Jean–Paul Fitoussi. Fine dell’egemonia tedesca


(di Antonello Caporale – Il Fatto Quotidiano) – “America first. La diceva Trump e ci stupiva e addolorava. Ora lo ripete Biden e scopriamo che fa la cosa giusta”.

Jean Paul Fitoussi, perché Biden fa la cosa giusta trattenendo milioni di dosi Astrazeneca che gli Usa non utilizzano e che servirebbero altrove?

Perché ogni governante deve pensare al proprio Paese, al suo benessere, a garantirgli un’uscita da questo tunnel infinito. E a farlo prima degli altri, e meglio degli altri. Se è un governante degno di questo nome.

E la condivisione? La liberalizzazione dei brevetti, la solidarietà internazionale?

Sa quanto hanno speso gli Usa per la ricerca sui vaccini? Sa quanto ha dato ad Astrazeneca? Facciamo due conti.
Astrazeneca ha ricevuto 1,2 miliardi di dollari, Johnson & Johnson un miliardo di dollari, Moderna 1,5 miliardi di dollari, Novavax 1,6 miliardi, 2,1 miliardi a Sanofi. Il governo americano ha finanziato con più di 12 miliardi di dollari la ricerca sui vaccini e le terapie anti Covid. Metta adesso la velocità, la capacità di reazione e il peso di questo investimento di fronte all’assoluta assenza dell’Europa e comprende perché noi stiamo al palo e loro no.

Lei ce l’ha con l’Europa anche per le dimensioni dello stanziamento comunitario per il Recovery.

Le nostre sono cifre modeste e incomparabili con quelle americane. Malgrado negli ultimi mesi la somma sia stata riallineata verso un segmento superiore, l’Europa spende tre/quattro volte in meno degli Usa avendo gli Usa meno abitanti dell’Europa. Questa è la realtà.

L’Europa è lenta.

Lenta, poco reattiva e poco generosa È nata male e la pandemia le consegna una leadership in declino. La Germania è la grande sconfitta culturale e politica di questo evento. A chi serve un’Europa così? Ai sovranisti.
Pensa che se la Gran Bretagna uscirà, come pare, prima degli altri dal lockdown, sarà l’apripista di nuove emulazioni?

La Brexit farà scuola?

Gli inglesi hanno sfruttato una chance: quella di far da sé, provvedere prima e meglio. Ma lo hanno potuto fare perché i programmi governativi hanno sempre investito molto nella ricerca, a differenza degli altri Paesi. Diciamoci la verità: non è solo fortuna, non è solo un caso che Oxford sia lì.

La Gran Bretagna ne guadagnerà molto.

Il 21 giugno loro saranno fuori, il 4 luglio sarà il turno degli Usa. E in quel periodo anche Israele potrà dirsi liberato dalla pandemia. Invece noi aspetteremo l’autunno, forse. Noi francesi, voi italiani, anche i tedeschi.

E l’Europa dovrà fare i conti con chi chiederà di uscirsene.

Normale se non prende provvedimenti. L’Europa è nata male, non è unione politica e ha poteri limitati, ridotti. È un pachiderma. Noi trattavamo sui soldi dei vaccini, gli altri mettevano in cantina fiale e fiale.

Qual è la nazione che pagherà di più questa inadeguatezza?

Verrà ridimensionata la leadership tedesca.

Il partito della Markel, la Cdu, è anche dilaniato da scandali enormi.

L’esito della pandemia ci metterà davanti alla grande questione: la devoluzione dei poteri nazionali. Dobbiamo rifare l’Europa e ci serve un uomo concreto, fattivo ma soprattutto veloce.

Chi sarà il successore della Merkel?

L’italiano Mario Draghi.

E la Francia cosa dirà?

Macron non può dirsi contento di come sia stata governata da Parigi questa emergenza. Siamo sessantasei milioni di abitanti e credo che solo da poco abbiamo superato sei milioni di somministrazioni che è una cifra che va poi divisa per due. Non più di tre milioni i totalmente vaccinati (prima e seconda dose). Troppo poco.

Merkel è fuori gioco e Biden non è il grande amico che immaginavamo. Altro che multilateralismo, apertura ai Paesi poveri, solidarietà. Ognuno fa da sé.

America first. Ma lo dice pure Johnson: prima gli inglesi. Così va il mondo, e se non lo capiamo…”.