Raccontano che ieri Giuseppe Conte non sia rimasto sorpreso leggendo commenti e post di certi dem. Tutti contro di lui, l’avvocato, accusato di voler comandare in casa del Pd.

(informazione.it) di Luca De Carolis – Il Fatto Quotidiano – Quel Conte che da qui a fine mese diventerà capo politico del M5S. E che nell’attesa è già altro: uno specchio, o una cartina di tornasole dei nodi dentro il Pd e quindi dentro i giallorosa, alleanza che è ancora soprattutto un’ipotesi. È bastato che l’ex premier domenica dicesse con chi sta (o con chi vorrebbe stare) a Bologna e in Calabria, per far sbottare quella porzione di Pd ancora renziana. Ma ci sono anche nomi e anime sparse a picchiare su Conte con l’idea di colpire innanzitutto il segretario Enrico Letta, come lui fautore della coalizione con il M5S. Lo mostrano le reazioni al post con cui domenica Conte ha benedetto la candidatura dell’assessore uscente Matteo Lepore, alle primarie di Bologna. O a quanto ha detto sempre domenica sulla Calabria, a Mezz’ora in Più: “Ci sono le premesse per individuare un candidato alla guida della Regione insieme al Pd, che sia espressione della società civile”.

Ma al Conte entrato nella partita emiliana (anche su spinta del bolognese Max Bugani) hanno reagito voci sparse del Pd. E ovviamente la candidata alle primarie Isabella Conti, sindaca iscritta a Italia Viva che si arrabbia se viene definita renziana. “Per Conte la nostra città è solo un banco di prova per equilibri nazionali. Ma i bolognesi non sono cavie” ha detto a Libero. Ancora più dritti sono andati vari dem calabresi, dai deputati Enza Bruno Bossio e Antonio Viscomi al presidente della Provincia di Cosenza Franco Iacucci: “In Calabria il M5S non ha mai risposto alla richiesta di partecipazione alle primarie. Noi non riconosciamo a Conte il potere di decidere per conto della coalizione di centrosinistra e del Pd”. Un monito, all’avvocato che ha come prima carta lo scrittore e docente Enzo Ciconte. Ma il problema nel Pd è molto più largo. Lo ricorda l’ex capogruppo dem in Senato Andrea Marcucci, ufficialmente ex renziano: “A Letta dico no a alleanze strutturali e ad abbracci soffocanti, soprattutto in vista delle amministrative”. Mentre Alessandro Alfieri, coordinatore dell’area Base riformista, predica “prudenza”. Però Conte accelera, e dove serve è pronto a tagliare i ponti. Per esempio a Torino, dove la vittoria nelle primarie di Stefano Lo Russo sembrerebbe aver cancellato la possibilità di un accordo con i grillini, anche al ballottaggio. Ieri Lo Russo, avversario storico della sindaca grillina Chiara Appendino, ha subito detto di “voler aprire a Renzi e Calenda”. E dal M5S hanno ribadito il no a intese. In serata però Francesco Tresso, secondo per un pugno di voti nei gazebo, ha chiesto un tavolo sulla linea politica: “Io e Enzo Lavolta ( terzo, ndr) abbiamo preso più del 60 dei voti, la linea va condivisa”. Ergo, vuole ridiscutere con Lo Russo del rapporto con i 5Stelle.Nell’attesa il M5S lavora a un candidato autonomo, con Appendino che preferirebbe il consigliere comunale Andrea Russi rispetto alla capogruppo Valentina Sganga. In una riunione, venerdì, Conte e il reggente Vito Crimi hanno sollecitato al M5S locale “una soluzione unitaria”, cioè senza voto sul web. Intanto oggi l’ex premier sarà a Napoli, per sostenere l’ex ministro dell’Università, Gaetano Manfredi. Ma Conte pensa soprattutto alla rifondazione del Movimento. L’annuncio di una segreteria in parte nominata da lui e in parte votata dagli iscritti sta facendo scaldare i motori a molti big e ha placato diversi malumori. Utile, in vista della presentazione dello Statuto, evento online previsto per l’inizio della prossima settimana. Mentre si discute di un cambio di simbolo. E si lavora all’assetto. Conte sarà il capo (o segretario) con tre vice di sua fiducia: una donna e altri due big, tra cui probabilmente Luigi Di Maio. Attese in segreteria Lucia Azzolina, Chiara Appendino e Alessandra Todde. Previsti referenti territoriali per macro-aree, dal Nord-Est alle Isole.