(pressreader.com) – Un contropiede così dall’avvocato non se lo aspettava, neppure lui. Così in una sera di fine giugno, Beppe Grillo, il Garante e fondatore, quello che la politica l’ha sempre addentata e spesso indirizzata a colpi di blitz e proclami imprevisti, rimane spiazzato.

( di Luca De Carolis – Il Fatto Quotidiano) – Prevedeva di rispondere, a prescindere, alla conferenza stampa di Giuseppe Conte, con cui si era lasciato domenica con una brutta telefonata. Un colloquio in cui l’ex premier gli aveva urlato le sue verità, molto meno controllato del consueto, e che non aveva risolto proprio nulla. Ma alle 18.30 di un torrido giovedì, Grillo non sa come reagire all’ex premier che con frasi e modi da legale di alto censo ha ributtato la palla nel suo campo, mettendolo di fronte al peggiore dei bivi: se accettare la votazione sul web del nuovo Statuto contiano, piegando il capo a una probabilissima sconfitta (sconfessione) per mano degli iscritti, oppure dire no al codice dei codici per il Movimento, al voto sulla piattaforma, alla democrazia diretta. E il primo ex inquisitore si dovrebbe macchiare di eresia, pur di non cedere il passo a Conte.

Enigma mica piccolo, per il Grillo che ha la tentazione di rispondere a botta calda, con un video. E di rispondere male. Ma i collaboratori più stretti e una lunga teoria di big gli chiedono di non farlo, di aspettare, di non imboccare la via delle scontro finale. Provano a placare il Garante. Ancora offeso con Conte, accusato di aver ignorato le sue telefonate, persino di non averlo voluto incontrare. E poi Grillo, assicurano, aveva già mollato più di qualcosa nelle scorse ore. “Beppe ha rinunciato ai poteri su nomine, comunicazione e referenti regionali” soffiavano ieri dal suo giro. Ha capito, e questo lo dicono più o meno tutti, di aver forzato la mano nel discorso davanti ai parlamentari di giovedì scorso.

Così è, o almeno era pronto a lasciare all’avvocato piena libertà di costruirsi la sua segretaria. Con due vicepresidenti, il contiano doc Stefano Patuanelli e l’ex capo che va tenuto dentro per mille motivi, Luigi Di Maio. Più una serie di comitati ristretti, in cui sarebbero previsti tra gli altri la sindaca di Torino Chiara Appendino, la viceministra al Mise Alessandra Todde e un altro fedelissimo di Conte, Mario Turco. Adesso però Grillo deve decidere come e soprattutto cosa a rispondere all’ex premier. La serata balla su quello, sulla sua eventuale replica tramite video o post. Dall’entourage di Grillo filtra un balletto di conferme e smentite, sintesi fedelissimo del caos imperante nel Movimento “delle contraddizioni e delle ambiguità” per adoperare un’immagine contiana. Di sicuro c’è la lettura diffusa tra i parlamentari: “Per Beppe dire no adesso è complicatissimo, come può rifiutare un voto?”. Una votazione che, da vecchio ma ancora vigente Statuto, va convocata dal reggente Vito Crimi, teoricamente senza dover rendere conto a nessuno. Ma è chiaro che la partita ormai è un’altra, con quasi tutto il Movimento che ora invoca una tregua, una pace anche finta, pur di evitare il baratro. I contiani, che hanno ripreso colore, sentono aria di punto della vittoria: “Ora Grillo deve prendere atto della situazione, non può fare altrimenti”. Gli altri, big compresi, invocano l’accordo.

Di Maio parla quasi da catechista: “Stiamo remando tutti nella stessa direzione, il Movimento è pronto a evolversi, coraggio, confido nell’intesa”. Roberto Fico a In Onda invece giura: “Non credo che Conte sia democristiano, un ulteriore passo e saremo più forti di prima”. Però alla fine la palla sta sempre lì, in casa del Garante che proprio non si può marcare. Cosa deciderà? Un 5Stelle che lo conosce molto bene riassume: “C’è una piccola possibilità di arrivare a un’intesa”. Ossia di convincere Grillo, quello che ha ancora l’ultima parola. E che potendo se la terrebbe, a vita.