(Giuseppe Di Maio) – Roberto Fico non aveva manco finito di relazionare al Quirinale, che già Mattarella si portava davanti alle telecamere con il suo eloquio bleso. Tenuto conto degli sforzi di mediazione fin qui esperiti, il particolare momento di emergenza, l’impossibilità di dare la parola agli elettori, è venuta l’ora di regalare all’Italia un governo di alto profilo. Minchia! Come se fino ad allora fossimo stati guidati da persone di terz’ordine. Ma se gli sforzi per mantenere il governo con il fu PD erano falliti, se era fallito l’appello trasversale alla responsabilità nazionale, sarebbe stata l’ora di dare mandato esplorativo ad uno di destra. A Maria Elisabetta Alberti Casellati per esempio. Invece, il nome che la stampa instillava da un anno e mezzo negli italiani, il numero uno, il castigatore dei castigatori, lo stallone italiano, Mario Draghi, aveva già accettato l’incarico. La sola differenza con Napolitano sta nel fatto che Mattarella il suo Mario non l’ha nominato senatore.

Poi, il copione è unico. Ad esempio le cosiddette riforme. Che cosa credete abbiano in comune la Fornero, la Boschi e la Cartabia? Non solo il fatto di essere donne, ma di essere state scelte come testimonial delle porcate della classe dominante. La prima propose una riforma delle pensioni che riguardò solo i poveri (ah, sì: necessaria, ma limitata all’innalzamento dell’età, e al prezzo di 400 mila esodati); la seconda espose una riforma costituzionale ad uso dei partiti vincitori, e che sfrattava il popolo dalla democrazia; la terza, vuole imporre una giustizia di classe. Tutte e tre hanno presentato una legge che inaugura una feroce disuguaglianza, un’idea di Stato ad uso di privilegiati: che retribuisce, decide la partecipazione politica e punisce selettivamente a seconda del potere sociale di ciascuno.

Avete visto come il loro eloquio sia ordinato e assertivo, pari a quello delle maestrine che abbiano da poco imparato la lezione? Ecco, se i marpioni affidano alla faccia di una donna le peggiori porcate del decennio, vuol dire che vogliono edulcorare pillole indigeste. Dietro la Cartabia c’è l’eloquio stentato di Draghi che dice alla stampa compiacente e lecchina “a questo risponderà il ministro della Giustizia”, “la riforma è stata già emendata e approvata in Consiglio dei Ministri”. Dietro Draghi, l’Italia disonesta. E a sua volta il Presidente della Repubblica, nonostante sia arbitro fuori dell’agone politico, bacchetta il Parlamento che carica di correzioni la povera riforma. Chissà a chi si riferisce: ai 5 stelle che non la vogliono, o alle destre che, visto che si trovano, vogliono cancellare anche la Severino?

Ma il Presidente è quello che sta dalla parte dei vincitori, che s’intromette nella composizione dei governi, che elogia la Trilaterale (il geloso club dei benefici e dell’ordine truccato). Esattamente come questo suo governo, che non risponde alla democrazia, ma ai dominanti della società, che vogliono più soldi, più potere, e che non vogliono pagare per i loro errori. Difatti a noi non frega niente che la prescrizione non si applica ai reati di omicidio, perché a noi frega poco degli esecutori, a noi interessa la corruzione dei mandanti.