(di Luca De Carolis – Il Fatto Quotidiano) – Se quella tra Pd e M5S sarà davvero “un’avventura affascinante”, come l’ha definita il segretario dem Enrico Letta, si vedrà innanzitutto al tavolo giallorosa sulle Comunali, dove Roma rappresenta la grana principale. E Francesco Silvestri, tesoriere del M5S alla Camera, romano, conosce molto bene il tema: “Trovare un accordo con i dem per il secondo turno è possibile, come tutte le cose intelligenti. Ma su Roma il Pd dovrebbe valutare l’appoggio a Virginia Raggi e abbandonare certi toni”.
Per Letta, “a Roma Raggi può essere la pietra d’inciampo per l’alleanza con il M5S”. Ha ragione, no?
A mio avviso Raggi rappresenta un’opportunità. In questi anni, assieme al Movimento, ha svolto un’importante lavoro di risanamento, e infatti la Corte dei Conti ha appena “promosso” i bilanci del Comune. Il Pd dovrebbe fare tesoro di questa esperienza e sostenere la ricandidatura della sindaca.
I dem le contestano molti errori. E le reciproche accuse tra Pd e Raggi raccontano di una distanza incolmabile.
Non sono sullo stesso piano. Negli ultimi giorni il Pd del Lazio ha paragonato la sindaca a Mussolini, mentre Nicola Zingaretti l’ha definita “una minaccia”. Al di là di un problema di stile, il punto è politico: a Roma i dem non sanno ancora distinguere il bene del male.
Anche Raggi spesso è durissima, innanzitutto con Zingaretti.
Le sue sono sempre critiche sul merito. Raggi chiede da sempre collaborazione sui rifiuti, un tema che è innanzitutto di competenza regionale. Invece dal Pd arrivano insulti. E questo rischia di rendere difficile anche un accordo per il ballottaggio. Come si possono convincere gli elettori dei 5Stelle se si attacca così la sindaca?
Quindi l’intesa per il secondo turno è possibile.
Sì, come tutte le cose intelligenti. A condizione che si cambino i toni, e che si lavori assieme a un patto per lo sviluppo della città, in modo trasparente.
Voi chi preferireste come candidato dem, Roberto Gualtieri o Zingaretti?
Per noi non fa differenza, il candidato del Pd andrà rispettato e basta. L’importante è che i dem capiscano che far vincere la destra sarebbe un grande errore, perfino più grave del buco lasciato nel bilancio della città.
Le ultime nomine in Regione come in Comune non mettono in buona luce nè il Pd nè il M5S. In Campidoglio avevano assunto la compagna di un assessore…
Per lo staff Raggi ha speso meno della metà di quanto spesero l’ultima giunta Veltroni e quella di Alemanno, e la metà circa rispetto alla giunta Marino. Dopodiché se c’è stata una nomina inopportuna, è stato giusto fare marcia indietro.
Beppe Grillo non vuole toccare il vincolo dei due mandati, ma gran parte dei parlamentari del M5S è in rivolta. Lei che ne pensa?
Non do molto rilievo al tema, perché le persone di questi tempi pensano a ben altro che ai mandati dei parlamentari. Detto questo, evidentemente Grillo ritiene che i due mandati debbano restare come elemento costitutivo del Movimento. Però ora si deve aprire una riflessione importante su come valorizzare l’esperienza di chi ha svolto due mandati e incarichi di governo.
Tradotto, che propone?
Si può pensare a incarichi rilevanti nel M5S, sempre passando per un voto degli iscritti.
Dove? Grillo ha detto che bisogna trattare con Rousseau, e anche questo ha fatto imbestialire molti.
L’importante è non quale piattaforma, ma il suo perimetro. Rousseau è migliorabile ma non ci sono pregiudizi. Però del M5S si occupa il M5S.
Intanto è un esplodere di correnti con sigle e manifesti. Amaro, no?
È già complicato lavorare in un gruppo, figuriamoci in gruppetti. Dobbiamo restare uniti.