L’ex premier – Quota 18 azioni legali

di Marco Lillo – Il Fatto Quotidiano) – Il senatore Matteo Renzi ha avviato finora 18 azioni legali nei confronti di giornalisti del Fatto Quotidiano. Mentre andiamo in stampa, Renzi ci ha recapitato 15 istanze di mediazione civile, che solitamente precedono l’azione giudiziaria davanti ai giudici competenti. Poi ci sono due citazioni civili vere e proprie e, al momento, una sola querela penale. L’obiettivo principale dell’ex presidente del Consiglio è il nostro direttore Marco Travaglio, citato in qualità di direttore responsabile o autore degli articoli in quasi tutti gli atti.

Il primo atto di citazione civile chiede al giudice di condannare Marco Travaglio, perché durante un collegamento con la trasmissione tv Tagadà “esponeva a prima vista alle sue spalle sulla libreria un rotolo di carta igienica con sopra stampato il volto del senatore Renzi”. Secondo i legali del senatore (che non considerano l’ipotesi della dimenticanza di un oggetto messo lì da qualcuno per farsi due risate in redazione) Travaglio puntava a ‘disumanizzare’ il povero Renzi. Il danno non è quantificato ma, a leggere i criteri usati per determinarlo (audience della tv La7, carica rivestita dalla sedicente vittima e notorietà del giornalista accusato) Renzi punta a ricavare una bella cifra dal rotolo ‘disumanizzante’.

Nel mazzo delle mediazioni sono finiti un articolo di Wanda Marra, che raccontava l’attivismo sociale di Renzi nei circoli della Capitale (mentre il senatore giura di andare all’Aniene solo per giocare a tennis), un intervento critico di Gianni Barbacetto sulla Fondazione Open renziana nella solita trasmissione Tagadà, evidentemente molto seguita da Renzi, poi un articolo di Ilaria Proietti sulla riforma delle solite Fondazioni e persino una vignetta di Mannelli. Una delle firme più indigeste a Renzi è quella di Tomaso Montanari. Il professore di Storia dell’arte, che l’ex sindaco conosce dai tempi del liceo a Firenze, è destinatario di due richieste di mediazione. Renzi non ha digerito tra l’altro il paragone tra il senatore di Rignano e il brigante di Radicofani, Ghino di Tacco, personaggio invece gradito a Bettino Craxi.

La seconda citazione civile contro il Fatto porta la data del 7 agosto scorso e mette insieme molte richieste di mediazione che l’hanno preceduta. La tesi di Renzi è che sia in atto non un’azione di controllo del potere politico da parte della libera stampa, ma una vera e propria campagna del Fatto per ‘demolire’ la sua immagine pubblica. I legali dell’ex premier hanno allegato una trentina di articoli e nel mirino sono finiti soprattutto gli editoriali del direttore e i titoli dissacranti come ‘Odo Gelli far festa’ o ‘Natale ad Hammamet’. Sotto accusa anche molti articoli che descrivono gli interessi economici di Renzi (come quelli sull’acquisto della sua casa fiorentina o sui cachet pagati per i suoi discorsi pubblici) o della fondazione Open, che ha sostenuto la sua azione politica. Alla fine la richiesta di danni è rotonda: 2 milioni di euro. Per avere un’idea, il capitale sociale della Società editoriale Il Fatto Spa è di 2,5 milioni di euro.