente e a nessuno, tranne che alla propria capacità di raccogliere simpatie per essere designata come portavoce. I vecchi partiti hanno tutta una catena di rapporti per controllare un candidato; il M5S, con delegati gli uni agli altri sconosciuti, si è trovato un pattuglione amorfo e indisciplinato, incapace di un progetto condiviso. Grillo ha fatto finta di non averlo capito, perché non era capace di porvi rimedio.
Ma una delle buone intuizioni del genovese è stata il limite dei due mandati. Un rappresentante del popolo, dopo una certa permanenza nelle istituzioni, corrompe la sua originaria missione. Questo perché le deputazioni vivono in un ambiente padronale lontane dal senso e dagli interessi comuni. Per molti grillini si avvicina la fine dell’ultimo mandato. La democrazia digitale, che speravamo potesse estendersi alla formazione delle idee e delle regole, ha avuto rinomanza solo per la selezione della classe dirigente. Lontano dal mandato popolare e al chiuso dei palazzi istituzionali il dibattito politico ha abbracciato motivi privati. Ecco, allora, che anche un leader si può corrompere. Di Maio elogia i Draghi e i Mattarella, come se la pratica di governo gli avesse svelato una verità che da nudo cittadino ignorava. Eppure, tutto il vangelo a 5 stelle si poggia sulla rivalutazione del senso comune; eppure era da questo senso che veniva la ragione di Luigi nelle istituzioni.
Invece, ha sconfessato tutto. Si oppone a Conte e alla decisione della rete, come se oltre le mura del palazzo non vi fosse più nulla. Non era forse il M5S il luogo che ammetteva solo correnti dialettiche e non reali opposizioni? Non doveva essere uno strumento univoco della volontà popolare? Nessuno di noi ha mai voluto accettare posizioni eccentriche, specie se partite da mezze calzette che in nome della libertà non si tagliano più lo stipendio. Nel Movimento domina la prassi non i battibecchi, le decisioni di gruppo non le posizioni isolate, l’obbedienza non la libertà di mandato. Non te l’ha detto nessuno Di Maio? Stai segnando la fine del Movimento incalzato dall’ansia di cercare un lavoro. Da ora in poi potrai fare solo danni. Vattene!
Sono d’accordo sull’ultimo periodo.
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“La gente selezionata da un meccanismo impersonale non si è sentita vincolata a niente e a nessuno, tranne che alla propria capacità di raccogliere simpatie per essere designata come portavoce. ”
Da pensarci su.
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Sì, speriamo se ne vada!! E con lui i suoi seguaci.. la base se interpellata, credo lo farebbe uscire immediatamente!! Purtroppo l’involuzione del “signorino”, si è manifestata ancor prima della fine del secondo mandato.. ora moltissimi lo additano e criticano pesantemente, credo lo meriti ampiamente, è pur vero che la politica fagocita, sì fagocita chi però, è ambizioso in modo “indecente”, chi si nutre di essa, l’ambizione appunto.. è la natura umana comunque, poche menti eccelse riescono a rimanere sempre coerenti ai propri principi, fedeli al proprio pensiero, è così non c’è nulla da fare.. triste amarissimo epilogo di un sogno, già in atto ed ora ancor più palese, più crudo e doloroso.. ricordare i momenti esaltanti ed ora guardare lo sfacelo totale.. in chi può confidare il popolo della base, sempre più scarno oramai? A chi dobbiamo guardare con fiducia affinché si possa sperare in un cambiamento vero per una società italiana migliore? Tutte le nostre speranze si stanno sciogliendo come neve al sole, speriamo che qualcuno trovi la forza di ritornare in campo, dovrà essere coraggioso oltre che arrabbiato!! La fame di giustizia dovrà alimentare il suo coraggio!! l’Italia ne ha bisogno!! Ora anche di più..
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Scusate l’ OT ma Infosannio si occupa solo delle solite “miserie interne”? il Canada e’ in pieno caos ad esempio, che tutto il mainstream faccia lo struzzo non mi meraviglia, MA VOI?
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La ringrazio per la segnalazione ma “giustamente” non trovo molto a riguardo caos/Canada, ha qualche indicazione più precisa da fornire oltre : https://www.corriere.ca/canada/caos-accuse-e-veleni-a-ottawa-si-riparte-da-dove-eravamo-rimasti/
?
Grazie
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Io sto parlando di questo, non serve il disegnino vero?….https://www.youtube.com/watch?v=I1A8ifjxweo
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“una delle buone intuizioni del genovese è stata il limite dei due mandati”
Posso sbagliarmi ma credo che questa intuizione come tutte le altre fossero ascrivibili a Gianroberto Casaleggio.
Tant’è che dopo la sua morte il Movimento ha vissuto per un periodo di rendita, per poi dilapidarla più o meno rapidamente durante la gestione del solo Grillo, Di Maio e Crimi.
A proposito del sen. Crimi, qualcuno ha sue notizie? É espatriato? Si è arroccato nel castello di Brescia? Rapito dagli alieni? Sta riguardando in loop lo streaming con la Lombardi come si fa con le vecchie foto di famiglia?
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Giancarlo Selmi
SO’ DE COCCIO
Cinque giorni fa Conte dichiara ufficialmente, lo fa davanti ad un miliardo di microfoni, in diretta televisiva interplanetaria, la principale linea del Movimento 5 Stelle: “Draghi deve rimanere dov’è”. Perentorio. Ricordate il fuori onda di Mentana? Fu, a detta di quelli che di politica masticano qualcosa, un capolavoro di tattica. Prese in mano il boccino, lasciando il cerino acceso nelle mani degli altri.
Non aveva fatto i conti con i due renzi. Il primo, il legittimo portatore del cognome, bomba nota da disinnescare, il secondo operante sotto lo pseudonimo di Di Maio, molto più pericoloso perché operante sotto copertura. Il primo sostenitore di Casini, Draghi o, come extrema ratio, Mattarella. Il secondo, sostenitore di Draghi, Draghi o come extrema ratio, chiunque non fosse gradito a Conte, ivi compreso il rag. Camillo Cioccinciò, qualora esistesse. Il secondo si era già fatto notare in una febbrile attività di incontri, nei quali avrebbe promesso di tutto a tutti. Questo lo dice Travaglio e potrebbe anche non essere vero. Ma visto che fino ad ora il buon Travaglio ci ha azzeccato sempre, rimane il maleficio del dubbio.
E, quindi, dopo la dichiarazione di Conte che segava, di fatto, la candidatura di Draghi, appaiono il giorno dopo, come per incanto, 166 parlamentari, dei quali molti seduti nei seggi dei cinque stelle, che, abracadabra, cominciano a votare Mattarella. Un fulmine a ciel sereno che, qualcuno dei cinque stelle intervistato da Celata per strada (lo stesso che gioiva dietro a Di Maio e veniva complimentato dallo stesso, nella famosa intervista post elezione di Matt) giustificava con il fatto che si fosse lasciata “libertà di coscienza”. Una cosa strana: non era in gioco nulla, ancora, eppure le disposizioni, secondo questo fenomeno, erano di votare scheda bianca o libertà di coscienza. Mah… Sospettissimo, ed io lo scrissi. Scrissi che servisse a contarsi, ma era di più. Era una strategia concordata con altri (non escludo Letta o i renziani del PD) per tenere in caldo la “extrema ratio” Mattarella, qualora le cose avessero preso strade non gradite.
Il resto lo conosciamo a memoria. Il comunicato che attaccava Conte per aver dato l’annuncio della Belloni (cosa che, per altro, Conte non ha mai fatto), che servì a segare la candidatura della stessa. La strana vicinanza a Guerini ed alla Lorenzin. Le frasi sfuggite e captate dai giornalisti, mai smentite, anche se molti si ostinano ad asserire il contrario. Le grida di giubilo e gli abbracci seguiti alla elezione di Mattarella, le dichiarazioni livorose contro Conte, il j’accuse contro lo stesso, ribadendo il falso, la menzogna di un presunto sputtanamento di candidature non concordate. Cosa mai avvenuta. E, poi, non concordate con chi? Con lui? E lui chi cacchio è? Infine: usare il telefono mai? Per ultima lo straordinario aiuto e la incessante attività a supporto dell’elezione di Matt offerti dal lucertolone, gli ultimi due giorni.
Non parlo di Letta, sputtanato da Salvini, nell’unica volta che Salvini mi è stato simpatico (cosa che mi ha procurato seri problemi di digestione). Non si può parlare del nulla. Quindi: Letta chi?
Quelli che non vogliono vedere, capire o sentire, non c’è nulla da fare. SO’ DE COCCIO.
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@viviana
“… le dichiarazioni livorose contro Conte, il j’accuse contro lo stesso, ribadendo il falso, la menzogna di un presunto sputtanamento di candidature non concordate. Cosa mai avvenuta. E, poi, non concordate con chi? Con lui? E lui chi cacchio è?”
Me lo sono chiesta anch’io. DM si è comportato esattamente come se il capo delle truppe fosse lui!
E Conte, allora, che cosa sarebbe? Il diplomatico/ambasciator che non porta pena…che tra l’altro la porta, venendo cazziato se osa accennare ad un risultato non condiviso dal leader che l’ha incaricato? 🤬
“Era una strategia concordata con altri (non escludo Letta o i renziani del PD) per tenere in caldo la “extrema ratio” Mattarella, qualora le cose avessero preso strade non gradite.”
Io continuo a farmi la stessa domanda: l’aver votato Mattarella, in modo crescente, per tutta la settimana, l’ha tenuto in caldo… mentre votare la MEACSMVDM, non raggiungendo il quorum, o addirittura solo accennare alle caratteristiche ottime della Belloni, senza nemmeno nominarla, è equivalso a bruciarle.
Devo dedurre che certi “fuochi” scaldano gli uomini…e bruciano le donne!
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Togliere i soldi alla politica, è l’unico modo per essere sicuri che, quelli che vi si dedicano, lo facciano veramente per passione e per il bene del paese e non per un tornaconto personale.
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Proprio perché ha ragione, caro lucapas, proprio perché è così, NON accadrà mai!
E ciò è il più grande insulto, in tutti i sensi, nei confronti dei più bisognosi, quelli che si voleva tanto tutelare….. quelli che non si doveva lasciare indietro.
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@lucapas
Così potrebbero fare politica solo i benestanti…ma diciamo che uno stipendio essenziale, paragonabile ad altri impieghi, sarebbe più opportuno.
Il M5S ha cercato di ovviare col versamento di parte del proprio stipendio, ma molti furbastri hanno aggirato l’ostacolo, dapprima autoesimendosi, quindi passando almisto o ad altri partiti meno esigenti…
Secondo me, il misto dovrebbe essere eliminato. O metti la faccia saltando il fosso verso un’altro lido o te ne vai a casa.
Tra l’altro, il misto ha creato non pochi inconvenienti, in questa votazione: bacino di campagne acquisti per eccellenza, come minimo terra incognita…
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@Anail,
sono d’accordo, chi esce dalla linea del partito non dovrebbe andare nel misto, ma
dovrebbe andare a rimettere il mandato agli elettori , che unici hanno il diritto dovere di confermarli o cassarli.
Anche la linea del partito non dovrebbe essere ondivaga, ma il più possibile coerente con il programma con cui ci si presenta agli elettori.
Lo stipendio dei parlamentari dovrebbe essere commisurato alla media degli altri stati europei.
Gianni
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Gianni, concordo assolutamente.
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Buttarlo fuori il figlio illegittimo di Andreotti.Invito indirizzato al m5s
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https://www.youtube.com/watch?v=kBiny8Oj6To
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Pierfranco Pellizzetti
POLITICA
– 31 GENNAIO 2022
Elisabetta Belloni e la colpa di essere aliena al Garden Club della politica politicante
La grottesca partita a “ciapa no” (la variante del tresette a perdere: vince chi riesce a incassare meno mani) giocata questi sei giorni di ordinaria follia attorno alla suprema carica dello Stato, lascia il gusto di sentimenti contrastanti. A parte la tenerezza che oggi suscita l’aria da cane bastonato del solitamente detestabile Matteo Salvini, dopo aver preteso di svolgere un ruolo costituente da Padre della Patria fuori dalla sua portata, lui che sa recitare solo la parte del Rodomonte da campagna elettorale; prevale la profonda delusione per come è stata silurata non la candidatura di una donna, ma di “quella” donna. Oltre all’orrore per le miserie portate alla luce dal fatto specifico e generale, picco abissale nel definitivo sprofondamento di un ceto politico al di sotto di qualunque livello di decenza.
Francamente non conosco Elisabetta Belloni e trovavo in qualche misura disturbante il bollino “servizi segreti” che la segna da alcuni mesi, dopo aver ricoperto ben altre cariche al servizio dello Stato, registrate da un curriculum di tutto rispetto. Comunque – grazie alle informazioni disponibili – risultava chiaro “oltre ogni ragionevole dubbio” che con la Dottoressa Belloni avevamo finalmente trovato la candidatura alla Presidenza della Repubblica di una donna che non aveva niente a che spartire con le caricature di maschietto (opportunista, carrierista, affarista) che sino a quel momento ci erano state propinate come incarnazione della svolta al femminile. La Casellati merletti, falpalà e voli a spese del contribuente, la Cartabia mente giuridica da regime di matrice Comunione e Liberazione.
Dunque la figura di una donna eccellente, vittima di femminicidio politico virtuale per la stessa ragione inconfessabile con cui dodici mesi fa era stato killerato il suo unico, vero, sponsor privo di secondi fini: Giuseppe Conte, accomunato alla Belloni dal marchio d’infamia di non appartenere al Garden Club, il circolo riservato dove i membri della corporazione del potere partitico si scambiano favori e si puntellano reciprocamente. I presidiatori dei privilegi castali della politica politicante che sono balzati su come un sol uomo all’annuncio intollerabile che nel loro giardinetto poteva arrivare un’aliena a disturbare le manovre. Scatenando una reazione identica seppure diversa nelle modalità, a seconda dei rispettivi profili caratteriali.
Il pretino Enrico Letta praticando la doppia verità ipocrita del qui lo dico e qui lo nego, per cui si finge l’apertura inserendo nella propria rosa papabili il corpo estraneo (a dimostrazione di democraticità, politicamente corretto, femminismo di maniera da quote rosa) per poi rimangiarsi la mossa tattica quando questa potrebbe dimostrarsi foriera di esiti positivi. Altri hanno preferito boicottare nell’ombra e senza lasciare le proprie impronte digitali, da bravi usufruttuari della rendita di posizione ministeriale. Gente ingiustificatamente pretenziosa come i Dario Franceschini o gli Andrea Orlando, la cui unica ragione per cui possono essere presi in considerazione si circoscrive alla poltrona che occupano (e probabilmente sono stati loro a ispirare la celebre massima di Michel de Montaigne: “anche sul più alto trono del mondo non siamo seduti che sul nostro culo”).
Fermo restando che la massima evidenza delle inconfessabili motivazioni di fondo contrarie al successo della candidatura irrituale ci è stata fornita dal massimo campione della spudoratezza insita nel professionismo politico: il Matteo Renzi d’Arabia, che la sera di venerdì si precipitava in ogni talk show per denunciare con aria compunta e sguardo severo l’affacciarsi sulla scena di una 007 in gonnella (che in realtà si occupa di informazione e sicurezza). A suo dire una sgrammaticatura istituzionale per la sua sensibilità di senatore della Repubblica a libro paga dei tagliagole di Riad.
Mentre esprimeva analogo sdegno – questa volta con riferimento al decoro istituzionale, lui passato alla storia per aver annunciato una procedura di impeachment contro il Presidente della Repubblica – il socio junior del solito Garden Club Luigi Di Maio, il vero miracolato dell’epopea grillina, cui l’effetto poltrona notabilizzante (garantita dalla permanenza di Draghi a Palazzo Chigi) ha fatto emergere tratti salienti del genius loci natio: il doroteismo partenopeo della famiglia Gava con propaggini campane dell’andreottismo alla Cirino Pomicino.
Davvero uno spettacolo miserevole di gente aggrappata alle proprie immunità e franchigie, che tuttavia potrebbe minacciarne i giorni sereni di maggiorenti nell’Ancien Règime della Seconda Repubblica, avendone portato alla luce tutta la loro vanitosa inettitudine. E – come diceva Tocqueville – “via via che il potere desiste dai suoi compiti, i suoi privilegi finiscono per l’apparire ingiustificati e incomprensibili”. Né sembrano protezioni sufficienti di tali vantaggi stridenti della corporazione le figure di garanzia del fu Migliore marginalizzato Mario Draghi e del tentennante presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Nubi tempestose si addensano.
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Giancarlo Selmi….un mito! !! In effetti credo anch’io che Salvini sia stato sincero quando ha dichiarato ” Letta e Conte mi hanno proposto la Belloni, io sono uscito dall’ ufficio di Conte, per consultare gli alleati; poi sono rientrato dicendo che c’era l accordo” sulla Belloni, non su una rosa di nomi come sostiene Letta per cui la candidata era compatibile, ma si però anche…..allora perché ha proposto la Belloni ? Perché Bettini una settimana fa ha fatto il nome della Belloni alla trasmissione in Onda? Non Conte, ma Bettini del PD! La realtà che non si vuol vedere è che la Belloni come chiunque altro candidato, andava bene fino a quando avesse poche possibilità, quando al contrario la possibilità di elezione è stata concreta, allora il vice di Renzi alla guida del PD, cioè Letta nipote, insieme al neoassunto alla corte dei miracoli renziana, cioè Di Maio, hanno bloccato qualsiasi candidatura, ripiegando velocemente sotto spinta ed indicazione di Draghi verso il Mattarella bis, tante volte il parlamento avesse ritrovato una botta di dignità ed onore tanto da osare di eleggere un PdR che non fosse Draghi, cui Conte aveva sbarrato la strada!
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però, diciamolo, se si fosse portato il nome di belloni al voto forse i peones controllati da renzusconi e il bibitaro non sarebbero bastati a non farla eleggere…!!!
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“Non Conte, ma Bettini del PD! ”
Alessandra, non dare credito a Bettini il “Gianni Letta” del PD.
Se Bettini voleva la Belloni , mercolledì giurava la Belloni come nuovo PDR
Le trame dei manipolatori sono infinite e quella di Bettini è la più subdola.
Il 17/01/2022 Bettini dichiarava: Conte non è un leader e io aggiungo ai suoi piedi (di Bettini)
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Di Maio (Luigi) è stato completamente plagiato dai funzionari della Farnesina, maestri del gioco delle tre carte, incantatori di allocchi, veri alfieri dell’antico regime (da buoni discepoli di Metternich). Il giovane è stato lobotomizzato e reso non innocuo ma necessario ai fini diabolici dei mandarini che vivono da decenni all’ombra del potere dei partiti. La politica estera è secondaria rispetto alla scalata degli uffici della capitale, al servizio del potente di turno. I 5 stelle minacciavano il mantenimento dello status quo, ma l’arrivo di Di Maio a Roma nord è stato una manna dal cielo. L’allocco è caduto nella rete e ha iniziato a ripetere come un pappagallo le frasi fatte dei funzionari diplomatici su “centro moderato”, “atlantismo” , “europeismo”, “import-export”, “eccellenze italiane”, “eni, saipem, impregilo” etc. etc…. Non c’è da stupirsi dunque per l’exploit democristiano degli ultimi giorni.
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Sulla sua pagina fb lo stanno chiamando “Di Mario”😎😎😎
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ROMANZO QUIRINALE…
Di Davide Serritella :
In queste ore Luigi Di Maio è attaccato per aver detto la #verità.
Ovvero che in questa settimana l’elezione del presidente della #Repubblica è stata evidentemente gestita malissimo.
Fare una dichiarazione sulla #Belloni senza interpellarci è stato un grande sgarbo, visto che in Aula avremmo votato noi parlamentari.
Ancor di più è stato ingenuo e da folli uscire con la notizia – appresso a #Salvini che fino a quel momento aveva sbagliato tutto!! – quando ancora non c’era vero accordo politico condiviso con gli altri.
Non si può fare.
Per questo ci siamo ritrovati in difficoltà e in imbarazzo, anche perché in questo modo la #Belloni è stata #bruciata come tutti gli altri!
Dare la colpa solo a Luigi è uno scaricare le responsabilità.
L’errore di Giuseppe è evidente ed è giusto che renda conto della questione, è normale sia così perché è il nostro capo. Non si senta offeso.
In tutto questo #Luigi ha avuto la forza di rimediare al pasticcio portando il Movimento sul nome del presidente #Mattarella, la carta meno pericolosa che ci restava.
Se tutto si fosse fatto con più scaltrezza a quest’ora magari avremmo avuto pure la Belloni, anche se c’è da dire che avere un dirigente dei Servizi Segreti al Quirinale sarebbe stato comunque un atto rischioso e da valutare con molta attenzione.
Oggi il #FattoQuotidiano, che aveva deciso lui che la Belloni dovesse essere la nuova Presidente della Repubblica due giorni prima (!!), fa il processo a Luigi Di Maio per intere pagine utilizzando tra l’altro pure Alessandro #DiBattista, che è ormai da tre anni fuori e non ha fatto altro che andarci contro.
Non sporcarsi le mani è facile, così come lo è non fare esattamente nulla.
Il punto, cari amici grillini, è che la politica è #intelligenza e #lavoro.
E se il #Movimento ha realizzato tutto ciò che vediamo oggi è soprattutto merito di Luigi Di Maio.
Il quale tra l’altro, lo voglio dire, ci risponde sempre al telefono e spinge sempre per le questioni più importanti. E’ affidabile e serio.
Gli attacchi che sta ricevendo sono l’evidenza che le persone non abbiano minimamente capito cosa sia successo, e non sanno neppure che tuttora è sempre un nostro punto di riferimento importante.
Abbiamo sempre sostenuto Conte e lo faremo ancora, ma ciò non toglie che meritiamo spiegazioni sul perché questa partita sia stata gestita così male.
Dopo tutto ciò mi vergognerei per tutte quelle persone che stanno insultando Luigi dopo tutto ciò che ha fatto per il Movimento. Luigi è il Movimento!
E vi ricordo che se Conte è dove è, è merito suo che ha rinunciato 2 volte a fare il PDC. E che se Conte e Grillo hanno fatto pace è solo merito suo.
Ma la riconoscenza non esiste, tanto quanto la lucidità di leggere i fatti, vedo.
Ora mi auguro che si chiarisca velocemente il tutto e che finisca immediatemente questa buffonata. C’è da lavorare…
#davideserritella
Alleluia brava gente!
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Davideserritella
Sei quello che guida il trenino oppure lo spinge.
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alla faccia dei pazzi con lo scolapasta in testa (eh JB)?
https://www.youtube.com/watch?v=PinW6Z6dSb4
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Animals
1977
Pink Floyd
Composta da: Roger Waters
Pigs on the wing (Part 1)
If you didn’t care what happened to me
And I didn’t care of you
We would zig-zag our way through the boredom and pain
Occasionally glancing up through the rain
Wondering which of the buggars to blame
And watching for pigs on the wing.
Maiali in volo (Parte 1)
Se a te non importasse di cosa mi succede,
E a me non importasse di te,
Faremmo zig zag a modo nostro tra la noia e il dolore
Di tanto in tanto alzando lo sguardo verso la pioggia
Chiedendoci quali sono i bastardi da incolpare
E stando all’erta ai maiali in volo.
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Perché scomodare i Pink Floyd?
Gli INSETTI DEL PODERE sono più che sufficienti.
Il ragno sa bene che si va al podere con schede firmate da prede
Incollate alle tele, ci sa fare, la vespa gli concede l′alveare:
“Abbiate fede, le cose stanno per cambiare”, vaneggia,
Vive in una reggia e cicaleggia ad oltranza comizi della sostanza di
Una scoreggia, mostra cimici, cita saggi e si pavoneggia,
Noi scarafaggi all’oscuro di ciò che maneggia,
Si ribella la formica rossa che rissa,
Con la nera che la manganella quando passa,
Come un fuco la sbattono in cella se scassa,
Specie se ha la cresta e non l′abbassa, la mosca verde,
Ebbra di merde, si perde spesso tra le stronzate del congresso,
Scarica le mosche tze tze nel cesso che
Nessuno può stare nel soggiorno senza permesso.
Vieni a vedere su vieni a vedere i meravigliosi insetti del podere e
Se ti chini, ma non riesci a vedere,
Tutto normale ti sono entrati nel sedere.
Vieni a vedere su vieni a vedere i meravigliosi insetti del podere e
Se ti chini, ma non riesci a vedere,
Tutto normale ti sono entrati nel…
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Pubblicato 30/01/2022
DI GIANCARLO SELMI
“È il momento che anche dentro il Movimento 5 Stelle si apra una profonda riflessione”. Lo ha detto Di Maio poco fa. Una dichiarazione di guerra a Conte, dopo il comunicato e gli accordi con Guerini per fare saltare la candidatura della Belloni, sputtanati dal Foglio.
Invito tutti a sentire la dichiarazione così come l’ho ascoltata io. Un livore non contenuto, non ha mai citato Conte, ha parlato di “fallimento” dei Leaders.
Ha detto che la soluzione si è trovata grazie all’intervento di Draghi ed ha salutato un parlamentare 5 stelle alle spalle, complimentandosi per il merito di aver votato Mattarella dalla prima seduta. Svelando finalmente il segreto.
Adesso tenetevelo stretto questo signore. Rappresenta plasticamente tutto quello che ho avversato nella mia vita, tutto quello che pensavo avversasse il Movimento. Mi accorgo con dolore che non è così.
Adesso si sta spellando le mani Cassese e tutto il codazzo. La simil-giornalista con gli occhiali fiammeggianti non si contiene. Benvenuto al nuovo statista. Il nuovo De Mita con i corsi di dizione. Parenzo lo accoglie fra i grandi. Bene, io non ci sto.
La presenza di Di Maio in qualunque partito sia, è incompatibile con la mia simpatia e con il mio voto. A quelli che vorranno scusarsi con me, accetterò volentieri le loro scuse. Su Di Maio avevo ragione. Ho avuto sempre ragione.
Che Conte scappi da quel covo di serpenti prima che sia troppo tardi.
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Se avessi tenuto conto di tutti gli insulti e le bannature quando denunciavo la doppiezza del bibitaro riempirei un intera pendrive di 32 Gb
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Ancora non capisco cosa ando a fare ( da ministro italiano in carica) in Francia ,
quando incontro’ i gilets jeaunes.
Gianni
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Magari per non ritrovarsi i gilet gialli italiani davanti casa sua con dei randelli in mano
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