IL CENTRISTA – Renzi pronto a candidarlo. Pierferdi è forse l’unico sul quale la politica potrebbe coagularsi: i centristi lo appoggerebbero, il Pd in blocco lo voterebbe, M5S potrebbe sceglierlo come male minore […]

(DI WANDA MARRA – Il Fatto Quotidiano) – “La pratica su Draghi al Colle non è ancora chiusa. Ma una carta alternativa ancora non c’è”. La situazione la fotografa così una fonte di governo. La sintesi potrebbe essere anche un’altra: la politica è quasi rassegnata a eleggere il premier, ma cerca ancora una via d’uscita a una soluzione che non piace davvero a nessuno (tranne, forse, a Enrico Letta).

E così, mentre vanno avanti convulse le trattative sul governo che sarà, raccontano che a calare la carta alternativa sarà Matteo Renzi. All’ultimo momento farà il nome di Pier Ferdinando Casini. La strategia, giurano, è decisa: metterlo in mezzo all’ultimo momento per non bruciarlo. Ora, Renzi conta molto relativamente. Ma Casini è forse l’unico sul quale la politica potrebbe coagularsi: i centristi lo appoggerebbero, il Pd in blocco lo voterebbe, M5S potrebbe sceglierlo come male minore.

C’è chi osserva tra i dem: “È eletto nel Pd, ma è di destra”. Notazione interessante, che offre una sponda a Matteo Salvini, per iniziare. A Palazzo Chigi seguono la pratica con attenzione: sono convinti che l’inedito duo Conte-Renzi potrebbe convergere su quello che fu il presidente della Commissione d’inchiesta sulle banche, voluto dall’allora premier, quando si indagava – tra le altre cose – sul presunto conflitto d’interessi di Maria Elena Boschi. Un paradosso. Eppure Casini è considerato una figura abbastanza innocua da poter funzionare.

Il premier, che oggi presiederà un Cdm molto delicato su bollette e ristori, ha fatto intendere di essere pronto a lasciare se la maggioranza che elegge il capo dello Stato non fosse la stessa del governo. Casini, da buon democristiano, potrebbe riuscire nell’impresa. Ma, notano ai piani alti dell’esecutivo, starebbe a quel punto a lui e a Salvini trovare la quadra sul governo. L’ex Bce prosegue gli incontri. Ieri ha ricevuto il ministro della Scuola Patrizio Bianchi, il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, e John Elkann. Il Quirinale entra inevitabilmente nei colloqui. Ma sembra che Draghi si prepari alla sua successione. Peraltro, il premier, eventualmente, dovrà incaricarlo lui. E ieri è saltata agli occhi la visita a Palazzo Chigi di Elisabetta Belloni, l’ambasciatrice che il premier ha voluto alla guida dei servizi, come direttore generale del Dis. I partiti discutono di eventuale rimpasto. L’idea che il premier debba essere un tecnico (come Vittorio Colao, in pole) in realtà non piace, ma la quadra su un politico è difficile. Si cerca di stringere su un tecnico donna, allora. Marta Cartabia, il primo nome su cui si lavorava, è invotabile dal M5S. La Belloni ha rapporti trasversali con la politica. Vicina a Draghi, fu nominata segretario generale della Farnesina da Gentiloni. Incarico che ha mantenuto con Di Maio, al quale ha aperto le porte della politica estera. Per le forze politiche sarebbe uno smacco, e il trasferimento irrituale dai Servizi a Palazzo Chigi. Ma i suoi sponsor – in Italia e fuori – non si contano.