(Bartolomeo Prinzivalli) – È proprio vero che le disgrazie non vengono mai da sole, infatti come se non fosse bastata la pandemia a deprimere gli animi dei bravi cittadini italiani la settimana scorsa ci hanno pensato i freddi burocrati della Corte dei Conti Europea a piazzare il colpo di grazia, con la loro analisi sul TAV in cui l’opera viene bocciata su tutta la linea, sia dal punto di vista economico, d’impatto ambientale, dei tempi di consegna e dell’effettiva utilità.

Certo, da un punto di vista logico ed analitico i grigi ragionieri continentali potrebbero anche aver ragione, ma hanno forse calcolato i sentimenti di chi guarda a quell’opera come allo scopo della vita? A quello hanno dato forse un prezzo? E il cuore, dov’è il cuore? No, non credo siano mai stati in pellegrinaggio dentro il tunnel esplorativo che molti considerano già galleria funzionante a cui manca solo il treno, né hanno scorto le colonne di fedeli ai due lati della montagna cercare di grattare la dura roccia a mani nude in preda a quell’irresistibile desiderio di abbracciare i cugini d’oltralpe in barba all’allarme covid, e di sicuro non hanno udito la suadente nenia liturgica “Sì TAV subito”, indimenticabile capolavoro delle madamine, ossessiva ed ipnotica, quasi allucinogena nella sua semplicità, o forse è solo merito dell’amianto nell’aria.

Sanno lorsignori che u zì Turiddro ci ha già piazzato la ruspa e cumpare Alfio il caterpillar? Ascoltano i vagiti dei neonati che ancor prima di pronunziare mamma e papà dicono tav, poiché inconsapevolmente ne carpiscono l’importanza? Riescono a percepire la poesia di un cetriolo sparato a velocità supersonica nella terra di Baudelaire in modo che arrivi un quarto d’ora in anticipo, quando ancora è percettibile la cura con cui Abdullah l’ha riposto nella cesta, prima che diventi un ortaggio anonimo, quasi insapore? Vedono le lacrime di una politica trasversalmente appiattita sull’imprescindibilità della tratta, dove l’unico partito del no è diventato quello dell’ormai, e dove Greta ed i suoi seguaci è meglio che vadano a giocare alla Playstation e non si occupino delle cose da grandi?

No, non vedono nulla di tutto questo con i loro capi chini sulle calcolatrici ed i pallottolieri, con i numeri inanimati come uniche divinità, emettendo sentenze incuranti del dolore che causeranno, perché non s’interrompe un’emozione.
Per fortuna ai giornali un po’ di cuore è rimasto, e mentre con le manifestazioni delle madamine riempivano sontuose prime pagine adesso relegano quest’ultimo parere in fondo, fra i necrologi, accanto al cordoglio dei parenti che si stringono attorno a zia Abelarda, scomparsa prematuramente a 107 anni, con l’unico rammarico di non aver visto il TAV…