(Stefano Rossi) – A Trastevere, caratteristico quartiere romano, è sorta una … non saprei cosa scrivere, statua? opera? rappresentazione marmorea? di una porchetta ed ha scatenato la protesta degli animalisti. La LAV (Lega Anti Vivisezione) e la AIDAA (Associazione Italiana Difesa Animali e Ambiente) hanno protestato per “la mancanza di rispetto verso i maiali, animali tra più uccisi e macellati nel mondo occidentale”.
Poi l’affondo: “Olocausto animale”.
Attendiamo repliche dalle comunità ebraica e musulmana. Infine dai vegani.
Sul punto non mi pronuncio per il semplice fatto che mangio carne ma una considerazione si deve pur fare. A Trastevere ci sono le statue di Trilussa e del Belli, due noti e grandi poeti romani che hanno insignito la cultura con poesie, aforismi e pensieri sulla politica e società che cambiava, non sempre in meglio. Ecco, nella città tra le più note al mondo per la sua storia e le sue opere d’arte (arte vera non finta) a cielo aperto, quella rappresentazione di un maiale sofferente e affettato, devo dire, al di là delle proprie opinioni personali, è un orrido testimonio del sentimento di bello, di arte, di società che cambia.
Poi, a pensarci bene, forse, forse, va bene così: il porco è la migliore rappresentazione.
Grande.(Stefano Rossi) Non si poteva descrivere Meglio”l’opera d’arte” L’era del maiale bianco. Er porco e er somaro Una matina un povero Somaro,
ner vede un Porco amico annà ar macello,
sbottò in un pianto e disse. Addio, frate: nun ce vedremo più, nun c’è riparo!
Bisogna esse filosofo, bisogna.
Je disse er Porco via, nun fà lo scemo
ché forse un giorno se ritroveremo n quarche mortadella de Bologna!
Trilussa
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La statua personalmente mi fa cagare, ma farne un uso così strumentale rischia di ritorcersi contro la “causa” degli stessi animalisti, denunciando l’isterismo di chi ragiona ritenendosi migliore degli altri (e sentendosi, di conseguenza, legittimato ad imporre a tutti le proprie usanze o credenze).
Come se l’esistenza o meno di questa statua abbia possa aver avuto una qualche minima ripercussione sul numero di animali uccisi, che probabilmente non è variato neppure di una sola unità.
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Non solo è un pessimo esempio di arte ma è pure una pessima celebrazione della porchetta, perché è una statua che disgusta, fa pensare solo all’uccisione e al trattamento culinario di un animale (ma ai manzi che si trasformano in carne in scatola non sono più fortunati) e non alla bontà del piatto.
La porchetta d’Ariccia (non esiste una porchetta trastevere, quindi la statua in quel luogo non ha senso) è una eccellenza di cui io personalmente vado ghiotto.
Una capatina alle fraschette di Ariccia (Castelli Romani, vicino ad Albano) la consiglio sempre a chi vuole vedere qualcosa intorno Roma.
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O forse è meglio a Frascati, d’estate consiglio Trinca, sta in una fresca caverna di tufo.
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Si vede che ci sono proprio molti soldi da buttare (a parte tutte le altre considerazioni…)
L’ evoluzione dello storytelling comunale ( di tutti i Comuni) è perfettamente illustrata dall’ arredo urbano e dalla cartellonistica.
Quando ero piccola ricordo che accanto al cartello che indicava il nome del Comune ce ne era spesso un altro con scritto: “Città natale di…” e seguiva il nome del Poeta, dell’ Architetto, dello Scienziato, ecc… nativo del luogo. Poi, dopo Cernobil’, è stato tutto un fiorire di “Comune denuclearizzato” (affermazione che non ho mai compreso, ma tant’è…), seguito, dopo il crollo dell’ URSS, da “Città gemellata con…” e di seguito prima uno poi più nomi di oscure (per me) cittadine dell’ Est Europa (arrivavano immigrati a frotte da lì, dovevamo essere “amici”).
Ora i cartelli si moltiplicano, ed è tutto un “Città del vino”, “Città dell’ aceto balsamicoi”, “Città del prosciutto”, “Strada dei sapori”…
Anche per quanto riguarda le strade l’ evoluzione è più o meno la medesima: da via Marco Polo ( che una targa indica, in quel di Bologna, come “navigatore”!!!) o via Garibaldi, o Manzoni, a via Marilyn Monroe e John Lennon. ( quando va bene).
Stessa cosa, a quanto vedo, per le statue: da Dante alla porchetta, da Colombo (ora in disgrazia) e Galileo a Manuela Arcuri.
E non parlo delle “opere d’ arte” al centro delle infinite rotonde, che purtroppo non abbiamo ancora imparato ad oltrepassare (specie le donne, devo ammettere…)
Mai l’ evoluzione dello Zeitgeist fu meglio rappresentato…
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A proposito di Zeitgeist…
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Grazie Gatto
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Il punto è uno soltanto: come “opera d’arte” fa cagare! Ma tanto!! Punto.
Che io sia vegano, in questo caso non conta nulla. Non è una statua che cambia in peggio o in meglio la sorte di miliardi di animali uccisi quotidianamente per finire nei piatti e nelle abitudini e necessità dell’umanità. È proprio che stilisticamente la scultura fa schifo al [beep], proprio pessimo gusto, e comunque, come saggiamente qualcuno sostiene sopra, non rappresenta neanche un piffero nulla dei piatti tipici di Trastevere (ammesso e non concesso: a Roma ho quasi tutti i parenti, ma non ci ho mai vissuto, dunque probabilmente i nove decimi di certe usanze locali mi sfuggono comunque a prescindere).
Avrebbe lo stesso senso che in Piazza della Signoria, qui a Firenze, un demente artistoide attuale facesse una porcheria di statua rappresentando una bella scodella di panzanella! Ma ci si rende conto?
Il succo è questo: il cattivo gusto, sia dell’autore, sia dei dementi che al Comune relativo, permettono installazioni di schifezze orrende simili.
Spero – ma davvero con tutto il cuore – che qualche vandalo, nottetempo, la sbricioli a martellate, questa “cagata pazzsca” (cit.).
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Ci hanno persino messo un dito alzato in piazza a Milano, più chiaro di così…
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Gli orrori sono ben altri.
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