(Dott. Paolo Caruso) – Sono passati poco più di tre anni da quando il Movimento 5 Stelle di Grillo e Casaleggio a furor di popolo con un risultato elettorale strepitoso si è insediato nei palazzi istituzionali, nei palazzi del potere, e pare già che sia trascorso un secolo da quel 4 marzo 2018. I grillini salirono allora nei palazzi che contano in pompa magna, sospinti da un grande consenso popolare e soprattutto dal grande sogno che veniva a realizzarsi di un progetto nato anni prima capace di aggregare una moltitudine di persone le più disparate, coinvolgendoli in una unica speranza, indirizzando una società delusa dalla gestione partitocratica verso una rappresentanza concreta delle forze popolari. Una idea partita da lontano, dal basso, da gruppi di cittadini, dalle assemblee territoriali, da gruppi di lavoro e seguita con grande entusiasmo. Un fermentare di idee, di opinioni, capace di trovare uno sviluppo concreto nel progetto pentastellato, un nuovo modo di concepire la politica dando voce ai problemi dei cittadini. Una forza dal basso che come uno tsunami investiva per la prima volta i palazzi del potere, una forza che da lì a poco avrebbe potuto cambiare lo stesso concetto di democrazia dove la trasparenza e l’onestà avrebbero finalmente spazzato via i giochi sporchi della partitocrazia e delle lobby. Del resto proprio il M5S veniva a rappresentare l’unica forza in grado di potere cambiare veramente il Paese, un Paese malato di partitocrazia, da false contrapposizioni ideologiche, soffocato da continui scandali, attraversato in lungo e largo da fenomeni corruttivi, asservito ad una casta inamovibile legata sempre più agli ambienti finanziari e imprenditoriali, incapace di progetti qualificanti  votata come è all’autocompiacimento. Milioni di cittadini ci hanno creduto e in parte ci credono ancora, le speranze infatti di allora sono quelle di adesso, restando ancorati a quel sogno pentastellato che tanto aveva contribuito alla grande affermazione politica e alla  schiacciante rappresentatività parlamentare. Di tutto questo, tre anni dopo, rimane ben poco, resta solo un ricordo…. I grillini, abbandonati i territori, azzerati i meet up e le assemblee, sono diventati il simbolo del disfacimento di un sogno. C’era il M5S, ora c’è un vuoto, un qualcosa di indefinibile e spesso di indifendibile, condizionato e vittima della posizione di assoluta marginalità cui è stato relegato nella ammucchiata innaturale dei partiti di governo, quei partiti che da sempre ha aspramente  combattuto. Tutto raso al suolo dai personalismi, da comportamenti divisivi, da un legame morboso alle cariche istituzionali da parte di alcuni e da un attaccamento interessato agli scanni delle aule parlamentari da parte degli altri, così da assistere inebetiti al parziale smantellamento del reddito di cittadinanza, allo smantellamento del decreto dignità, alla cancellazione del cashback, allo sconvolgimento della riforma Bonafede, alla revisione pensionistica con un graduale ritorno al passato, alla famigerata riforma Fornero. La restaurazione Draghiana è appena cominciata…