I rapporti da sempre sono ottimi, ma ora la corsa al Colle sta creando qualche frizione tra Mattarella e Draghi. Perché il primo preferisce che a succedergli sia Cartabia, mentre il premier tiene ben coperte le sue vere intenzioni.

(tag43.it) – C’è un lato nascosto della partita che ha come posta in palio il Quirinale, che l’inizio del “semestre bianco” ha ufficialmente aperto. Si tratta dello stato dei rapporti tra Sergio Mattarella e Mario Draghi. Che ufficialmente sono più che perfetti, mentre sotto sotto cominciano ad affiorare piccole ma significative tensioni. Niente di esplicito, si capisce, ma non c’è dubbio che qualche granellino di polvere si stia infilando nel delicato ingranaggio dei rapporti tra il presidente della Repubblica e quello del Consiglio. La conferma viene da una velenosetta nota di Ugo Magri su HuffPost contro le ambizioni quirinalizie di Draghi, chiaramente ispirata dai corridoi del Colle, considerato che Magri è il quirinalista della Stampa, secondo solo a Marzio Breda del Corriere della Sera nella speciale classifica dei velinisti della presidenza della Repubblica.

Meglio che l’ex presidente della Bce resti dov’è

Che ha scritto la “voce del Colle”? Dopo avergli dato dello «scaltro» che «fino all’ultimo se ne guarderà bene» dallo scoprire le sue carte, e aver inelegantemente ricordato che l’appannaggio del Quirinale è di 239 mila euro lordi annui contro gli 88 mila di Chigi e che sui comfort non c’è paragone per cui «per Draghi cambiare palazzo sarebbe un upgrade», Magri sembra suggerire a un uomo di potere come l’ex presidente della Bce di restare dov’è, che «una volta eletto al Quirinale dovrebbe scordarsi di governare l’Italia come sta facendo adesso nel tripudio generale. Non potrebbe farlo nemmeno per interposta persona, piazzando a Palazzo Chigi qualche fedelissimo che gli obbedisca per filo e per segno, la Costituzione lo vieta». Insomma, Draghi al Quirinale «dovrebbe rassegnarsi a controllare dall’alto, vigilare, esortare, piantare paletti, lanciare moniti, fare prediche, esercitare una moral suasion talvolta inutile, al limite (ma proprio al limite) bacchettare i partiti». Ma il peggio deve ancora venire. Scrive ancora la “voce del Colle” sul sito diretto da Mattia Feltri che oggi Draghi «prova l’illusione impagabile di stare nell’ombelico del mondo; l’adrenalina è tale che distorce la psiche, porta a credersi indispensabili quando nessuno lo è», mentre per far bene al Colle «ci vuole cuore, serve una partecipazione interiore perché i sentimenti si percepiscono da lontano e dare voce all’Italia è incompatibile con l’ipocrisia e il cinismo; bisogna esserci tagliati, serve una vocazione, e chissà se Draghi ce l’ha». Prendi, incarta e porta a casa.

quirinale: screzi tra mattarella e draghi per cartabia
Mario Draghi e Marta Cartabia (Getty Images)

La predilezione di Mattarella per Cartabia

Cosa c’è dietro queste parole, la cui eleganza non nasconde certo la ruvidezza? Solo suscettibilità palermitana per via del fatto che Draghi si consulta più con Giuliano Amato che con Mattarella? No, dietro si staglia la figura sottile ma tosta (in quanto ad ambizione) di Marta Cartabia. Scommettiamo che nei prossimi giorni vedremo alzarsi (artificialmente) le quotazioni mediatiche del ministro della Giustizia per il dopo Mattarella? Il primo assaggio si è avuto con le cronache della sua partecipazione a Genova alle commemorazioni delle vittime del ponte Morandi, in cui frasi di banale circostanza si sono trasformate in parole di straordinaria partecipazione emotiva, supportate anche da foto e immagini in cui l’anaffettiva Cartabia si era calata più nel ruolo di un presidente di tutti gli italiani che in quello del ministro che dovrebbe riformare la giustizia in modo che dopo i tre anni che sono passati da quel tragico evento il processo avrebbe dovuto già essere stato celebrato. D’altra parte, la forte simpatia di Mattarella per Cartabia è cosa nota, e risale ai tempi in cui i due erano entrambi consiglieri della Corte Costituzionale, così vicini da avere contigui i rispettivi appartamenti interni. E nella Roma delle chiacchiere politiche – o almeno di quella parte che commette peccato ma c’azzecca – è da settimane che si parla di una evidente preferenza di Mattarella per l’ispirata ministra come sua successora. Irrobustite, le chiacchiere, dopo aver visto come Cartabia abbia fatto in modo che la sua riforma della giustizia non le alienasse nessuna simpatia, 5 stelle compresi. Ma la partita è appena iniziata, ne riparliamo presto.