(di Marco Palombi – Il Fatto Quotidiano) – C’è un fantasma che s’aggira per i giornali: la politica, i partiti. E s’intende tutti i partiti: abbiamo già Mario Draghi – nato dal Bene, generato, non creato, della stessa sostanza del Bene, la cui luce irradia riforme, che qui fanno un po’ le veci dello Spirito Santo – che ce ne facciamo della politica, cioè del legittimo e naturale confronto tra interessi e idee di società? Essi, i partiti, sono peccato: hanno votato il Pnrr, ma “quei sì hanno tante ambiguità”, dice Il Sole 24 Ore, e “ci si chiede cosa accadrà quando si discuterà nel dettaglio”. È ai partiti, su La Stampa, che l’economista Veronica De Romanis rivolge “un monito”: il passato è la loro colpa e adesso, è il senso, dovrebbero fare quel che dice il manovratore e zitti (ma sul “grado di maturità e sincerità della classe politica” ha dei dubbi). Ormai siamo all’Istituto di Mistica Draghista: “Il punto è che la credibilità di Draghi è un asset. L’Italia di Draghi può fare deficit e debito senza pagarne le conseguenze nel giudizio dei mercati. Chiunque lo voglia far cadere deve sapere che non potrà fare né deficit né debito, perché non ne ha la credibilità” (Renato Brunetta sul CorSera); l’unica cosa “che ha un peso in Europa” è “la parola di Draghi. Nessuna parola di nessun altro leader politico e/o presidente del Consiglio italiano vale due soldi fuori da questi confini” (Franco Bechis, Il Tempo). Ora il problema di tutti quelli che – in buona o malafede – bruciano incenso sull’altare di Palazzo Chigi è come perpetuare questo momento: meglio che Draghi resti a Palazzo Chigi (fino al 2023, magari oltre) o che dal Quirinale sia garante dello status quo qualunque esecutivo arrivi? Qui il fronte è spaccato, basta comunque che non ci si allontani dalla sua Parola, scritta nelle sacre riforme: d’altra parte, dice Brunetta, “il programma del Recovery è di sei anni e vincola anche il prossimo governo”, è “un contratto con l’Europa” e “i contratti si rispettano”. Draghi – dio vero da dio vero – vigilerà sulla sua applicazione e il suo regno non avrà fine. Se non dopo il termine della storia, il mistico draghista vive già dopo la fine della politica. Se ne conoscete uno non lo disturbate, per carità: passi un’estate serena e piena di riforme, ci sarà tempo per il risveglio, la vita è già tanto amara così.