(MONICA RUBINO – repubblica.it) – Il taglio dei parlamentari, si sa, è la legge-bandiera del Movimento. Ma anche tra i cinquestelle non mancano le voci contrarie e una piccola fronda schierata per il No si aggira in Parlamento. Ne fa parte la deputata sarda Mara Lapia, 44 anni di Nuoro, che afferma: “Aver lasciato indietro la legge elettorale è stato un errore. Io voto no e non lo faccio per salvare la poltrona, come insinua qualcuno. Ho una professione, faccio l’avvocato, un lavoro ce l’ho. Vivo di ideali, non di politica”.

Onorevole Lapia, lei si è schierata per il No al referendum costituzionale. Ci spiega le ragioni della sua scelta?
“Mi sono schierata per il No perché credo che sia a rischio la rappresentanza popolare in seno al  Parlamento italiano. Senza una  legge elettorale in grado di contemperare in maniera efficace il minor numero dei rappresentanti del popolo si rischia di venir meno ai dettati della nostra Carta costituzionale. Da giurista che ha studiato la Costituzione credo che il taglio dei parlamentari non sia un tabù. A patto che ai territori venga assicurato di poter continuare a far sentire la loro voce nelle aule di Camera e Senato, cosa che invece con la Riforma costituzionale non avviene perché ci si limita ad un taglio, indicato come soluzione ai problemi dei costi della politica e in funzione anticasta ma che, di fatto, non riuscirebbe a compensare in alcun modo il vulnus alla rappresentanza”.

Questa riforma è uno dei cavalli di battaglia del Movimento. I vertici come hanno preso la sua posizione?
“Sinora non ho ricevuto nessuna comunicazione ufficiale da parte dei vertici. Ho appreso della possibilità di sanzioni da retroscena giornalistici. Tuttavia non credo che si arriverà ad espellere chi esprime il proprio dissenso ma nel contempo ha creduto e continua a credere nell’azione politica del Movimento. Avrei comunque gradito maggior capacità di ascolto e maggior rispetto per le argomentazioni di chi voterà No ma, soprattutto, che questo confronto fosse avvenuto con i parlamentari e con gli attivisti prima dell’approvazione della legge”.

Come ha votato in aula nei vari passaggi della legge?
“Ho votato sì perché ho riposto fiducia nell’impegno da parte del Movimento e dei sui alleati di procedere parallelamente alla riforma elettorale che avrebbe riequilibrato le criticità  alla rappresentanza introdotte con il taglio dei parlamentari. Ma questo importante tassello è mancato. Se si altera in modo non equilibrato l’assetto parlamentare, una nuova legge non sufficientemente ponderata potrebbe di fatto scardinare la democrazia. A quanti mi dicono che il taglio dei parlamentari è nel programma del mio Movimento e fa parte dell’accordo di governo, rispondo che una riforma costituzionale di questo tenore avrebbe dovuto viaggiare parallelamente alla legge elettorale. Solo così si sarebbe potuto raggiungere il punto di incontro tra rappresentanza del popolo e governabilità”.

Il testo base della legge elettorale approderà solo domani in commissione, non c’è più tempo…
“Certo, siamo in terribile ritardo. Ribadisco quanto detto prima: i due iter legislativi, seppure differenti, – da una parte quello “aggravato” della riforma costituzionale, dall’altro quello ordinario per una nuova legge elettorale avrebbero dovuto viaggiare di pari passo. Così non è stato e se dovesse passare il Sì saremmo di fronte ad una Riforma monca e pericolosa”.

Lei è sarda: è preoccupata che la sua regione sia penalizzata dal taglio della rappresentanza?
“Considerato il nuovo assetto, alla Camera e al Senato, la mia regione dagli attuali 25 parlamentari passerebbe a 16 con il fondato rischio di un accorpamento tra realtà geografiche che nulla hanno a che vedere con la nostra specificità. Questo taglio alle istanze di un territorio in grave affanno non può essere in alcuna maniera giustificato da un risparmio che io considero irrisorio. Con la sforbiciata si risparmierebbero appena un’ottantina di milioni lordi secondo i calcoli più ottimistici. In compenso per la Sardegna la ferita alla rappresentanza sarebbe devastante”.

Diminuire il numero dei parlamentari non aumenterà l’efficienza delle Camere?
“Non credo che la qualità dell’attività parlamentare sia in nessun modo legata al numero dei rappresentanti del popolo. C’è poi da dire che sono i parlamentari a portare nelle commissioni, dove si svolge il lavoro necessario all’iter legislativo, le riflessioni per una legislazione in grado di dare risposte alle esigenze della nostra società. Per sveltire il processo legislativo ci sarebbe semmai bisogno di ripensare le commissioni e riscrivere i regolamenti parlamentari”.

Si sarebbe risparmiato di più con un sistema monocamerale?
“Certo, ma non credo possa essere la soluzione giusta. Sono favorevole all’abolizione dei privilegi e al taglio dei costi della politica ma ci sono altri modi per risparmiare. Si pensi a tagliare l’appannaggio di deputati e senatori ma anche quello dei ministri e dei loro esosi collaboratori ministeriali. I risparmi non dovrebbero riguardare solo il Parlamento, ma ancora una simile riflessione non è stata affrontata”.

Come ha reagito agli insulti ricevuti sui social a causa della sua posizione contraria?
“Li ho semplicemente ignorati. Non ho tempo e risorse, che utilizzo per portare avanti il mio impegno quotidiano, a tutela dei cittadini in generale e dei malati in particolare  in commissione Sanità e nell’aula di Montecitorio, per stare dietro a chi al confronto, che può anche essere aspro ma deve sempre essere civile, preferisce l’insulto”.