(di Pino Corrias – Il Fatto Quotidiano) – Fare la carità con il fotografo al seguito è uno dei gesti più miserabili che un politico possa inventarsi per rastrellare qualche spicciolo di voto e un po’ di falsa identità. Matteo Salvini, leader della Lega, stavolta travestito da Babbo Natale, l’ha appena fatto approfittando dell’indole dei suoi elettori, allenati all’egoismo sociale durante la settimana di lavoro, ma disponibili alla compassione nelle feste comandate. Il fatto che nella sua sceneggiata – molestando per una intera mattina i passanti di Milano – abbia persino sbagliato persona, consegnando un pacco viveri a una signora di colore credendola una senza tetto, ci dice quanto sia automatico il suo buonismo razzista. Fa ridere e insieme fa piangere.

Ma il dettaglio peggiore di quelle immagini è il furto vigliacco che il gesto contiene. Quello di rubare in pubblico ai più poveri la loro storia, l’ultima cosa che ancora posseggono, per appropriarsene. Usare i loro volti, dove quella storia è inscritta, per farli fruttare nel proprio tornaconto politico. A Salvini vivere al caldo non basta mai. Da anni ci deve 49 milioni di euro, ma preferisce parlare d’altro e cavarsela con un po’ di mangime per gli ultimi della fila.