(di Antonio Padellaro – Il Fatto Quotidiano) – Ma non è che il governo di Boris Johnson è riuscito a vaccinare più del 50% della popolazione adulta (con i decessi in forte decrescita: 26 a Pasqua) perché il Regno Unito non fa più parte dell’Unione europea?

Un dubbio che comincia a serpeggiare anche tra gli europeisti più convinti messi di fronte alla doppia velocità con cui l’isola e il continente procedono nella guerra alla pandemia. Uno squilibrio che Mario Draghi aveva denunciato lo scorso 24 marzo in Parlamento, alla vigilia del Consiglio europeo, dicendo che il coordinamento europeo va sempre cercato, ma se non funziona in questi momenti dove il tempo è prezioso, “occorre anche trovare le risposte da soli”. Un penultimatum che non ha funzionato, visto che il premier è tornato alla carica in queste ore quando, come riferisce il Corriere, ha telefonato direttamente agli amministratori delegati di Big Pharma chiedendo di darsi una mossa. Primo, perché i ritardi nella consegna delle fiale mettono in seria crisi l’intera campagna vaccinale, da Bolzano a Trapani. Secondo, perché è tutta l’Unione a perderci la faccia. E dunque si fa sapere da Palazzo Chigi che la pressione è “concordata e condivisa” con la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen e che il presidente parla “a nome dei suoi partner europei”.

Colpisce che dopo la cacciata del reprobo Arcuri e l’arrivo del generale Figliuolo, accolto con la fanfara perepè dell’informazione unica, del tanto favoleggiato “cambio di passo” non vi sia traccia (a meno che non si intendesse un dietrofront). Ma che debba essere addirittura il presidente del Consiglio a prendere il telefono per cercare una soluzione ha del paradossale. Frattanto il suo collega Boris, libero dai lacci e lacciuoli della burocrazia comunitaria, può addirittura fissare al prossimo 21 giugno il ritorno alla normalità post-Covid. Senza con ciò dimenticare l’ecatombe provocata nella prima sciagurata fase di sottovalutazione del disinvolto premier britannico, a un passo dal lasciarci le penne.Insomma, in assenza di rapide contromisure, le conseguenze dei pessimi contratti a suo tempo sottoscritti da Bruxelles con Pfizer, AstraZeneca, Moderna e gli altri colossi del farmaco si ripercuoteranno a cascata sui cittadini europei. Con una secca perdita di credibilità dell’Unione oggi minacciata dai successi fai da te del biondo sovranista londinese. Mentre i sovranisti da operetta, Salvini e Orbán, ballano il valzer a Budapest.