ALLA CAMERA – FI PRONTA AL BLITZ PER L’ IMPUNITÀ ANCHE DEI REATI CONTRO LA PA. I 5STELLE ALLA BATTAGLIA DEGLI EMENDAMENTI

(pressreader.com) – di Luca De Carolis – Il Fatto Quotidiano – Sarà un giorno nervoso e importante, per certi aspetti decisivo. Perché oggi la commissione Giustizia torna a riunirsi, a discutere di quella riforma Cartabia che ha reso più incerto il cammino perfino per il governo di Mario Draghi, per l’esecutivo del presidente del Consiglio che di solito va dritto e con la rotta e l’andatura che vuole lui: e i partiti dietro, da bambini al massimo un po’ birichini. E sarà una giornata lunghissima, perché in commissione si annunciano botole e isterie assortite. Con Forza Italia che chiederà di allargare il perimetro della riforma ai reati contro la pubblica amministrazione, compreso l’abuso di ufficio. Gli altri partiti di centrodestra e i renziani di Iv sono pronti a sostenere la richiesta, evidente benzina sul fuoco. “Se passa siamo pronti a far saltare i lavori” già ringhiano fonti grilline. Ulteriore ostacolo sulla già dissestata strada per una mediazione tra Draghi e Cartabia con Giuseppe Conte e il M5S. Con il capo in pectore dei Cinque Stelle che continua a chiedere modifiche, concrete, tali da poter essere mostrate come un risultato al Movimento di cui deve assumere la guida. Partendo dall’esclusione delle nuove norme sull’improcedibilità – cioè qualcosa di peggio della vecchia prescrizione – di tutti i reati per mafia. Richiesta fatta arrivare al premier e alla ministra anche ieri, in una domenica di trattative incrociate, in cui sarebbe stato molto attivo anche Luigi Di Maio. Mentre Conte ha riunito i deputati grillini della commissione Giustizia per ragionare degli emendamenti e della strategia.

Per cambiare il testo prima dell’approdo in Aula, fissato per il 30 luglio, ci sono quattro giorni. E il primo obiettivo, raccontano dal Movimento, “è sottrarre alla riforma Cartabia tutti i reati per cui si applica il regime carcerario del 41 bis”, cioè i cosiddetti reati “ostativi”, crimini gravi per cui non sono previsti la sospensione della pena nè molti dei benefici carcerari (cioè per cui, in pratica, il carcere è obbligatorio). Quindi non solo reati di mafia e camorra, ma anche quelli di corruzione e concussione, associazione a delinquere, terrorismo e molti reati a sfondo sessuale. Altro punto controverso, da quando far decorrere i tempi del processo di secondo grado, ossia se dal deposito della richiesta di appello, come vorrebbe Cartabia, oppure dalla prima udienza, come chiede Conte: deciso, ripetono, a ottenere molto di ciò che chiede. In caso contrario, l’avvocato valuta seriamente di premere il bottone rosso, ossia di consultare gli iscritti del M5S sulla permanenza in questa maggioranza. Un’opzione che – a dispetto di zoppicanti smentite – è sul tavolo da giorni. D’altronde anche ieri da ambienti vicini all’ex premier ribadivano che la condizione per votare la fiducia al governo è “salvare” dalla riforma tutti i reati per mafia.

Ma la strada è strettissima, da qualsiasi lato la sia prenda. Così Lorenzo Borrè, avvocato di molti degli espulsi dal M5S, teorizza: “Se i 5Stelle non votano la fiducia alla riforma Cartabia si autoespellono dal Movimento o, in alternativa, si mettono fuori dal governo, lo prevedono le loro regole”. Mentre il nemico dei nemici, Matteo Renzi, morde facilmente: “Oggi Conte avrebbe detto che se non cambia la norma sulla giustizia lui se ne va. Il Pd deve scegliere se inseguire lui o scegliere Draghi”. Di sicuro tra domani e mercoledì Conte incontrerà tutti i parlamentari del Movimento, divisi per commissioni, in presenza. Un modo per tastare il polso ai gruppi in una fase delicatissima.

Ma prima sempre da lì bisognerà ripartire, cioè da quella commissione Giustizia dove il centrodestra e i renziani sono pronti a sbarrare il passo al Movimento che ha presentato centinaia di emendamenti. Fiutano la possibilità di fare molto male all’ex premier ancora prima che diventi capo – il nuovo Statuto che lo prevede come “presidente” del M5S verrà votato il 2 e il 3 agosto – e devono comunque ricordare a Draghi che nel governo ci sono anche loro, eccome. Ci sarebbe anche il Pd, “da cui sulla battaglia per i reati di mafia ci aspetteremmo di più, un appoggio vero” sibila in serata un grillino di rango.

E magari è solo rabbia, per una partita dove nel migliore dei casi il M5S potrà dire di aver limitato i danni. Nel peggiore, chissà cosa ne sarà dei 5Stelle, e di Conte.