
Il vero problema è la politica: nei casi gravi arrivano i tecnici che dovrebbero risolvere le questioni che non hanno risolto i politici.
Ora pare che domani possa essere eletta Elisabetta Belloni, capo del DIS. Molti politici e pennivendoli la considerano “il capo dei servizi segreti”. E per questo non può diventare capo dell’Italia (così Renzi questa sera).
Se proprio dovessimo sollevare problemi di ragioni istituzionali, allora, cominciamo a dire che è una vergogna che giudici e prefetti possano diventare parlamentari. Parliamo dei governatori, come Zingaretti, che assumono come dirigenti, mogli di influenti magistrati.
Il Dis non coordina, non controlla un bel niente di quello che fanno gli altri servizi di intelligence. È una vecchia storia. Serve solo per fornire la relazione semestrale che il capo del governo legge in Parlamento.
Il presidente della Repubblica non ha tutti i poteri che i pennivendoli continuano a scrivere. Molti di questi sono spesso poteri mediati, controllati, controfirmati dal governo. Insomma, qui da noi, non costituisce alcun problema. Insomma, se è una donna cominciano i problemi.
Chiudo dicendo che oltre la Belloni ci sarebbe la Cartabia che potrebbe essere eletta. Ancora una volta una tecnica.
La politica non riesce a presentare un candidato all’altezza e i problemi sono dei fantomatici capi di servizi segreti.
Baldo degli Ubaldi
D’accordo sulla Belloni.
Cartabia no, noo, nooooo… 🙏🏻
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Usciamo tutti pazzi…
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Davvero! Piuttosto della Cartabia dare il contentino al B. Pensa tu quando mi è invisa quella ……
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Roncone e il talento di mister adipe addominale.
S i è messa male.
Aria pesante nel cortiletto di Montecitorio (a parte l’allegria trattenuta di certi forzisti — curioso, eh? — che godono come matti per il tragico tonfo della Casellati).
Rapida occhiata: ecco Ignazio La Russa che ha appena ringhiato a Giovanni Toti: «Stai festeggggiàndooo pure tu…»; la leghista Laura Ravetto rimprovera a sua volta duramente un tipo alto, che subito china la testa; nuvole dolciastre di sigaro cubano; Marco Rizzo, l’ultimo comunista italiano, seduto a gambe larghe su una panchina davanti alla fontana, osserva tutti disgustato.
Poi al cronista di un tigì squilla il cellulare. È il suo direttore. Breve colloquio. Ripone il cellulare in tasca: «Il capo vuol capire come finisce. Dice che devo farmi una chiacchierata con Matteo, l’unico che può sapere qualcosa». Salvini? «Sei scemo?».
Cercare Matteo Renzi.
Farlo parlare, spiegare.
Del resto: è ormai da lunedì che Renzi sta sempre un po’ avanti nella narrazione di questa storia Quirinale. Lucido, spiazzante, mai consolatorio. Però niente stupore: perché se c’è uno che sa alla perfezione come si elegge il capo dello Stato, è lui. Stavolta, ovviamente, non può dare le carte. E ne è cosciente. Alla vigilia del voto spiegò: «Io il kingmaker nell’elezione del Presidente? Con Mattarella sì, questo giro no. Sette anni fa, ai tempi del Pd, avevo 400 parlamentari. Ora, con Italia Viva, ne controllo 40: è leggermente diverso». Così cerca di svelarci le carte che hanno in mano gli altri. E come dovrebbero giocarsele.
WhatsApp a chi si fida (adora spedirne, è velocissimo a scriverli: mezzo di comunicazione preferito). Brevi telefonate. E spettacolari ingressi in Transatlantico: eliminata l’odiosa pinguedine (prima di venire qui, al mattino presto, si infila una tutina di fibra nera da runner professionista e parte sparato correndo nei vicoli dietro piazza San Lorenzo in Lucina), abito blu modaiolo e quindi un po’ striminzito, un filo di abbronzatura (ricordo dei recenti viaggi d’affari in Arabia Saudita), passo sicuro, rallenta e si lascia consultare.
Di solito, è fulminante: «Serve un accordo, non siamo Sanremo» (materiale per articolo e titolo nella stessa frase). Pragmatico: capita l’antifona, intuita la palude, l’altra mattina ha sollecitato: «Mi auguro che la presidenza inizi a farci votare due volte al giorno: c’è una crisi tremenda in Ucraina». Decodificato: dobbiamo cominciare a contarci, ci sarà sicuramente qualche candidato da sacrificare, va capito se i capi dei partiti controllano i gruppi, e quanti franchi tiratori vi si annidano; con una sola votazione al giorno, a carnevale, saremo ancora qui (e non è detto che comunque vada diversamente). Sprezzante davanti ad alcune soluzioni proposte dall’altro Matteo. Tipo quando il Capitano ha cominciato a dire che avrebbe presentato una cinquina di candidati. «Siamo in Parlamento: questa non è una sala da super bingo». Ruvido, e però talvolta accudente: «Quello che comunque ha l’asso in mano è lui, Salvini. Deve solo decidere quando calarlo».
Su Draghi è, da giorni, il più netto. E il più incalzante. «È Maradona, il nostro fuoriclasse: dove vogliamo farlo giocare? Chiaro che può andare al Quirinale, ma solo attraverso un percorso politico, non un concorso a premi». Sull’ipotesi Elisabetta Belloni: «È il capo dei Servizi segreti. Ipotesi non percorribile. Il presidente dell’Egitto Abdel Fattah al-Sisi ha fatto un percorso così». Quando sente che il centrodestra ha deciso di puntare su Maria Elisabetta Casellati, va giù duro: «Andare avanti è difficile: a questo punto non escludo un Mattarella bis» (lo dice a Radio Leopolda, una web radio un po’ pirata, diretta da Roberto Giachetti, che qui nel cortiletto piace un sacco: per dire, s’è collegato anche Enrico Mentana).
Ormai è sera, le luci giallognole dei lampioni sulla piazza davanti al portone di Montecitorio, vento gelido: e tutti ancora intorno a lui, microfoni a mezz’aria. Sensazione: se vuole, Renzi riesce ad alzare il tasso di empatia. Meno spavaldo, meno «io sono io» del solito: tutto il suo talento politico riconosciuto — velocità di analisi e astuzia, spregiudicatezza e ragguardevoli dosi di cinismo — tutto sembra essere decisamente al servizio di una soluzione utile al Paese.
Un dettaglio: da giorni non nomina più Pier Ferdinando Casini. Che, alla vigilia, era il suo candidato ufficiale (no, ecco: tanto per dire).
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detta così parrebbe una addetta stampa
quando invece
– assicura il coordinamento e il raccordo informativo nei casi in cui AISE e AISI
operino al di fuori della loro competenza territoriale
– propone l’attribuzione della qualifica di ufficiale o di agente di pubblica sicurezza
ad appartenenti di DIS, AISE e AISI nei casi previsti dalla legge
– autorizza, su proposta dei Direttori di AISE o AISI, l’uso di documenti di copertura o l’esercizio di attività
economiche simulate da parte di personale delle Agenzie
– richiede al Presidente del Consiglio dei ministri l’avvio di inchieste interne
inoltre è segretario del CISR
cosa è il CISR?
è Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica ovvero
un organismo di consulenza, proposta e deliberazione sugli indirizzi e le finalità generali della politica
dell’informazione per la sicurezza.
ok, il tutto è sicuramente controllato dai grandi vecchi dietro le quinte, ma proprio solo una portavoce non è
al netto che se pure l’eleggessero, al 95% degli italiani cambia proprio pochino.
il resto la userebbe per camparci sopra
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Quindi? Te la senti, caro Marco Bo, di dire un si o un no a questa donna o aspetti che si pronuncino le segreterie di partito?
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A me me pare na strunzata! Non è forse il PdR il capo del capo del DIS? E allora la sua elezione per me sarebbe una semplice promozione e non vedo perché sarebbe così fuori luogo. E poi sse la Belloni non piace all’idiota di Rignano e al puttaniere, allora significa che è la persona giusta.
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@lucapas
mi hai preceduto!
Già il solo fatto di non piacere all’innominabile è un buon motivo per eleggerla.
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Dopo un banchiere a pdc, il capo dei servizi segreti (nell’italia delle stragi di stato) a pdr. Facciamo Beria o Barbie e non se ne parla più.
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Conte lo ha capito finalmente che il pd (chiunque lo guidi) preferisce stare con renzi? Il pd è un partito elitario e refrattario ai cambiamenti.
Poi c’è il capitolo di maio: ormai è chiaro che pur di perseguire i propri interessi è disposto a distruggere il poco che resta del (fu) m5*.
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“…velocità di analisi e astuzia, spregiudicatezza e ragguardevoli dosi di cinismo (Renzi)— tutto sembra essere decisamente al servizio di una soluzione utile al Paese.”
“… tutto sembra essere decisamente al servizio di una soluzione utile al Paese.”
“… tutto sembra essere decisamente al servizio di una soluzione utile al Paese.”
“… tutto sembra essere decisamente al servizio di una soluzione utile al Paese.”
A Ronco’ vedi un po’ di andartene affffanculo va’…!
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ma é noto o no (ai più) su come fa carriera amministrativa/burocratica in italia?
se é arrivata dov’é arrivata, stanne certo, in un paese corrotto e oligarchico non é certo per meriti propri…!!!
eppure non é difficile comprendere dato il regime che s’é istaurato nello stivale più puzzolente, stantio e mafioso del mondo!!!
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