(Giuseppe Di Maio) – Il caso khashoggi è comunque esploso, ma non in Italia. C’è voluta la desecretazione del documento della Cia, per parlare di cose che già sapevamo, cose che la compagna del giornalista ucciso, Hatice Cengiz, aveva già denunciato da tempo. Ma in Italia si continua ad usare la Democrazia per fare affari. E da noi, più che il caso Khashoggi, c’è il caso Renzi.

E il caso PD. Un esperimento politico, una mostruosità ideologica, che voleva mettere insieme il mondo socialista, cattolico e liberale (per usare parole al vento), e invece ha creato un cartello elettorale per bande senza idee e senza morale. Tra queste cricche s’è fatto strada Renzi. E se qualcuno avesse avuto ancora dubbi sulla essenza del PD, l’avventura politica del Rignanese in quel partito li ha completamente dissolti.

Quello che abitiamo è un paese assuefatto. La famosa rana bollita, la metafora di Noam Chomsky che l’entusiasta Alessandro Di Battista predicava in giro durante i suoi tour di propaganda politica, non è saltata in tempo e si è cotta. Noi siamo un paese severamente incapace di esprimere una reazione morale. Ci raccontano fesserie e ce le beviamo. E meglio ancora, non ascoltiamo più nessuno, tanto, sono tutti uguali. Alle nostre spalle la politica e l’economia fanno i loro giochi indisturbate, rubandoci la cittadinanza, l’esistenza. Noi al contrario siamo perfetti, proprio come si sentivano i Siciliani descritti da Tomasi di Lampedusa ne “Il Gattopardo”, e alla fine votiamo per chi ci pare, in piena libertà, cioè per il nostro nemico.

Se dovesse spuntare qualche leggero dubbio, ce lo risotterra la stampa del padrone, che ridicolizza i nostri veri portavoce dalle sue pagine di satira ammaestrata. Il padrone paga, il servo risponde, e noi schiavi ignari gli crediamo. Quando poi un sospetto trapela nella coscienza annebbiata della rana in padella, i padroni si fanno intervistare. Da un servo, naturalmente. E se anche il servo viene scoperto, si fa intervistare a sua volta dai servi suoi. O, mancando pure questi, allora si intervista da solo. Senza scandalo, senza reazione, tanto la nostra coscienza civile e politica è ai ferri, è in carcere duro. L’obiettivo generale è quello di rendere impossibile l’applicazione delle regole morali alla politica e all’economia, a tutto ciò che deve restare fuori dalla nostra portata. L’etica deve restare confinata alle beghe di condominio, e persino quelle sono soggette alla formalità delle procedure e alla vaporosità dei processi verbali.

Tutto questo solo in Italia. Altrove qualcosa si muove. In Francia ad esempio hanno condannano Sarkozy per corruzione. Da noi, manco se invadi la Polonia, come avrebbe detto Crozza in una delle sue. Ecco dunque come si alleva un elettorato reazionario. Ecco un popolo incapace di compiere una scelta politica: quando, incredulo tra le tante balle che gli raccontano, si beve solo l’ultima, che è sempre quella del suo aguzzino.