Colpiscono gli scroscianti applausi dei giornalisti all’inizio, alla fine e nel corso della conferenza stampa di Mario Draghi. Sulle ragioni di tanto entusiasmo è possibile avanzare delle ipotesi […]

(DI ANTONIO PADELLARO – Il Fatto Quotidiano) – Colpiscono gli scroscianti applausi dei giornalisti all’inizio, alla fine e nel corso della conferenza stampa di Mario Draghi. Sulle ragioni di tanto entusiasmo è possibile avanzare delle ipotesi.

1) Vivo apprezzamento per come il premier ha preso a pesci in faccia l’intera classe politica e di governo sostenendo che avendo egli realizzato tutti gli obiettivi prefissati adesso chiunque potrebbe sostituirlo a Palazzo Chigi. Perfino Matteo Salvini (non lo ha detto ma l’avrà pensato).

2) Per la sobrietà e la modestia con cui ha fatto capire che se, per assurdo, non dovesse essere eletto al Quirinale con un plebiscito, al primo scrutinio, per acclamazione, con la folla a festeggiare per le strade e in un tripudio di fuochi pirotecnici egli tornerà a fare semplicemente il nonno.

3) Per il richiamo gentile della figura del nonno, e dunque dei valori familiari più amati e profondi, sostitutiva di un più prosaico vi mando tutti a fare in quel posto. Putacaso egli non fosse eletto con le modalità sopra descritte.

4) Dopo l’“io sono io e voi purtroppo no” del marchese del Draghi, manifestazione di consenso per il sommo divertimento suscitato dalla strage di autocandidati al Colle (quasi tutti sponsorizzati dai presenti). Solidarietà, invece, alle loro famiglie costrette a un cupo Natale (una prece per Silvio Berlusconi).

5) Riconoscenza per l’uso appropriato della lingua inglese immaginando con orrore cosa diavolo si sarebbe potuto sentire se al posto suo ci fosse stato Matteo Renzi.

6). Non erano i giornalisti a spellarsi le mani bensì una claque pagata dal presidente del Consiglio.

7) Sollievo. Per fortuna Draghi è più democratico del dittatore Kim Jong-un che per commemorare il paparino vieta al popolo nordcoreano di ridere e chi viene scoperto finisce in carcere.

8) No, quelli che esultavano erano proprio giornalisti: come è buono lui.