Per il 2022 non se ne parla, in futuro chissà: la richiesta del M5S di accedere al 2 per mille è stata bocciata dalla Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo sui rendiconti dei partiti […]

(DI ILARIA PROIETTI – Il Fatto Quotidiano) – Per il 2022 non se ne parla, in futuro chissà: la richiesta del M5S di accedere al 2 per mille è stata bocciata dalla Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo sui rendiconti dei partiti. Che il 23 dicembre ha notificato ai vertici pentastellati il sonoro verdetto. Per beneficiare della quota Irpef delle dichiarazioni dei redditi degli italiani e delle eventuali erogazioni liberali in denaro fiscalmente agevolate alla creatura di Giuseppe Conte manca il requisito fondamentale: uno statuto interno allineato ai requisiti di democrazia interna richiesti dalla normativa in materia oltre che dalla Costituzione, condizione indispensabile per ottenere l’iscrizione al Registro dei partiti. Iscrizione che è a sua volta condizione per accedere all’agognato 2 per mille.

A dire il vero il Movimento 5 Stelle è in buona compagnia: sono state anche bocciate le richieste di “Alternativa”, formazione nata per iniziativa dei parlamentari pentastellati dissidenti, espulsi o fuoriusciti, così come è stata respinta la domanda di “Coraggio Italia” del sindaco di Venezia Brugnaro e dell’altra formazione “Europeisti”. Ma a fare scalpore è ovviamente il caso del M5S e non solo perché si tratta della principale forza politica presente in Parlamento. Sulla questione del 2 per mille i 5 Stelle avevano infatti indetto anche un referendum interno preceduto e seguito da non poche polemiche soprattutto da parte di attivisti e parlamentari che nella svolta hanno ravvisato un mezzo tradimento di uno dei loro principi più cari, quello della rinuncia a ogni forma di finanziamento pubblico. Consultazione conclusasi con un plebiscito a favore dell’accesso ai benefici di legge proprio a ridosso del 30 novembre, data entro la quale però era necessario essere già iscritti al Registro dei partiti per poter chiedere il 2 per mille. Inevitabile, dunque, la bocciatura della richiesta. Ma c’è di più: la Commissione ha avuto da ridire sulle regole interne statutarie indicando anche una serie di criticità e modifiche necessarie per accogliere la domanda d’iscrizione. E anche un termine di 45 giorni entro il quale adeguarsi alla normativa per ottenere il suo visto. Operazione non facile, conoscendo le procedure necessarie ai pentastellati per modificare gli assetti interni statutari, frutto già del difficile compromesso raggiunto la scorsa estate in sede di revisione e riscrittura tra Giuseppe Conte e il fondatore Beppe Grillo.