(di Gia. Sal. – Il Fatto Quotidiano) – Al momento le posizioni sulla legge elettorale tra maggioranza e opposizione sono le più diverse. Il M5S vuole a ogni costo il ritorno delle preferenze (“Dobbiamo assolutamente reintrodurle” ha insistito ieri il presidente della Commissione Affari costituzionali Giuseppe Brescia), Italia Viva è d’accordo mentre il Pd dice no e propone i collegi uninominali come quelli per eleggere il Senato nella Prima Repubblica, con l’appoggio di LeU.

Ma i due partiti di centrosinistra litigano sulla soglia di sbarramento: “Il 5% non è in discussione” sostiene Nicola Zingaretti mentre il deputato Federico Fornaro definisce la soglia “irragionevole”.

Nel mezzo, le preferenze piacciono a molti tra cui il sindaco di Pesaro, Matteo Ricci, l’europarlamentare Pd, Elisabetta Gualmini, e la capogruppo di Forza Italia, Mariastella Gelmini, che al Festival delle Città di giovedì si sono detti d’accordo all’appello dei 10 costituzionalisti rilanciato dal Fatto.

Nel centrodestra anche Fratelli d’Italia e la Lega non sono contrari alle preferenze ma si oppongono al sistema elettorale proporzionale e quindi non voteranno mai il “Brescellum” che arriverà in aula il 26 ottobre.

Questo profluvio di posizioni diverse, anche all’interno della maggioranza, potrebbe portare all’ennesimo rinvio addirittura al 2021 perché da inizio novembre si apre la sessione di Bilancio.

Nel frattempo Pd e M5S litigano sul modo per ridare scelte agli elettori: i grillini optano per le preferenze mentre i dem, per evitare l’aumento dei costi della campagna elettorale e la corruzione, propongono i collegi uninominali con base proporzionale sul modello del Senato della Prima Repubblica: nel primo caso deputati e senatori vengono eletti in base alle preferenze che ottengono nel proprio collegio, nel secondo in base alla somma dei voti di ogni partito a livello regionale.

In questo modo i candidati dei piccoli e medi partiti nei collegi hanno possibilità di essere eletti anche in caso di sconfitta nel proprio collegio ma soprattutto, con questo sistema i partiti avrebbero comunque il potere di decidere i propri candidati in lista senza eliminare il fenomeno dei paracadutati.