Come il miraggio della Fata Morgana, che induceva nei marinai visioni di fantastici castelli in aria per attirarli e poi condurli al naufragio, anche l’unità nazionale sotto forma di governo rischia di trasformarsi, più passa il tempo, in un incantesimo fallace.

(DI ANTONIO PADELLARO – Il Fatto Quotidiano) – Come il miraggio della Fata Morgana, che induceva nei marinai visioni di fantastici castelli in aria per attirarli e poi condurli al naufragio, anche l’unità nazionale sotto forma di governo rischia di trasformarsi, più passa il tempo, in un incantesimo fallace.

Prendiamo Matteo Salvini, che nell’idea del Partito democratico avrebbe dovuto sposare senza indugio alcuno la linea dell’obbligo vaccinale per tutti e che invece, guarda un po’, crea problemi e si comporta in maniera “irresponsabile” (la capogruppo al Senato, Simona Malpezzi).

In linea generale l’obbligo potrebbe anche essere una soluzione se non fosse che, purtroppo per il Pd, la Lega non è il Pd. Infatti, proprio come il Pd, è tenuta a rappresentare nella maggioranza le posizioni e gli interessi, piaccia o no, dei propri elettori. I quali, a differenza degli elettori Pd, vivono con una certa insofferenza la modellistica green pass, per non parlare dei milioni di no-vax che certo non stravedono per il partito di Enrico Letta.

Sono i guai della democrazia italiana che, altrimenti, si chiamerebbe Kazakistan.

Sommare in una coalizione tutto e il contrario di tutto può, compromesso dopo compromesso, provocare grossi problemi digestivi. Lo sanno pure i sassi che l’insalatona di unità nazionale, inventata da Matteo Renzi per fare fuori Giuseppe Conte, fu prontamente sottoscritta da Sergio Mattarella (sempre sia lodato!) con la scusa che sotto Covid non si poteva andare al voto. Tanto più che a Mario Draghi fu assegnato un programma così essenziale (campagna di vaccinazione e varo del Pnrr) che andava attuato senza sforzi sovrumani.

Si disse che il valore aggiunto consisteva nell’autorevolezza del premier che, a livello internazionale e dei mercati, era considerato il solo garante del gigantesco debito pubblico.

Ragion per cui se il premier dei Migliori dovesse trasferirsi al Colle, l’idea di un governo da lui controllato per interposta persona e sostenuto da questa unità nazionale già piuttosto sgarrupata, appare un fantastico castello in aria contro cui finire in pezzi.