Nell’articolo pubblicato ieri sul Fatto, Selvaggia Lucarelli mette in guardia l’ex premier Conte dal cambio di stile del M5S anche nell’eloquio: “Va bene che del Movimento degli esordi resti poco o niente, ma passare dal ‘Vaffanculo’ a ‘La accompagno alla porta, mi saluti la sua consorte’, forse non è esattamente un affare.

(Antonello Caporale – il Fatto quotidiano) – Nell’articolo pubblicato ieri sul Fatto, Selvaggia Lucarelli mette in guardia l’ex premier Conte dal cambio di stile del M5S anche nell’eloquio: “Va bene che del Movimento degli esordi resti poco o niente, ma passare dal ‘Vaffanculo’ a ‘La accompagno alla porta, mi saluti la sua consorte’, forse non è esattamente un affare. () finisce di parlare e non sai che ha detto, in quel continuo, sovrumano esercizio di diplomazia e allergia al conflitto che rischia di renderlo una figura sbiadita. () Insomma, se va avanti così, il prossimo Conticidio sarà ad opera di Conte stesso”. Un “Contesuicidio”.

Pro Parole d’acqua dolce, ma ormai solo lui riempie le piazze È vero, il discorso pubblico di Giuseppe Conte è inodore e insapore. Scorre via come acqua. Non c’è una direzione di marcia, né un’idea forte di società. È un insieme vaporoso di proponimenti. L’ecumenismo, questa oramai provata abilità dell’ex premier di rivolgersi a destra e a manca facendo attenzione a non urtare la suscettibilità degli uni e degli altri, come se la società fosse fatta di uguali, come se non esistesse una fetta che patisce e una che campa di rendita, una – piccola – che detiene ogni potere e un’altra – grande – che invece ne è sprovvista, è l’elemento distintivo. D’accordo.

E però c’è da chiedersi perché Giuseppe Conte riempia le piazze, tutte le piazze, nelle piccole e nelle grandi città. A sud e a nord. Presidente di un movimento che sembra una meringa, friabile al punto che al primo boccone si riduce in frantumi, reduce da uno scontro capitale con il suo fondatore, senza leve di potere in mano, senza nemmeno un seggio in Parlamento, spesso preso in giro e spesso anche boicottato da una grande parte della stampa. Perché allora ha successo? Anzi, correggo: perché non ce lo domandiamo?

Noicattaro e Treviso, Savona e Torino, non c’è stato un luogo dove Conte non abbia coinvolto, non abbia certificato di essersi conquistato in solitudine un ruolo, ed essere divenuto lui punto di riferimento di un’area politica in espansione. Chi altri oggi può programmare un comizio in piazza?

Enrico Letta ha chiuso la festa dell’Unità sotto un tendone quando prima serviva una spianata, Matteo Salvini ha rinunciato persino a Pontida, Giorgia Meloni per tentare di riempire le sedie di piazza del Popolo ha dovuto raccogliere le genti d’Abruzzo, a conferma che le truppe cammellate sono immortali. Assenza di spigoli, solo sorrisi, pace e bene per tutti. Perché la camomilla contiana appare vincente, malgrado tutto?

Azzardo una risposta: l’eloquio, così scarso d’immagini ed emozioni, soddisfa chi, e forse sono molti di più di quanto crediamo, ormai non chiede altro alla politica, scaduta allo zero della reputazione per responsabilità dei protagonisti storici, che un po’ di buona condotta, di buoni modi, di approssimata ma sincera cura del bene pubblico. Son convinto sia troppo poco e infatti non sono stato e non sarò elettore dei 5Stelle, ma resta per gli scettici la necessità di domandarsi ancora: e allora perché?