(Andrea Zhok) – Ho dovuto cancellare un thread nel post precedente perché la discussione era degenerata. Mi è dispiaciuto perché la sollecitazione iniziale consentiva di chiarire alcune cose.

Nella questione inaugurale del thread si ribadiva l’opportunità di considerare responsabile della propria malattia (e dunque colpevole) chi si ammala non essendosi vaccinato.

Questa colpevolizzazione sarebbe dunque giustificata e così anche giustificate sarebbero le proteste mediche nel curare tali persone.

Credo che questo punto meriti un chiarimento di qualche respiro.

Salvo depressi e aspiranti suicidi (che a loro volta andrebbero curati) ciascuno di noi cerca di fare quello che può nella sua vita per mantenersi in un SUO equilibrio, equilibrio che per ciascuno è (in parte) diverso.

Molte persone mangiano troppo o fumano perché il cibo, come il fumo, possono avere un effetto ansiolitico e vivono una vita piena di ansia, e non tenerla sotto controllo sarebbe peggio.

Altre trovano una compensazione per una povertà di stimoli nel fare sport estremi; o al contrario, per timore di infortunarsi, fanno una vita troppo sedentaria. Alcune donne ritardano il momento per avere il primo figlio per ragioni lavorative.

Altri pensano (con supporto scientifico) che un eccesso di somministrazioni vaccinali possa essere a sua volta dannoso per il proprio organismo, o si rifiutano di assumere un vaccino poco sperimentato per le stesse ragioni. Altri ancora si impegnano in forme matte e disperatissime nel proprio lavoro, compromettendo il proprio sistema immunitario e ammalandosi gravemente. Tutte queste persone, e infinite altre, possono incorrere in inconvenienti di salute, e possono incorrervi nonostante abbiano fatto tutto ciò che era nel loro miglior giudizio per trovare il proprio equilibrio, la propria salute, la propria strada.

Esse non hanno corso un rischio per il piacere di finire in ospedale e dare lavoro supplementare ai medici.

Hanno corso un rischio perché altrimenti ne avrebbero corso uno differente, perché nella vita si corrono rischi, e hanno deciso sulla base del proprio funzionamento ed equilibrio una certa strada. L’atteggiamento di chi si impanca a giudice e stabilisce quali sarebbero o non sarebbero state le condotte di vita più giuste per non ammalarsi è un atteggiamento di arroganza indecente. Questo – beninteso – è tutt’altra cosa dall’esposizione neutrale di uno specifico nesso scientificamente provato (es.: l’obesità aumenta la probabilità di malattie cardiovascolari.) E’ tutt’altra cosa perché le nostre vite sono intessute di mille nessi, di mille cose da far stare in un delicato equilibrio, e focalizzarsi su un solo nesso è atteggiamento forse sensato per lo specialista medico, ma non certo per un giudizio morale su una condotta di vita.

Chi si erge a giudice e magari dalla sua bella posizione borghese stigmatizza le condotte “autodistruttive” dei plebei, che magari bevono, o fumano, o non hanno il personal trainer, stanno semplicemente replicando i giudizi spocchiosi della borghesia ottocentesca che, con il culo al caldo, giudicava il proletariato abbrutito che si disfaceva di alcol a buon prezzo come se fossero animali immorali. Anche loro non avevano la minima capacità di immedesimarsi nelle vite altrui, nella povertà delle loro opzioni, e anche loro facevano di questa loro cecità una giustificazione per bacchettare e moraleggiare a tavola, mentre la domestica sparecchiava.

Ma questo discorso naturalmente non vale solo per la cecità di classe. Questo discorso vale ordinariamente per la nostra generale cecità nei confronti dei percorsi umani altrui, che molto semplicemente non siamo nella posizione di comprendere mai fino in fondo (a maggior ragione quelli di completi sconosciuti).Decretare in faccia agli altri quale sarebbe stata la vita sana che avrebbero dovuto condurre significa pensare di poter vivere e giudicare le loro vite al loro posto.

Significa cioè semplicemente cancellare l’alterità dell’altro per sovrapporvi la propria presunzione.

E’ del tutto ovvio che può ammalarsi, e che si ammala, anche chi ha seguito tutte le indicazioni del prontuario del perfetto salutista, aggiornato a ieri.

Domani si potrebbe scoprire (si è scoperto mille volte) che la dieta miracolosa di ieri è la dieta squilibrata di oggi, che il medicinale salvifico di ieri e il medicinale tossico di oggi, che lo stile di vita salutare di ieri è uno stile di vita sbagliato di oggi. Nello stesso senso si potrebbe anche scoprire – da vaccinato non me lo auguro – che i vaccini somministrati hanno serie conseguenze di salute nel medio termine. E che in tal caso a produrre un eccesso di malati è stato ciò che passava per miglior pratica scientifica, che a produrre patologie e malati sono stati quelli che si impancavano a giudici delle scelte altrui.

E che ne sarà allora di quella supponenza? Vedremo gli attuali moraleggiatori chiedere scusa e ritirarsi dalla vita pubblica? Ne dubito. Molto più probabilmente essi cercheranno di intorbidare le acque, di negare responsabilità, di usare una volta di più la propria posizione di preminenza sociale per negare nessi, per negare responsabilità, per accollarli ad un capro espiatorio ad hoc.

Perché così agiscono i farisei di tutti i tempi.