Ventitré voti di scarto, ma 16 e anche più sono stati i traditori decisivi, si chiamano franchi tiratori, che nell’urna segreta sono passati da una parte all’altra, trascinando il centrosinistra in una rovinosa sconfitta. Chi sono costoro? E da dove vengono?

(di Antonello Caporale – Il Fatto Quotidiano) – Il boato, il tuono. Nel Parlamento non si assistevano a scene di così fantastico giubilo dai tempi del voto su Ruby, la marocchina nipote di Mubarak l’egiziano, e al Senato questa euforia mancava dal giorno in cui cadde il governo di Romano Prodi e la mortadella, il suo pseudonimo, comparve tra i velluti e fu presa a morsi e disfatta nell’aula. “Avete visto?”, urla godendosi la magia del momento, le mani al cielo, le dita a consegnare la vittoria per aver riposto la legge Zan, un complesso di norme contro chi usa violenza nei confronti di coloro che fanno scelte sessuali diverse, nel cassetto dei ricordi. È il leghista Roberto Calderoli ad alzare le mani al cielo, con lui altre cento di mani, perché la destra ha vinto la conta. “Fottuti, prendete e portate a casa”, dice un collega di Ignazio La Russa, anch’egli indomito nella lotta finale alla diversità.

Ventitré voti di scarto, ma 16 e anche più sono stati i traditori decisivi, si chiamano franchi tiratori, che nell’urna segreta sono passati da una parte all’altra, trascinando il centrosinistra in una rovinosa sconfitta. Chi sono costoro? E da dove vengono? “La cosa che mi ha impressionato è che loro erano sicuri di vincere, da ieri ci dicevano che al voto ce l’avrebbero fatta. È come se sapessero già nomi e cognomi”, dice Valeria Fedeli, mesta nel cercare risposte a una domanda che non ne ha: “Noi del Pd eravamo invece sicuri di farcela”.

Il voto segreto che il Parlamento legittimamente concede quando sono in esame rilevanti casi di coscienza, voti sul destino delle persone, ieri è stato autorizzato dalla presidente forzista Elisabetta Casellati per puntare al cuore di una legge, e permettere di cancellarla senza nemmeno l’obbligo di dichiararsi: “Fateci vedere chi siete, mostrate la vostra faccia, non la nascondete”, accusa Loredana De Petris. E il voto segreto ha permesso di fare nel buio ciò che alla luce risulta sgradevole e politicamente sconveniente. Ha utilmente mimetizzato coloro decisi a dare un aiutino al centrodestra, ma soprattutto ad assestare un ceffone a Enrico Letta, il loro nemico interno. E così i diritti civili sono stati trasformati in una contesa post-elettorale, resa dei conti in zona Cesarini, una partita da giocare e vincere comunque.

Chi ha tradito? Primi nella lista quelli di Italia Viva. Cioè Matteo Renzi. Che ieri disertava platealmente l’occasione volando a Ryad in Arabia Saudita (dove l’omosessualità è pagata con la vita) per assolvere agli obblighi derivanti dall’ingaggio ottenuto dal principe Bin Salman, il figlio del re. “Ma i nostri undici voti non sarebbero bastati. È una sciocchezza grande quanto una casa questa”, spiegava Gennaro Migliore. Davide Faraone, capogruppo, aveva fatto mettere a verbale che avrebbero votato no alla mozione. Dunque, almeno in teoria, anche Italia Viva era col centrosinistra.

Teoria e pratica spesso non coincidono e quanti degli undici hanno seguito l’indicazione? Pochi, si direbbe. Ma anche in casa del Pd gli occhi sono stati puntati sui sordi pensieri dei dissidenti muti. Chi? Per esempio Andrea Marcucci, l’ex capogruppo disarcionato. Il quale, per legittima difesa, avrebbe mostrato a un compagno di partito il suo voto, e dunque la fedeltà alla ditta.154 sì alla mozione del centrodestra, contro i 131 no, due gli astenuti. Casellati ha letto il referto mortale e Simona Malpezzi, chiamata a guidare i senatori del partito di Letta, ha volto lo sguardo sulla larga platea degli ammutoliti, sulla possibile fibra degli ammutinati, su quella falange oscura di traditori che la settimana prossima la condurrà, quando sarà riunita l’assemblea dei senatori, sul banco degli imputati.

“La legge è una porcata, fatevelo dire da chi le porcate le ha fatte e di porcate ne sa”, ha spiegato candido Calderoli, effettivamente autore negli anni delle più efferate incursioni legislative. Il Pd non ha tenuto, “grazie all’arroganza di Letta si è andati a sbattere contro un muro”, ha accusato Boschi, intenta a ridurre l’ombra che avvolge il suo partito. Eppure l’ombra rimane, ma si allarga e copre uno spicchio del Pd (quattro? cinque? di più?), una fettina di Cinquestelle (due, forse tre), e un plotoncino ancora non definito di senatori acquartierati nel Gruppo misto. Ex disposti a fare la festa al festeggiato.

Eccolo il Senato. Ieri non erano le tasse in discussione, non i migranti, non le scelte di politica sanitaria. Il boato di vittoria si è levato alto quando a schiantarsi è questa legge che allargava i diritti civili, definendo con più rigore la cornice dei reati che commette chi usa violenza, fisica o verbale, nei confronti di coloro che hanno fatto scelte sessuali differenti. “Omotransfobia” è la definizione nella quale lo scontro è caduto e con esso la barbarica resa.