(di Daniela Ranieri – Il Fatto Quotidiano) – Quant’erano belli, novelli, entusiasti. I giornali li ritraevano seduti sereni e tonici nel Palazzo espugnato: Matteo radioso, sfrontato, chiamato a grandi imprese come Lorenzo il Magnifico; Luca Lotti, con quei boccoli spettinati, era Poliziano; Marco Carrai, bravo coi numeri, Pico della Mirandola; la bionda Fiorenza naturalmente era lei, la fatata Boschi; madonnina nei presepi del Valdarno, ella emanava un “fascino naturale”, i capelli come “scolpiti nel marmo di Carrara” (dalla biografia Una tosta. Chi è, dove arriverà Maria Elena Boschi).Gli eventi più recenti purtroppo impongono di considerare l’eventualità che Maria Elena non arriverà in nessun dove e che la corte del Giglio non era così immacolata come (la) si ritraeva; del resto già da tempo emanava l’ormai notorio odore per i contatti tra i babbi dei virgulti della Patria e l’humus toscano delle prossimità più stantie. Ieri Federico Ghizzoni, ad di Unicredit al tempo in cui la dolce Maria Elena era ministro, ha confermato alla Commissione banche quello che De Bortoli scrisse e la Boschi smentì con tanta indignata veemenza da minacciare roboanti querele per diffamazione poi diventate una citazione per danni tuttavia non ancora recapitata, danni non si capisce a cosa o a quale reputazione, peraltro. Così il Giglio intero mobilitato sui social incorre in un’impasse logica, visto che non si capisce per quale alchimia dialettica una conferma alla versione di un potenziale querelato possa tradursi in una conferma alla smentita del querelante. Ma nel magico mondo di Matteo (il tizio che avrebbe smesso di fare politica se avesse perso il referendum) tutto è possibile. Così, dopo l’audizione di Ghizzoni e dopo giorni di messaggi traversali affidati ai giornalisti più fedeli su presunti “inviti inusuali” e “sms anche notturni” del capo della Consob alla Boschi (hai visto mai in epoca di #metoo si trova qualcuno disposto a credere alla velata fake news che era lei a essere molestata dai capi della vigilanza e non lei a molestarli per salvare la banca di famiglia), la Boschi (che poteva solo sperare che Ghizzoni mentisse) affida a Facebook il suo falso sollievo: “Ghizzoni ha espressamente smentito eventuali pressioni… Le parole di Ghizzoni sono molto preziose per la causa civile nei confronti del dottor De Bortoli”. Il quale però mai ha parlato di “pressioni” e riportò esattamente che la Boschi “chiese a Ghizzoni di valutare una possibile acquisizione di Banca Etruria”. Ma i polli da batteria del Pd sono già all’opera. Bonifazi, ex fidanzato della Boschi e socio di un fratello Boschi dunque membro della Commissione chiamata a giudicare anche sull’operato di babbo Boschi, twitta: “Lo dico da avvocato e da cittadino. Oggi De Bortoli ha perso la causa. E chi accusava @meb ha perso la faccia”, così chi ha intenzione di prenderlo come avvocato sa cosa aspettarsi. Loro che parlano in basic italian e pensano in 140 caratteri si attaccano alle sfumature: “Io non ho chiesto di acquisire una banca, ho chiesto se Unicredit fosse interessata o meno. C’è una bella differenza”, scrive la favorita del Capo in trance agonistica, come se avesse vinto la causa non solo contro De Bortoli ma contro tutti quelli che “la odiano”, e aggiunge: “non ho chiesto IO di acquisire Banca, ma Mediobanca e BPEL. Io ho solo chiesto info” (sic). Qui il colpo di genio (di Matteo) è albertosordismo puro: Boschi non si è interessata di Etruria per il babbo, dio ne scampi, ma “per il territorio” (dove è stata nominata col Porcellum), segnatamente per gli “orafi di Arezzo”. La commedia all’italiana ci sommergerebbe se Ghizzoni non avesse aggiunto en passant che un altro petalo del Giglio, Carrai, gli scrisse in una mail: “Solo per dirti che su Etruria mi è stato chiesto di sollecitarti, se possibile, nel rispetto dei ruoli, per una risposta”. Chissà chi fu a chiedere a Carrai di intercedere per salvare Etruria, esclusi ovviamente gli orafi di Arezzo.

E insomma. Lotti è indagato per aver presuntamente spifferato ai vertici Consip che avevano cimici negli uffici, insieme ai carabinieri amici di braciate di babbo Renzi, indagato; Carrai, che Renzi avrebbe voluto a capo di una fantomatica Autorità per la cybersicurity, mentre rilasciava lunghe interviste al Foglio in cui parlava delle sue allergie alimentari, si spendeva per la banca del padre dell’amica. Della Boschi s’è detto più di quanto richieda, nell’ottica della Storia, la sua assoluta nullità.

Ci dispiacerebbe apprendere che la gagliarda oligarchia gigliata che voleva riscrivere la Costituzione non era che un’accolita di maneggioni di provincia miracolati dalle relazioni dei babbi con indagati, bancarottieri, traffichini amici di pellegrinaggi a Medjugorje; l’avanguardia di bella presenza di un sottobosco di faccendieri di piccolo cabotaggio che aspettavano che qualcuno di presentabile scendesse a Roma ad arraffare il più possibile nel proprio esclusivo interesse.