Non credevo che l’uomo (sarà discriminante non scrivere anche “donna”?) del XXI secolo potesse arrivare a tanto.

La Commissione Occupazione, affari sociali e inclusione della UE, si è impegnata a fondo per proporre delle linee guida al fine, secondo i suoi componenti, di promuovere un linguaggio senza riferimenti di “genere, etnia, razza, religione, disabilità e orientamento sessuale”, rispettoso delle diversità.

Alla fine parleremo come dei mentecatti dis…se continuo mi denunciano.

Vediamo cosa si sono inventati.

Meglio non pronunciare la parola “Natale” ma “Festa”: quindi sarebbe più convenevole dire: “Buone Feste” e non “Buon Natale”, hai visto mai che si offendesse uno che il Natale proprio non lo sopporta.

Questa trovata ha un suo perché, secondo gli scienziati di questa commissione.

Sono partiti dal presupposto che in Europa i cittadini cattolici sono il 44%, il 10% protestanti e ortodossi, 0,6% buddisti, 26% agnostici o atei, 2% musulmani.

Ed hanno pure insistito su questo delirante studio: meglio evitare di scegliere nomi come Maria e Giuseppe. Per loro Malika sarebbe da preferire a Mary.

Di certo questi leonardodavinci non hanno capito che, oltre gli inglesi, ci sono altri popoli che non parlano inglese e che, in questo caso, verrebbero discriminati. Come si può chiamare Malika una bambina italiana, portoghese, greca o spagnola?

Ed ecco il pezzo forte: nel dialogo meglio non usare pronomi che potrebbero scatenare una faida omicida come he o she (lui o lei); è da preferire they (loro, essi).

Quindi, se ho ben capito, chi volesse essere politicamente corretto non si dovrebbe rivolgere al cameriere per dire “Scusi lei, mi porta un caffè?”; perché non sappiamo se sotto i pantaloni ci sia anche una calzamaglia leopardata, ma “Scusi loro, mi possono portare un caffè?”.

La risposata del cameriere romano non la posso scrivere.

Verrei denunciato.

E poi il delirio continua senza confini: mai dire “anziano” ma “popolazione più adulta”; non “è disabile” ma “ha una disabilità”. Giammai dire “è gay” ma “persona gay”; qui proprio non capisco. Il verbo essere, secondo questi lungimiranti professori, sembrerebbe accusare qualcosa che è poi implicito nell’aggettivo che segue. Ma dov’è il problema?

Via “padre”, “madre”, “due lesbiche o gay” ma partner, genitore, coppia lesbica o gay.

A questa pataccata folle si aggiungono altre scemenze, questa volta, politiche.

La questione non può essere risolta solo in base allo schieramento politico.

Così succede che il centrodestra si è scagliato contro questa follia e il centrosinistra lo difende. L’europarlamentare Pd, Pina Picierno, avrebbe accusato di provincialismo chi ha criticato questa linea guida.

Ma benedetta signora Pina, non le sembra che dare del provinciale ad una persona sia discriminante e offensivo verso tutti quelli che abitano in provincia?

Ma allora non ha capito nulla!

Ecco, adesso mi denunciano.

Baldo degli Ubaldi