(di Carlo Di Foggia – Il Fatto Quotidiano) – Non sappiamo se le elezioni Regionali innescheranno la resa dei conti nel Pd. Vediamo però la frattura che separa, per così dire, le sue anime. E niente la illumina di più del Reddito di cittadinanza. La misura, perfettibile, è una cartina di tornasole dell’odio per il povero – non per la povertà, sia mai – giudicato sempre in qualche modo responsabile della sua condizione. Questa idea si riflette nella povertà culturale di non riuscire a elevare il dibattito oltre il concetto del divano, inteso nel suo senso metaforico.La notizia che i familiari dei presunti assassini di Willy Monteiro prendevano il Reddito mentre i figli avevano uno stile di vita incompatibile con i requisiti ha scatenato la peggiore retorica. Sia chiaro: il centrodestra che sfotte “il popolo del sofà” (copyright Luca Zaia, il leghista presentabile) non fa notizia; così come la grande stampa, che racconta i “furbetti” del Reddito come un fenomeno di massa e le garanzie pubbliche ai grandi gruppi (editori, ça va sans dire) come “formule innovative”.È nel Pd che il dibattito chiude il cerchio. “La politica dovrebbe avere il compito di dare loro un assegno per poco tempo e poi farli alzare da quel divano, farli uscire di casa e farli andare a lavorare”, ha detto il presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini, ex Sinistra giovanile, già bersaniano, poi renziano e oggi desideroso di scalzare Nicola Zingaretti . “Vergognati”, gli ha risposto l’ex ministro Fabrizio Barca, ex tesserato Pd e coordinatore del Forum Disuguaglianze. Bonaccini si è risentito: “Chiedo soltanto verifica sull’andamento del Rdc”. Durante il lockdown auspicava di mandare a lavorare nei campi i percettori del reddito “per restituire in parte quel che prendono”. L’idea che i poveri che prendono il reddito vengano coccolati dalla politica assistenzialista non li abbandona. Poco importa che la ricerca economica suggerisca l’opposto (le politiche anti-povertà non disincentivano il lavoro) e che la misura riguardi tre milioni di beneficiari, cresciuti del 25% con la crisi Covid. E poco importa che non si ricordino analoghe denunce contro gli imprenditori che usano la Cassa integrazione Covid senza essere in crisi. Evidentemente sono i poveri il problema.