Il silenzio dopo le dimissioni è durato una settimana. Oggi Claudio Durigon, ex sottosegretario all’Economia dimessosi dopo la polemica sul parco di Latina da intitolare al fratello di Mussolini, torna in campo. E non lo farà in un evento qualunque: alle 18.30 sarà lui a presentare la lista della Lega alle comunali di Roma in […]

(pressreader.com) – di Gia.Sal. – Il Fatto Quotidiano – Il silenzio dopo le dimissioni è durato una settimana. Oggi Claudio Durigon, ex sottosegretario all’Economia dimessosi dopo la polemica sul parco di Latina da intitolare al fratello di Mussolini, torna in campo. E non lo farà in un evento qualunque: alle 18.30 sarà lui a presentare la lista della Lega alle comunali di Roma in sostegno del candidato sindaco del centrodestra Enrico Michetti. Insieme a Durigon e a Michetti, nel quartiere La Rustica, periferia est di Roma, ci saranno i candidati del Carroccio in assemblea capitolina Maurizio Politi e Flavia Cerquoni, il candidato al IV Municipio Roberto Santoro e i maggiorenti del partito nella Capitale tra cui il coordinatore Alfredo Maria Becchetti e l’europarlamentare Cinzia Bonfrisco. La presenza di Durigon si deve al fatto che è stato proprio lui, nel mezzo delle polemiche, a fare le liste per la Lega a Roma. Poi, dopo la presentazione, il coordinatore Regionale del Carroccio nel Lazio si sposterà a Formello dove sempre domani sera inizierà “Itaca”, la festa della Lega che ha preso il posto di Pontida, con l’intervento di Matteo Salvini intervistato dal direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano.

La kermesse è stata organizzata nelle ultime settimane proprio da Durigon e dal senatore leghista Francesco Giro. Nel programma non è previsto un intervento pubblico dell’ex sottosegretario all’Economia ma chi lo conosce assicura che ci sarà. Un modo per tornare a riprendersi il suo ruolo, quello di dominus nel Lazio, e ottenere sempre più spazio nella Lega: nei prossimi giorni sarà nominato vicesegretario con delega al centro-sud. Anche per arginare quell’ala del Nord di Giancarlo Giorgetti e Luca Zaia sempre più insofferente. L’ultima spaccatura tra l’ala governista della Lega e i fedelissimi di Salvini è arrivata mercoledì sera. Il problema non era tanto l’oggetto del contendere, un emendamento sul Green pass che non aveva possibilità di passare in commissione, quanto il mandante della manovra parlamentare. Cioè Salvini. Che mercoledì, poco prima del voto sugli emendamenti leghisti che chiedevano di sopprimere il certificato verde, ha dato il suo via libera all’operazione. Claudio Borghi e gli altri sette deputati del Carroccio che hanno votato contro la maggioranza per abolire il pass, insomma, non erano degli sprovveduti. Erano guidati da Salvini. Una mossa che ha fatto imbufalire i tre ministri della Lega e i governatori del Nord che si sono sempre espressi a favore del certificato.

I ministri Giancarlo Giorgetti, Erika Stefani e Massimo Garavaglia si sono sentiti traditi, sconfessati, perché un mese fa proprio loro, con l’ok di Salvini, avevano votato a favore del decreto in Cdm. E così Giorgetti ha reagito con una telefonata durissima al capo, arrivando a minacciare le dimissioni : “Un mese fa abbiamo votato il decreto, se poi facciamo il contrario in Parlamento cosa ci stiamo a fare qui?”, ha detto il capodelegazione della Lega al segretario. Una protesta che si unisce al pesantissimo silenzio dei governatori Luca Zaia e Massimiliano Fedriga che nelle scorse settimane avevano detto “sì” al pass proprio “per non chiudere più”.