Governo sì, governo no. Oggi il M5S dal premier incaricato: prima di andare, un vertice tra il fondatore, Conte e Di Maio

di Luca De Carolis – Il Fatto Quotidiano) – Comunque vada, ci saranno morti e feriti. Comunque scelga, il Movimento sa che ci rimetterà, e il probabilissimo voto finale degli iscritti sulla piattaforma web Rousseau, l’ultima risorsa per riconoscersi ancora nello specchio e non prendersi tutte le colpe, non potrà evitare i danni. Forse non potrà fermare neppure quell’ombra che si sta facendo carne, la scissione. Con Davide Casaleggio che – dicono voci non certo amiche – potrebbe essere pronto per provarci, per infilarsi nel varco che tutti vedono. Perché il governo Draghi per i 5stelle è un calcolo che non darà mai un conto dritto. Deve saperlo anche il Garante e fondatore Beppe Grillo, che oggi guarderà negli occhi il “tecnico” che presto potrebbe abbracciare come presidente del Consiglio. Quel Mario Draghi contro cui nel 2014 Grillo puntava il dito, “perché il ricatto sull’articolo 18 è fatto dalla Bce”, la Banca centrale europea. Lo stesso che a suo dire “andava processato per il caso Montepaschi” (2013). Proprio l’economista contro cui, era sempre il 2014, Gianroberto Casaleggio si scagliava così da un palco: “Draghi ha detto che i governi che non fanno le riforme saranno cacciati, ma non ha titoli per darci ordini”. Sette anni dopo, stamattina Grillo lo incontrerà alla Camera assieme alla delegazione del M5S, per le consultazioni. Dopo avergli parlato mercoledì per due ore, decidendo che bisogna almeno provare a sostenerlo, ci metterà la faccia. E oggi gli chiederà punti di programma come garanzie. Da capo che deve mostrare di esserlo, per cercare di tenere assieme i suoi.

Nella capitale: Casaleggio c’è, Beppe (alla fine) arriva.

Per tutta la giornata di ieri, Grillo più che il leader del M5S è un fantasma, un miraggio che non appare mai. Lo davano in arrivo sin da giovedì sera, ma non si vede, il fondatore. Operatori e cronisti setacciano alberghi e circondano le Camere senza esito. La sola certezza è che tra ieri notte e stamattina sarà arrivato, per prepararsi alle consultazioni di mezzogiorno e al vertice che farà un’ora prima con un po’ di big nella sala Tatarella di Montecitorio, per limare la linea. Quindi per ragionare su come proporre punti come il salario minimo o la legge sul conflitto d’interessi, e magari la patrimoniale per i ricchi. E assieme a Luigi Di Maio e ad altri ministri uscenti a discuterne ci sarà anche Giuseppe Conte. Il suo primo atto politico da figura del Movimento dopo la presidenza, la conferma del suo avvicinarsi a una seconda vita politica. Invece non ci sarà il reggente, Vito Crimi. Gli viene imputata la gestione della trattativa con Matteo Renzi, dicono, e il dazio sarà l’assenza nella delegazione di oggi. Così con Grillo ci saranno Paola Taverna, essenziale anche per dare un segnale ai senatori inquieti, e i capigruppo di Camera e Senato. Nell’attesa, ieri il Garante dalla sua casa al mare in Toscana ha passato la giornata al telefono. Ha sentito Di Maio, Roberto Fico, e proprio Conte. Ma ha parlato anche con i parlamentari, e soprattutto con i senatori, perché è a Palazzo Madama che fa base la possibile rivolta anti-Draghi. Su 92 eletti i fautori sicuri del sì, dicono, non arrivano alla metà. Diversi gli incerti, almeno una dozzina i no. Recuperarli tutti non sarà possibile, è sicuro. Perderne tanti è un rischio concreto. Ma non va sottovalutato il processo contrario, cioè che un gruppo, questa volta soprattutto alla Camera, smotti in caso di no a Draghi. Sostenendo comunque l’economista. Però il cuore del problema resta il Senato, da dove infatti spira anche il vento che predica l’astensione nel voto di fiducia, “così facciamo partire Draghi ma restiamo fuori dal governo”. Ma su tutto incombe il voto su Rousseau, ormai invocato anche da diversi big (Danilo Toninelli, Nicola Morra). Soprattutto, parla Casaleggio: “Qui a Roma ho incontrato diversi parlamentari e ministri, e c’è ampio consenso sul fatto che l’unico modo per avere una coesione del Movimento sarà quello di chiedere agli iscritti su Rousseau”. Invocando il voto sul web, il patron della piattaforma rivendica anche la sua centralità. A Roma da martedì, ha effettivamente incontrato diversi maggiorenti, come Stefano Buffagni, Alfonso Bonafede, Morra e il capogruppo in Senato Ettore Licheri, con cui ha pranzato ieri. “Ma di eletti ne ha visti davvero tanti” conferma un veterano che lo ha incontrato. In testa ha davvero la scissione? Chi gli ha parlato assicura di no. “Piuttosto, insiste sulla necessità di parlare a Draghi e di fargli accettare alcuni dei nostri temi forti”. Ma il sospetto che sia venuto “a prendersi pezzi”, come sibila un veterano, è diffuso. Mentre fuori c’è sempre Di Battista, a predicare il no a Draghi. Lo ha ribadito anche allo stesso Grillo giovedì, in un lungo e non facile colloquio, Senza convincere il Garante a fare un passo indietro.

La trattativa dietro le quinte per i postiIl governo Draghi è ancora un’ipotesi, ma di certo i partiti già chiedono posti. Due o tre per le forze politiche più grandi, raccontano dai Palazzi. E tre sarebbero i ministri invocati anche dal M5S, con Di Maio che pare l’unica certezza. Vorrebbe restare alla Farnesina, ma nel gioco degli equilibri il condizionale sarà d’obbligo fino all’ultimo. Di sicuro inciderà anche la composizione della maggioranza che verrà, quanto sarà larga. Iv sarà dentro, pare inevitabile. Ma nelle ultime ore dal Movimento è riemersa la richiesta di un segnale negativo ai renziani. “Beppe dovrebbe mettere un veto a Iv, già dobbiamo sorbirci Forza Italia” è il ragionamento. La richiesta, raccontano, sarebbe arrivata anche alle orecchie di Grillo, da più voci. Ma è complicata, anzi di più, da esaudire. Perché quello con Draghi è un tavolo dove le carte andranno soprattutto accettate. E questo molti 5Stelle lo hanno capito in fretta.

L’Avvocato, che ora deve decidere

Si diceva prima di Conte e della sua presenza al vertice di questa mattina. Un chiaro atto politico. Il suo proporsi giovedì come possibile nuovo leader del Movimento – “per voi ci sono e ci sarò sempre” – ha innervosito alcuni maggiorenti. Ma Grillo lo vuole dentro, lo ha ripetuto a tutti anche ieri. Però i numerosi contiani del M5S già chiedono di più all’avvocato, già lo vorrebbero più decisamente in campo. “Non basta dire che ci sarà sempre per noi, ora deve iscriversi al Movimento, fare passi evidenti”. Ma l’ex premier vuole camminare alla sua andatura. Tornerà a fare il professore di Diritto a Firenze, questo ormai lo ha deciso. E vuole anche mantenere un ruolo in politica. “Ma se corre subito come leader del M5S potrebbe perdere quota come leader della coalizione giallorosa”, osserva un grillino di peso. Cosa a cui tiene moltissimo. “Deciderà con i tempi giusti, intanto aiuterà il Movimento” assicura chi gli è vicino. Ma intanto il M5S rischia di sfarinarsi. Molto in fretta.