
(di Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – Fermo restando che certe cartacce buone per avvolgere il pesce, comunemente definite “quotidiani”, sono un po’ meno attendibili di Tiramolla, fa sempre un certo effetto constatare come chiunque sia libero di diffondere fake news a profusione nella beata indifferenza del cosiddetto Ordine dei giornalisti. L’altra sera, in una rassegna stampa, ho visto campeggiare su due cosiddette testate nazionali il mio nome cubitale con gigantografia, manco avessi sterminato un esercito. Ma ho dovuto attendere l’indomani per scoprire che avessi fatto di tanto grave per meritarmi cotanto rilievo: si trattava nientemeno che del finanziamento bancario di 2,5 milioni chiesto dalla nostra società Seif a Unicredit e ottenuto perché, con questi chiari di luna, c’è il rischio che chi ci deve dei soldi (distributori, edicole, concessionarie e investitori pubblicitari ecc.) ritardi i pagamenti e interrompa i flussi di cassa, fondamentali per un giornale che vive delle copie vendute. Un prestito puramente precauzionale per investimenti in immobilizzazioni, cui speriamo di non dover mai attingere, visto che le nostre vendite sono in aumento. Un prestito che la legge 662 del ’96 (24 anni fa, 13 anni prima che nascessimo) ha stabilito fosse garantito dal Medio Credito Centrale, se destinato a investimenti.
Sapete come ha titolato Libero, giornale di proprietà degli Angelucci che tutti noi paghiamo da 20 anni a botte di decine di milioni? “Sia benvenuto Travaglio tra gli assistiti di Stato. Pecunia non olet”. Firmato: Renato Farina che, non contento di prendere lo stipendio da noi, si faceva pure pagare il dopolavoro come “agente Betulla” nel Sismi di Pollari&Pompa. E non osiamo immaginare quali informazioni passasse, visto che non distingue un elefante da un paracarro: infatti s’è inventato un “aiuto di Stato” al Fatto, che si sarebbe “infilato fra i bisognosi strozzati dal Covid-19”, “ha approfittato del decreto sul Covid” e ora “infila la mano nelle tasche di Pantalone”. Per non essere da meno, quell’altra parodia di giornale visibile solo in tv, il Riformista dell’imputato Romeo e dell’impunito Sansonetti, ha titolato a tutta prima: “Regime: dal governo 2,5 milioni al ‘Fatto’ di Travaglio”. E giù scemenze e falsità sul finanziamento “garantito dal governo Conte… utilizzando uno degli ultimi decreti del governo, quelli che hanno come scopo il salvataggio delle nostre imprese colpite dal virus” perché “il Fatto, probabilmente potendo contare su una certa simpatia a Palazzo Chigi, è riuscito a intrufolarsi e a mettere in tasca i soldi”, dopo la nota “conquista della presidenza dell’Eni” e sempre in attesa di invadere la Polonia.
Intanto, sul web, altri noti peracottari come Nicola Porro, Littorio Feltri, Giuseppe Sottile e la fidanzata di un nostro ex passato a De Benedetti, nonché Lucia Annunziata su Rai3, il Giornale e il solito Dagospia, ripetevano la fake news confondendo una legge del ’96 col recente dl Liquidità e un normale finanziamento bancario (ricevuto in 24 anni da chissà quante centinaia di migliaia di aziende) con un aiuto di Stato, anzi del governo Conte: chi sproloquiando contro le nostre campagne su Radio Radicale (che non chiede prestiti alle banche: vive di soldi pubblici), chi azzardando paragoni con Fca (che, diversamente da noi, ha sede all’estero ma prende prestiti garantiti dallo Stato italiano, essa sì per il decreto Conte, dopo aver poppato fiumi di miliardi dalla pubblica mammella). Così la panzana ha fatto il giro delle fogne del web e l’unico quotidiano che non ha mai preso un euro dallo Stato è diventato un giornale finanziato dallo Stato. Anzi da Conte. Con questi signori ci vedremo in tribunale. Ma è stupefacente come neppure le precisazioni della nostra Ad Cinzia Monteverdi abbiano sortito rettifiche. Buon segno, comunque: i nostri record di crescita devono avere provocato coliche renali a parecchia gente.
A proposito di fake news. Si spera che una seria indagine accerti se il dossier pubblicato dal giornale della destra spagnola Abc sulla valigetta con 3,5 milioni di euro recapitata dal venezuelano Maduro a Casaleggio sr. nel 2010, otto mesi dopo la nascita dei 5 Stelle, sia autentico o – come fanno supporre alcuni errori marchiani – una patacca. Ma è interessante l’uso che ne han fatto i giornaloni e i loro siti (quelli sempre a caccia di fake news altrui). Tutti uniti su questa linea: forse il documento è falso, ma le simpatie del M5S per Caracas sono vere, dunque lo scandalo c’è comunque. Ora, è un po’ di tempo che il Venezuela elegge i suoi presidenti – prima il discutibile Chávez, poi il pessimo Maduro – senza chiedere il permesso agli Usa e ai loro leccapiedi sparsi per il mondo. Così due anni fa gli americani, non contenti dell’embargo che affama il Paese, patrocinarono il golpe del presidente dell’Assemblea nazionale Guaidó, poi fallito nel ridicolo. E tutti s’affrettarono a riconoscere il golpista contro il presidente legittimo, tranne il governo Conte (rimasto neutrale, grazie al M5S, ma sollecitando libere elezioni sotto controllo internazionale), quelli di Grecia, Bulgaria, Romania, Slovacchia, Irlanda, il Vaticano e, all’Europarlamento, M5S, sinistra Gue e Verdi. Nell’Italia alla rovescia dei nemici delle fake news che sparano fake news, mancava la comica (anzi la colica) finale: i tifosi del golpista che danno lezioni di democrazia a chi chiede libere elezioni.
Conte proprio non lo capisco, con tutte le offese e le diffamazioni che ha subito e che continua a subire, si ostina a non voler querelare. Per non parlare dei 5S in 10 anni. Al posto loro, oggi io sarei nella mia isola privata a godermi i molti milioni di euro vinti con le cause contro i P(L)adroni del Circo Mediatico.
Se pagassero pegno per ogni bugia, almeno servirebbe per ridurre il debito pubblico ed anzi o non riuscirebbero a scrivere o dire niente o dovrebbero riportare notizie vere con vantaggio della reputazione della stampa tutta.
Altro che per i due Cazzari che querelano appena uno starnuta.
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Buongiorno, regolarmente acquisto Il Fatto Quotidiano, questa mattina ne ho acquistate due copie una ne faccio omaggio al barbiere.
Grazie Direttore.
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Buona e nobile iniziativa.
Sperando che il tuo barbiere non la distrugga quando varcherai la porta d’uscita
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Vabe, adesso non diventarmi catafratto, Jerome…
Sig. Travaglio, auguri per il tribunale, e spero bene.
Grazie ancora per il Suo articolo su Montanelli. Pace
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Accertati che nella tua regione i quotidiani dal barbiere non siano vietati.
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Non vedo l’ora di vedere: 1) Sansonetti in tribunale. 2) Sansonetti (e il suo giornale) condannati a risarcire il Fatto Quotidiano.
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Rassegnati, non li vedrai.
Se e quando verranno condannati, questa sarà una “notizia” che, se gli si attribuisse il suo corretto valore, potrebbe trovare spazio giusto nella cronaca breve. Pertanto, sui giornali che ora ci aprono la prima pagina non la vedrai del tutto, mentre sugli altri dovrai ricercarla con CTRL-F (funzione ricerca testo). Sul Fatto, al massimo, ne farà accenno Travaglio in uno dei suoi editoriali.
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Chiedetegli DECINE di milioni.
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“La cattiveria” ancora una volta ci ha azzeccato in pieno.
Non avete idea, a Roma, quanti sarebbero
d’accordo.
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Al di là del fastidio, comprensibilissimo e però risarcibile in tribunale (sempre che non trovino un giudice venduto che li salva), il fatto che la casta della disinformazione inizi (seguiranno attachi personali riguardanti la vita privata, falsi dossier, calunnie e denunce) ad attaccare direttamente il Fatto Quotidiano e Travaglio, ci dice due cose:
la prima è che sono ormai alla disperazione e iniziano a sentirsi deboli e percepiscono questo giornale che è l’unico fuuori dal coro come un pericolo crescente per la loro propaghanda,
la seconda è che passando ad attaccare direttamente (prima ci ignorano, poi ci deridono, poi ci combattono e poi … pèrdono) sono ormai vicinissimi alla sconfitta.
Il potere nascosto (mafia lobby&logge) che ha usato e sfruttato il paese per mezzo secolo in realtà ha già perso, è già finito, ma non lo sa, e impiega le sue ultime energie in una battaglia inutile, condannandosi a cadere ancora più velocemente.
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Ma tutta la feccia parassita e sovranara che impestava queste pagine fino alle elezioni regionali in Emilia-Romagna, allorquando sognavano il cappotto issando al comando quella scimmietta ammaestrata e ignorante, che fine hanno fatto?
Niente più mani giunte a preghiera, fiorellini e rosari?
Avrei voglia di ridipingerli come meriterebbero.
Vi aspetto, MERDEEE….
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Par di capire che Morisi li abbia cassintegrati fino a settembre. Bentornato.
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E non sarebbe bello rivedere al Senato la scimmietta ignorante e ammaestrata esibire la scritta sulla maglietta : “parliamo di Bibbiano”?
Perché qui loro sono spariti ma il Sindaco è tornato e gira libero nel paese.
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Societa’ Editoriale Il Fatto (SEIF) ha registrato ad aprile 2020 una crescita dei principali dati commerciali sia rispetto all’ esercizio precedente che rispetto a marzo 2020.
In particolare, il numero di copie vendute in edicola per Il Fatto Quotidiano ad aprile 2020 e’ stato di 27.907, in crescita del 7% rispetto ad aprile 2019 e del 19% rispetto a marzo 2020.
Cresce anche il numero di abbonamenti attivi al 30 aprile 2020, pari a 38.453, in crescita del 62% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Il dato e’ comprensivo degli abbonamenti alle edizioni cartacea e digitale de Il Fatto Quotidiano e del mensile FQ Millennium, alla piattaforma TV LOFT e delle sottoscrizioni al sito ilfattoquotidiano.it.
Il mese di aprile 2020 e’ stato positivo anche per il traffico sul sito ilfattoquotidiano.it, che ha registrato una crescita del 49% nella media giornaliera di browser unici, rispetto ad aprile 2019. Le pagine viste sfiorano la media giornaliera dei6 milioni (+46% rispetto ad aprile 2019).
SALVINI & MELONI SUCATE.
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I dati sono veri, ma bisogna sempre considerare il contesto.
Ho sempre contestato a chi attacca il fatto con la risibile scusa del calo costante di lettori, che detta scusa è vera ma risibile in quanto il calo di lettori dei quotidiani cartacei riguarda tutte le testate da almeno un decennio.
In questo caso, il meccanismo è simile. Ora non ho sottomano i dati di tutti, ma sono abbastanza sicuro che, nel mese di aprile di quest’anno, la gran parte delle testate (tranne i quotidiani sportivi) abbia registrato sensibili aumenti del numero di copie vendute. La causa principale va probabilmente ricercata tra gli effetti collaterali del lockdown (era uno dei pochi motivi validi per uscire). Vedremo se, nei prossimi mesi, il trend sarà confermato (personalmente ne dubito).
Questo discorso vale solo per il cartaceo, l’online è tutt’altro paio di maniche (infatti, nel caso del Fatto, era in crescita anche prima della pandemia).
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Grande Travaglio, come al solito, la cosa che fa impazzire i giornalai italioti è proprio il fatto che c’è qualcuno in questo paese che fa il giornalista liberamente e senza finanziamenti pubblici. Loro invece sono servi sciocchi finanziati da sempre dalle tasse degli Italiani, altrimenti visto che non vendono una mazza di nulla sarebbero già stati costretti a chiudere e a cambiare mestiere.
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I finanziamenti pubblici diretti all’editoria sono stati progressivamente diminuiti e poi del tutto aboliti già da diversi anni.
Attualmente, tra le grandi testate di livello nazionale, solo Feltri riesce ancora ad arraffare qualcosa, anche se è attualmente in causa per questo motivo (Libero è formalmente una cooperativa e per questo motivo ne avrebbe diritto, ma in realtà è di proprietà della famiglia Angelucci, che preferiscono far finta che non sia cosa loro e percepire, ultimo dato disponibile del 2018, circa 5 milioni di euro che altrimenti avrebbero dovuto cacciare di tasca propria, come sarebbe giusto e logico, nel contempo dimostrando così a tutti come sia possibile avere i milioni in banca ed essere ugualmente dei barboni).
Il discorso non cambia di una virgola, ma almeno che i loro padroni li finanziassero di tasca loro, senza la beffa di farli passare anche per servizio di pubblica utilità.
Tra gli altri che ancora percepiscono qualcosa, sul podio ci sono anche Avvenire, quotidiano dei vescovi, e Dolomiten, che è l’unico che abbia una reale giustificazione, in quanto destinato alle minoranze liguistiche altoatesine, tutti più o meno sulla stessa cifra. Quarto classificato, con 3 milioni, il Manifesto.
Poi ci sono sempre i contributi indiretti, che riguardano tutti e servono a far sì che un quotidiano non costi 5 euro in edicola e 8 spedito a casa, si tratta di tariffe agevolate per l’acquisto di carta, inchiostro, spedizioni in abbonamento, iva al 4% e altro.
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Un sempre grande Travaglio.
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