(GRAZIA AUGELLI) – “Di’ una cosa di sinistra!”. Lo diceva un Nanni Moretti avvilito (in ‘Aprile’,1998), rivolgendosi a D’Alema che gli appariva sul televisore durante un dibattito politico. La frase è stata poi ripresa ed ha circolato caricandosi di amara ironia, ad attestare delusione e tristezza di ex-militanti ed iscritti all’originario PCI, ribattezzato più volte fino a passare dal ‘rosso vivo’ al ‘rosa pallido’. Movimenti studenteschi e qualche sciopero-manifestazione di lavoratori hanno tentato di rivitalizzare la Sinistra, con scarso successo. La parola ‘ideologia’ ha perso il suo proprio significato di visione della società (convinzioni religiose, filosofiche, politiche, morali) elaborata da una classe sociale, ma anche di insieme di presupposti teorici e finalità che costituiscono il programma di un partito, ed ha finito per rappresentare spregiativamente un insieme di idee astratte e mistificatorie, comunque lontane dalla realtà. Ancora oggi, per chiudere una discussione sulla soluzione politica di problemi, se uno dei due non trova fondate argomentazioni da opporre, accusa l’altro di “fare un discorso ideologico” nel senso di ‘limitato’ da una prospettiva o visione d’insieme. Uso errato del termine, poiché un discorso con impostazione ideologica non è limitato, ma ampio poiché considera un insieme di aspetti.

La classe operaia del secolo scorso non esiste più da decenni e il bracciantato, cui si rivolgeva Di Vittorio, che ne promosse coscienza e lotta, è stato da tempo sostituito da immigrati i quali, fino a quando non verranno riconosciuti come cittadini, non saranno nelle condizioni di maturare coscienza civile e politica, diventando interlocutori e destinatari di un discorso e progetto di partito. Non essendoci dunque più una classe (sociale) identificabile nei suoi bisogni e volontà di riscatto, a cui rivolgere almeno un’azione socialmente e politicamente educativa, la Sinistra ha perso, per così dire, l’orientamento. In verità ha provato a riprendere il contatto con la realtà quando si è interessata, pur senza un progetto chiaro e perseguito, alla salvaguardia dei diritti umani degli immigrati ed alla difesa di chi fra questi veniva sfruttato nelle campagne o altrove. Ma la crisi economica ed il capitalismo senza controllo degli ultimi decenni hanno distrutto le regole del mercato del lavoro. Il lavoro è sempre meno la dignitosa basilare forma di realizzazione sociale e civile dell’individuo: è ri-diventato sfruttamento ad oltranza, quale che sia l’ambiente di lavoro. In molte sue forme è un tritacarne, che distrugge l’individuo, facendolo lavorare soprattutto per ‘il padrone’, che non è più una figura fisicamente identificabile, ma l’entità inconoscibile delle multinazionali. Nonostante tutto questo, anzi proprio per questo, i partiti, particolarmente di sinistra, devono riappropriarsi della funzione educativa svolta in passato. Devono riaprire e rivitalizzare le ‘sezioni’, nelle quali si faceva e deve farsi formazione civile e politica; nelle quali si deve imparare ad esporre il proprio pensiero con onestà intellettuale e a discutere, considerati sempre i fatti. E tra i fatti c’è che la realtà sociale-politica ed anche umana è cambiata.

La Sinistra ne prenda atto. Ma sembra che a sinistra ci sia rimasto solo il Papa.