(di Antonio Padellaro – Il Fatto Quotidiano) – Giorgio Gori è il sindaco pd di Bergamo, la città martire del coronavirus con più di tremila morti e un numero incalcolabile di contagiati. Chi si trova schiacciato da un peso del genere, pensiamo, non lo dimentica più. Immaginiamo lui, come i suoi tanti colleghi lombardi travolti da una immane catastrofe, continuare a vivere nell’ossessione di quanto è accaduto. Non riuscire a togliersi dalla mente il film terrificante di quei giorni, di quei mesi, riflettere, interrogarsi su quanto fatto e si poteva fare, rimproverarsi eventualmente qualche errore (ma diamo per scontato che il sindaco Gori abbia fatto tutto quello che era umanamente possibile fare). Ci sembra di vederlo, infine, concentratissimo a organizzare un piano minuzioso di prevenzione nell’eventualità (speriamo di no) il mostro dovesse ripresentarsi nel prossimo autunno.

Poi, trascorre qualche settimana e il nome di Giorgio Gori torna con evidenza sui giornali. Per mettere in guardia sul preoccupante calo dei livelli di cautela nella sua regione dove si rischia la seconda ondata? Oppure, vuole aggiornarci su qualche iniziativa per accrescere i livelli della profilassi?

Niente di tutto ciò: il sindaco di Bergamo “invoca il congresso del Partito democratico” per eleggere un nuovo segretario. Il prima possibile, aggiunge “perché in autunno potrebbe essere tardi per salvare il Paese”. Dal ritorno del flagello Covid-19? No, dalla segreteria Zingaretti, che “non può sequestrare il dibattito interno”.

A questo punto arriva la rispostaccia del vicesegretario pidino Andrea Orlando, con l’hashtag #astuzia (“dopo una pandemia la cosa migliore da fare è una discussione su un congresso che non c’è”). Ma il primo cittadino di Bergamo non demorde e snocciola sondaggi e percentuali come neanche Pagnoncelli. A Gori, che prima di darsi alla politica è stato un importante manager televisivo, proponiamo una fiction nella quale un sindaco per rimuovere lo choc di un terribile evento comincia a parlare come un sottosegretario doroteo. Titolo: “A proposito di niente”.